Roma - Bimbi al buio e calpestati: condannata maestra d'asilo
4 giugno 2010 - Li
terrorizzava lasciandoli spesso al buio, a chi non voleva mangiare
spesso gettava cucchiaiate in faccia con il cibo o, a chi non finiva
presto la pappa, sottraeva il pasto mangiandoselo lei. Per alcuni
bambini dell'asilo nido Mameli di Roma andare a scuola era diventato un
incubo: la maestra, oggi condannata dal tribunale a due mesi di
reclusione per l'accusa di abuso di mezzi di correzione, li perseguitava
arrivando a mettergli letteralmente i piedi in testa "perché non erano
attenti". Per Giulia Nicastro, 60 anni, il pm aveva chiesto quattro mesi
di reclusione. La maestra in separata sede dovrà anche risarcire i
danni ai famigliari dei bambini.
I
fatti avvennero tra il settembre del 2003 e l'aprile del 2004, a
denunciarli furono i genitori di tre bambini dell'asilo che assistiti
dagli avvocati Alessandra Batassa, Luca Montanari e Valerio Spigarelli
raccontarono alle forze dell'ordine quanto avveniva nella classe della
maestra Licastro. Gli inquirenti hanno accertato che la donna metteva in
atto anche comportamenti esibizionistici e del tutto bizzarri. Spesso
ballava con le scarpe sul tavolo destinato alla consumazione dei pasti
per i bambini o si poneva verso i piccoli con atteggiamenti provocanti
ed allusivi.
La maestra, stando al capo di imputazione, avrebbe «instaurato un clima di disagio e paura nei confronti dei bambini» ponendo in essere «condotte invadenti l'intimità dei piccoli» o atteggiamenti aggressivi. Spesso urlava creando nell'aula un clima di costante paura e soggezione, non solo psicologica, nei confronti dei giovanissimi alunni. Per terrorizzarli, convinta che la "luce eccitasse i bambini", spegneva le lampade dell'aula producendo poi anche dei rumori molesti per far accrescere ulteriormente la paura tra i bambini. Secondo il pm Nunzia D'Elia, titolare dell'inchiesta, la maestra in una occasione avrebbe lanciato un cucchiaio di pasta contro una bimba "rea" di non volerla mangiare. Nella galleria dei comportamenti strani anche baci dati sulle labbra dei piccoli o abbracci dati con "troppa intensità". La donna metteva in atto anche azioni punitive e in una circostanza fece sedere un bambino sul vasino con la faccia rivolta contro il muro.
fonte
La maestra, stando al capo di imputazione, avrebbe «instaurato un clima di disagio e paura nei confronti dei bambini» ponendo in essere «condotte invadenti l'intimità dei piccoli» o atteggiamenti aggressivi. Spesso urlava creando nell'aula un clima di costante paura e soggezione, non solo psicologica, nei confronti dei giovanissimi alunni. Per terrorizzarli, convinta che la "luce eccitasse i bambini", spegneva le lampade dell'aula producendo poi anche dei rumori molesti per far accrescere ulteriormente la paura tra i bambini. Secondo il pm Nunzia D'Elia, titolare dell'inchiesta, la maestra in una occasione avrebbe lanciato un cucchiaio di pasta contro una bimba "rea" di non volerla mangiare. Nella galleria dei comportamenti strani anche baci dati sulle labbra dei piccoli o abbracci dati con "troppa intensità". La donna metteva in atto anche azioni punitive e in una circostanza fece sedere un bambino sul vasino con la faccia rivolta contro il muro.
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Roma - Schiaffi e punizioni ad alunno autistico, maestra denunciata
8 giugno 2010 - Il
papà di un bambino di 8 anni, affetto da autismo, ha presentato questa
mattina una denuncia presso la Procura di Roma contro una maestra del
figlio rea di "gravi violenze psicologiche e fisiche" subite dal piccolo
"durante l'ultimo anno scolastico". I fatti sarebbero avvenuti in una
scuola elementare a Spinaceto, quartiere della periferia romana. "I
problemi per il bambino - spiega l'avvocato Maria Carsana, presidente
dell'Associazione per la Tutela del Minore e legale della famiglia -
sono iniziati quando a dicembre è tornata a scuola l'insegnante titolare
di lettere sino ad allora assente per infortunio. Dal suo arrivo il
bambino ha iniziato a manifestare disagio, diceva di avere paura
dell'insegnante, aveva crisi di pianto, si rifiutava di andare a scuola.
I genitori hanno interpellato l'insegnante di sostegno e la terapeuta
della Asl Rmc, le quali pensando ad una stanchezza del bambino, hanno
consigliato di tenerlo a casa per alcuni giorni".
Al
rientro le cose, però, non sono cambiate. "Solo verso la fine dell'anno
scolastico - prosegue l'avvocato - l'insegnante di sostegno ha rotto
l'omertà e ha consigliato di ritirare il bambino da scuola in quanto la
situazione in classe, a causa dei comportamenti dell'insegnante di
lettere era divenuta insostenibile". I genitori hanno quindi effettuato
una sorta di indagine tra gli altri docenti e genitori, scoprendo che
maestra di lettere infliggeva al piccolo delle vere e proprie violenze.
"Lo costringeva - spiega Carsana - a scrivere pagine del quaderno con
frasi del tipo "Non devi dare calci". Durante le lezioni, poi, gli
scagliava il banco contro, per farlo stare fermo si sedeva sulle
ginocchia del bambino arrivando a schiaffeggiarlo e a sculacciarlo
causandogli forti danni, soprattutto sotto il profilo psicologico".
Treviso - Ceffoni violenti a bambini disabili di fronte ad altri terrorizzati: denunciate due operatrici
25 giugno 2010 -
Ceffoni violenti a bambini disabili fra i quattro e i sei anni, mentre
gli altri piccoli guardavano, terrorizzati. Sono state le telecamere
nascoste a tradire due operatrici che, nella mensa di un centro di
assistenza gestito dall'ente ecclesiastico "La nostra famiglia", a
Treviso, picchiavano abitualmente i piccoli ospiti. Le due donne, di 32 e
35 anni, sono state denunciate dai carabinieri che hanno vagliato i
video, inequivocabili, che mostrano come il loro comportamento violento
fosse praticamente un'abitudine.
Un
episodio sconcertante su cui ora sta indagando la Procura. Le due
operatrici, qualificate come "educatrici", sono state denunciate con
divieto di dimora a Treviso e sono accusate di maltrattamenti aggravati
da motivili abbietti e futili. Una vicenda che ricorda da vicino quella
dell'asilo "Cip e Ciop" di Pistoia 1, venuta alla luce nel dicembre
2009.
Secondo
gli inquirenti, gli schiaffi erano destinati soprattutto a tre di
questi bimbi mentre gli altri piccoli assistevano impauriti. Prova
ulteriore, il fatto che dalle immagini appare evidente come i bambini
colpiti abbiano un atteggiamento di difesa, come se aspettino da un
momento all'altro di essere nuovamente picchiati.
"La
nostra famiglia" è presente nel Veneto con una decina di sedi, una
trentina in Italia, e ha ramificazioni anche in alcuni paesi del Terzo Mondo e del Medio Oriente.
Bolzano - Due educatrici di asilo privavano i bimbi del cibo e li immobilizzavano
3 luglio 2010 - Bambini
di tre anni che sarebbero stati trattati in maniera brusca e violenta;
in alcuni casi, per castigo, sarebbe stato loro rifiutato anche il cibo:
a Bolzano la procura ha aperto un'inchiesta su due operatrici di un
asilo nido. Gli episodi - scrive oggi il quotidiano Alto Adige - sono
stati segnalati in un esposto presentato ai carabinieri da una famiglia
ed altri nove genitori sono stati convocati dal magistrato, confermando
le circostanze.
Alcuni
dei bambini - così la denuncia - se non prendevano sonno sarebbero
stati rinchiusi in una stanza al buio o obbligati a stare fermi su
lettini con una copertina tirata sopra i capelli. In altri casi alcuni
bambini sarebbero stati costretti a rimanere per ore su una sedia con il
viso rivolto contro un muro. Ad altri ancora le operatrici avrebbero
tirato le orecchie con continue minacce di castighi più pesanti. Le due
maestre sono state per ora sospese dal servizio.
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Crotone - Maestra picchia bimbo autistico: arrestata
8 luglio 2010
- Un'insegnante di un asilo di Crotone è stata posta agli arresti
domiciliari con l'accusa di maltrattamenti su un bambino autistico di
cinque anni. Alla donna è stata notificata un'ordinanza di custodia
cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Crotone. Dalle indagini,
compiute dagli agenti dall'ufficio minori della Questura, è emerso che
l'insegnante ha picchiato e morso a un braccio il bimbo che le era stato
affidato.
Almenno S. Salvatore (BG) - Bimbo disabile maltrattato: 2 anni all'educatrice
18 ottobre 2009 - A
smascherarla sono state le telecamere a circuito chiuso della
cooperativa, dove presta servizio come educatrice: l'hanno colta mentre
maltrattava un bimbo di nove anni affetto da una grave malformazione
genetica (a causa del suo handicap, il piccolo non è in grado di
parlare, nè di muoversi ed è costretto a vivere su un passeggino). Per
questo, una ragazza bergamasca di 29 anni residente ad Almenno San
Salvatore (Bergamo) è finita agli arresti domiciliari.
Dopo
la denuncia dei genitori, i carabinieri hanno installato un altro
occhio elettronico nella stanza del bambino, e i filmati hanno
confermato i sospetti del papù e della mamma del piccolo paziente: la
telecamera ha ripreso la giovane donna mentre esercitava violenza nei
confronti del bimbo di nove anni. Il giudice per le indagini preliminari
di Bergamo Giovanni Petillo ha emesso dunque un'ordinanza di custodia
cautelare agli arresti domiciliari, che i carabinieri hanno eseguito
nelle scorse ore.
14 luglio 2010 - Ha
patteggiato due anni di reclusione con il beneficio della sospensione
condizionale della pena la trentenne educatrice della Bassa Valle Imagna
che, a ottobre del 2009, era stata arrestata per maltrattamenti nei
confronti di un bambino disabile. Il bimbo, di 9 anni e del tutto non
autosufficiente, residente nell'hinterland di Bergamo, le era stato
affidato proprio per il suo ruolo di educatrice.
La
scelta processuale della giovane, incensurata e assistita dall'avvocato
Emilio Gueli, è arrivata nel corso delle indagini preliminari, dopo che
la trentenne, già durante l'interrogatorio di fronte al giudice delle
indagini preliminari Giovanni Petillo, di fatto aveva già ammesso le
proprie responsabilità nella vicenda contestata, dichiarandosi pentita
dell'accaduto e mostrando commozione di fronte ai filmati degli episodi
contestati.
A denunciare i fatti e a farla finire nel registro degli indagati erano stati proprio i genitori del bimbo disabile: avendo casualmente notato da parte dell'educatrice dei comportamenti piuttosto insoliti e poco chiari nei confronti del bambino, avevano deciso di provare a filmare di nascosto come la trentenne si comportava con lui in momenti diversi e in varie giornate, essendo loro figlio impossibilitato a parlare a causa della sua grave patologia.
Il risultato delle registrazioni li aveva portati poi direttamente in Procura a denunciare tutta la vicenda: l'educatrice infatti era stata chiaramente filmata mentre maltrattava in modo del tutto ingiustificato il bimbo, in diverse occasioni. In un momento gli avrebbe perfino messo un lenzuolo in bocca, forse con l'intento di farlo smettere di piangere. Il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, titolare del fascicolo, sulla base dei filmati e della denuncia aveva chiesto subito un'ordinanza di custodia in carcere, ma il gip, valutata anche l'incensuratezza della ragazza, aveva disposto invece gli arresti domiciliari, revocati poi in un secondo momento.
Qualche giorno dopo, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Petillo, alla trentenne erano stati mostrati i filmati che la accusavano, e lei aveva pianto, dicendosi dispiaciuta. Aveva anche escluso di aver mai voluto far del male al bambino, pur prendendo atto di quanto le veniva contestato proprio sulla base dei filmati. Non aveva però fornito agli inquirenti chiare spiegazioni sui motivi del suo comportamento nei confronti del bimbo.
A denunciare i fatti e a farla finire nel registro degli indagati erano stati proprio i genitori del bimbo disabile: avendo casualmente notato da parte dell'educatrice dei comportamenti piuttosto insoliti e poco chiari nei confronti del bambino, avevano deciso di provare a filmare di nascosto come la trentenne si comportava con lui in momenti diversi e in varie giornate, essendo loro figlio impossibilitato a parlare a causa della sua grave patologia.
Il risultato delle registrazioni li aveva portati poi direttamente in Procura a denunciare tutta la vicenda: l'educatrice infatti era stata chiaramente filmata mentre maltrattava in modo del tutto ingiustificato il bimbo, in diverse occasioni. In un momento gli avrebbe perfino messo un lenzuolo in bocca, forse con l'intento di farlo smettere di piangere. Il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, titolare del fascicolo, sulla base dei filmati e della denuncia aveva chiesto subito un'ordinanza di custodia in carcere, ma il gip, valutata anche l'incensuratezza della ragazza, aveva disposto invece gli arresti domiciliari, revocati poi in un secondo momento.
Qualche giorno dopo, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Petillo, alla trentenne erano stati mostrati i filmati che la accusavano, e lei aveva pianto, dicendosi dispiaciuta. Aveva anche escluso di aver mai voluto far del male al bambino, pur prendendo atto di quanto le veniva contestato proprio sulla base dei filmati. Non aveva però fornito agli inquirenti chiare spiegazioni sui motivi del suo comportamento nei confronti del bimbo.
Treviso - Dopo l'istituto "Nostra famiglia", ancora bambini maltrattati: indagata la responsabile
30 luglio 2010 - Un'altra
storia di maltrattamenti, abusi, piccole ingiustizie nei confronti dei
minori. Ancora una volta, dopo il caso della Nostra Famiglia,
nell'occhio del ciclone finisce un istituto trevigiano che i ragazzi
dovrebbe aiutarli ed educarli. I carabinieri hanno messo sotto inchiesta
per abuso di metodi di correzione Elda Masi, la responsabile dell'Opera
PJ, istituto di via Zermanese che si occupa del recupero di adolescenti
con forti problemi caratteriali, di comportamento e di devianza. Una
storia con molti punti oscuri, ancora tutta da verificare, su cui
l'attenzione dei militari dell'arma e del pubblico ministero Barbara
Sabattini, che coordina l'inchiesta, è massima.
Tutto
è partito da una denuncia presentata dalla famiglia di uno dei piccoli
ospiti. Lo scorso marzo un giovane, in lacrime, si è sfogato con la
madre rivelando i metodi durissimi utilizzati nell'istituto. I genitori
hanno quindi rivelato ai carabinieri una realtà fatta di punizioni
eccessive, durissime, a volte umilianti. I ragazzi sarebbero stati
schiaffeggiati per cose di poco conto, insultati e sbeffeggiati. I
castighi inflitti a chi sgarrava erano, seconda l'accusa, incredibili:
bambini costretti a restare in piedi per ore con le posture più scomode,
spinte e offese. Il campionario di presunte nefandezze è vasto e
comprende un periodo di tempo molto lungo: dal dicembre 2007 a pochi
giorni fa. Immediate le indagini che hanno portato all'accusa nei
confronti della responsabile dell'Opera PJ.
Ieri, sotto una pioggia battente, la sede dell'associazione è rimasta immersa nel silenzio. Sette minori, di età compresa tra gli otto e i quattordici anni, sono già stati allontanati da qualche giorno con un provvedimento firmato dalla Procura dei minori di Venezia. Il cancello d'ingresso è stato chiuso. Al citofono ha risposto una voce di donna che si è limitata a ripetere: «Non abbiamo nessun commento da fare». Poi tutto è tornato a tacere. Negli uffici della Procura trevigiana e nella caserma dei Carabinieri di via Cornarotta si lavora invece a pieno ritmo. L'obiettivo è quello di fare chiarezza in tempi brevi. Il pubblico ministero ha chiesto un incidente probatorio per cristallizzare la situazione, prima che venga inquinata o stravolta da fattori esterni, e portare le prove raccolte direttamente in giudizio. I ragazzini verranno quindi sentiti con l'ausilio di uno psico-pedagogo in tempi molto stretti in modo da limitare i condizionamenti esterni dovuti all'eco che questa vicenda sta avendo su televisioni e giornali.
fonte
Ieri, sotto una pioggia battente, la sede dell'associazione è rimasta immersa nel silenzio. Sette minori, di età compresa tra gli otto e i quattordici anni, sono già stati allontanati da qualche giorno con un provvedimento firmato dalla Procura dei minori di Venezia. Il cancello d'ingresso è stato chiuso. Al citofono ha risposto una voce di donna che si è limitata a ripetere: «Non abbiamo nessun commento da fare». Poi tutto è tornato a tacere. Negli uffici della Procura trevigiana e nella caserma dei Carabinieri di via Cornarotta si lavora invece a pieno ritmo. L'obiettivo è quello di fare chiarezza in tempi brevi. Il pubblico ministero ha chiesto un incidente probatorio per cristallizzare la situazione, prima che venga inquinata o stravolta da fattori esterni, e portare le prove raccolte direttamente in giudizio. I ragazzini verranno quindi sentiti con l'ausilio di uno psico-pedagogo in tempi molto stretti in modo da limitare i condizionamenti esterni dovuti all'eco che questa vicenda sta avendo su televisioni e giornali.
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Genova - Tre maestre dell'asilo indagate per maltrattamenti
28 luglio 2010 - Botte e umiliazioni ai bimbi dell'asilo che venivano loro affidati dai genitori ignari. Sono accusate di maltrattamenti su minori, bimbi da tre a cinque anni, tre maestre della scuola statale per l'infanzia dell'Istituto comprensivo San Gottardo di via Giulia De Vincenzi, a Genova. In totale il pm Stefano Puppo, della procura genovese, ha contestato loro diciannove episodi, filmati negli ultimi mesi di permanenza dei bimbi a scuola, da telecamere installate segretamente nelle aule dai carabinieri della stazione di Genova Molassana che avevano raccolto la denuncia di alcuni genitori. Per le tre donne, di cui due hanno una lunga esperienza ed una è appena passata di ruolo, il pubblico ministero ha chiesto l'interdizione dal lavoro per due mesi.
L'udienza di fronte al gip Silvia Carpanini si è svolta ieri. Il giudice si è riservato di decidere se applicare la misura richiesta dal pm. Alle maestre più anziane sono contestati 8 episodi ciascuna. Avrebbero usato metodi bruschi, dando sberle, strattoni, in un caso calci ai bimbi. La più giovane deve rispondere di tre episodi, nei quali la presunta vittima è un bimbo di tre anni che in un caso sarebbe stato anche costretto a una posizione innaturale dalla donna per impedirgli di svegliare gli altri bimbi assopiti per il riposino pomeridiano.
Le donne ieri, secondo quanto trapelato, di fronte al gip hanno rigettato tutte le accuse, sostenendo di non avere mai sottoposto i bambini a violenze. I video, secondo loro, sarebbero stati male interpretati e le violenze sarebbero invero frutto di metodi educativi ben collaudati.
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Genova, asilo San Gottardo: indagate per violenze altre 4 maestre
28 luglio 2010 - Botte e umiliazioni ai bimbi dell'asilo che venivano loro affidati dai genitori ignari. Sono accusate di maltrattamenti su minori, bimbi da tre a cinque anni, tre maestre della scuola statale per l'infanzia dell'Istituto comprensivo San Gottardo di via Giulia De Vincenzi, a Genova. In totale il pm Stefano Puppo, della procura genovese, ha contestato loro diciannove episodi, filmati negli ultimi mesi di permanenza dei bimbi a scuola, da telecamere installate segretamente nelle aule dai carabinieri della stazione di Genova Molassana che avevano raccolto la denuncia di alcuni genitori. Per le tre donne, di cui due hanno una lunga esperienza ed una è appena passata di ruolo, il pubblico ministero ha chiesto l'interdizione dal lavoro per due mesi.
L'udienza di fronte al gip Silvia Carpanini si è svolta ieri. Il giudice si è riservato di decidere se applicare la misura richiesta dal pm. Alle maestre più anziane sono contestati 8 episodi ciascuna. Avrebbero usato metodi bruschi, dando sberle, strattoni, in un caso calci ai bimbi. La più giovane deve rispondere di tre episodi, nei quali la presunta vittima è un bimbo di tre anni che in un caso sarebbe stato anche costretto a una posizione innaturale dalla donna per impedirgli di svegliare gli altri bimbi assopiti per il riposino pomeridiano.
Le donne ieri, secondo quanto trapelato, di fronte al gip hanno rigettato tutte le accuse, sostenendo di non avere mai sottoposto i bambini a violenze. I video, secondo loro, sarebbero stati male interpretati e le violenze sarebbero invero frutto di metodi educativi ben collaudati.
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Genova, asilo San Gottardo: indagate per violenze altre 4 maestre
17 settembre 2010 - Sale a 7 numero insegnanti accusate di maltrattamenti su minori
Siria - Maestre picchiano i bimbi a scuola
24 settembre 2010 - La
vita quotidiana in una scuola elementare della Siria, tra violenza,
lacrime e dolore. E' il contenuto di un video choc, postato su YouTube
qualche giorno fa, nel quale si vedono due insegnanti che picchiano su
mani e piedi i loro giovanissimi alunni. I bambini, costretti a sedersi
su una sedia di plastica, sono costretti ad aprire le mani ed una delle
insegnanti li picchia fortissimo con un bastone di legno. Sebbene le
punizioni corporali siano la normalità in Siria, il video sul web ha
suscitato l'indignazione degli internauti siriani e non solo: su
Facebook è stato anche creato un gruppo per identificare le autrici
delle violenze. "In Siria questa violenza non sciocca nessuno. Le due
istitutrici sapevano di essere filmate, ma non cercano di nascondere
nulla perché per loro è una cosa normale",
ha detto a France 24 Bassam Alkadi, direttore dell'Osservatorio sulle
donne siriane. "Bisogna al più presto trovarle e punirle, ma la cosa più
importante è riorganizzare il sistema scolastico - ha detto Alkadi -
bisogna educare gli insegnanti a far capire le conseguenze che producono
le loro violenze sui bambini".
fonte
24 settembre 2010 - La vita quotidiana in una scuola elementare della Siria, tra violenza, lacrime e dolore. E' il contenuto di un video choc, postato su YouTube qualche giorno fa, nel quale si vedono due insegnanti che picchiano su mani e piedi i loro giovanissimi alunni. I bambini, costretti a sedersi su una sedia di plastica, sono costretti ad aprire le mani ed una delle insegnanti li picchia fortissimo con un bastone di legno. Sebbene le punizioni corporali siano la normalità in Siria, il video sul web ha suscitato l'indignazione degli internauti siriani e non solo: su Facebook è stato anche creato un gruppo per identificare le autrici delle violenze. "In Siria questa violenza non sciocca nessuno. Le due istitutrici sapevano di essere filmate, ma non cercano di nascondere nulla perché per loro è una cosa normale", ha detto a France 24 Bassam Alkadi, direttore dell'Osservatorio sulle donne siriane. "Bisogna al più presto trovarle e punirle, ma la cosa più importante è riorganizzare il sistema scolastico - ha detto Alkadi - bisogna educare gli insegnanti a far capire le conseguenze che producono le loro violenze sui bambini".
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Pinerolo (TO) - Denunciate tre donne che lo gestivano: sequestrato l'asilo nido degli orrori
11 novembre 2010 - Picchiano,
insultano, maltrattano i bambini. Li chiudono per punizione dietro a
una grata nel camino. Li costringono a dormire in bagno e a mangiare il
cibo che hanno prima vomitato. L'asilo nido il Paese delle Meraviglie di
Pinerolo, è stato sequestrato oggi pomeriggio per ordine del gip
Alberto Giannone e denunciate a piede libero per maltrattamenti le tre
donne che lo gestiscono Francesca Panfili, di 36 anni, Elisa Griotti di
43 1977, e Di Maria Stefania, di 28 anni.
L'indagine,
iniziata nel febbraio scorso, e coordinata dal pm di Pinerolo Ciro
Santoriello, è partita dalla denuncia di un privato cittadino ed è stata
supportata da personale tutt'oggi impiegato nella struttura, da un ex
dipendente e da un genitore di uno dei piccoli ospiti dell'asilo nido.
Gli inservienti avrebbero anche fornito alla Procura filmati dei
maltrattamenti. Negli ultimi mesi proprio perché si era diffusa la
notizia che nell'asilo nido i bambini venivano maltrattati, 12 di questi
erano stati ritirati.
Gli
inquirenti hanno verificato che le tre donne che in società gestivano
l'istituto "maltrattavano ripetutamente la maggior parte dei suddetti
bambini - scrive il gip nell'ordinanza - picchiandoli con oggetti sulla
nuca, insultandoli, dicendo frasi tipo 'puttana, puzzi come tua madre'
sottoponendoli a vessazioni, costringendoli a mangiare il cibo che
avevano prima vomitato a dormire in stanze al buio e in condizioni di
assoluto isolamento. Facendoli piangere per lungo tempo senza informarsi
del loro stato di salute e lasciandoli senza custodia per lungo tempo
così che i bambini finivano per farsi male perché si aggredivano tra
loro o in ragione della loro comprensibile incapacità di provvedere a se
stessi".
Le
tre donne non sono state arrestate perché il giudice non ritiene che
esista pericolo di inquinamento delle prove né di reiterazione del
reato.
Trento - Punizione violenta: maestra condannata
16 novembre 2010 - Il
piccolo alunno era troppo indisciplinato, ma la punizione è stata
evidentemente troppo dura. Lo ha stabilito il Tribunale dei minori di
Trento, condannando un'insegnante di religione di una scuola elementare
per maltrattamenti.
L'episodio,
risalente a due anni fa, ha visto coinvolta la maestra la quale, per
punire il bambino, lo avrebbe preso per l'orecchio e per i capelli.
Denunciata
dai genitori, i quali avevano anche raccolto le testimonianze di due
compagni di classe del figlio, la donna ha patteggiato un mese di
reclusione ed una multa di 1.140 euro.
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Elmas (CA) - La maestra istigò gli alunni a picchiare un compagno
24 novembre 2010 - Quell'alunno
di prima era troppo turbolento. Così, per dargli una lezione, la
maestra avrebbe ordinato ai compagnetti di classe di picchiarlo. E,
mentre l'aggressione andava in scena, lei l'avrebbe deriso, impedendogli
di uscire dall'aula e dicendogli che era un «moscerino» e che da quel
momento sarebbe stato trattato come un «fantasma». L'incredibile
episodio, che pare uscito da un racconto sulla scuola dei primi del
Novecento ma sarebbe invece accaduto il 27 gennaio di tre anni fa nelle
elementari di via Bruscaglia a Elmas, è stato rievocato ieri in aula al
processo che vede la presunta responsabile - la maestra cagliaritana
Luisella Miranda Cixi - accusata di violenza privata davanti al giudice
monocratico di Cagliari Giovanna Deriu.
A
raccontarlo, tra i singhiozzi, stretto alla mamma, è stato lo stesso
bambino (assistito dall'avvocato Francesco Spiga) che sarebbe stato
vittima della spedizione punitiva e che ora frequenta la quinta. Una
testimonianza drammatica, resasi necessaria perché nessuno in questi
anni ha pensato a interrogare il piccolo prima del processo con la
formula dell'incidente probatorio e l'assistenza di uno psicologo. «La
maestra Luisella si è arrabbiata e ha detto ai miei compagni di
picchiarmi», ha spiegato l'alunno tra le lacrime. «Tutti mi si sono
avventati addosso e hanno iniziato a colpirmi, meno che due miei amici.
Una delle bambine aveva anche delle forbici in mano. Mentre tutto questo
accadeva la maestra rideva divertita. Io ho provato a scappare ma lei
si è messa davanti alla porta e mi ha detto che ero un moscerino e che
da quel momento sarei stato per tutti un fantasma perché nessuno mi
avrebbe più rivolto la parola. Alla fine i miei compagni si misero a
urlare in coro sconfitto-sconfitto».
Un
fatto sconcertante, che da lì a qualche settimana, al termine di
un'indagine degli ispettori del provveditorato, portò al trasferimento
della maestra (difesa dagli avvocati Carlo Fanari e Francesco Cixi) per
incompatibilità ambientale e all'avvio di un'inchiesta penale. Ma che in
quella classe la mattina del 27 gennaio 2007 fosse accaduto qualcosa di
strano era cosa nota a tanti già qualche ora dopo il fatto. Una volta a
casa i bambini ne parlarono coi genitori e la notizia si diffuse alla
velocità della luce.
Inoltre,
mentre il pestaggio andava in scena sotto - almeno stando all'accusa -
la regia compiaciuta dell'imputata, nella classe affianco la maestra
Maria Lucia Moica, che aveva fatto lezione in quella stessa classe l'ora
precedente, e della scuola di via Bruscaglia era vicepreside, aveva
intuito che qualcosa non andava. «Mentre facevo ascoltare musica ai miei
ragazzi», ha spiegato ieri in aula, «ho sentito provenire dall'aula
affianco degli strani rumori, come di spostamento di mobili e di bambini
che correvano. Poi delle voci molto forti, come un coro. I miei alunni
mi hanno detto che dicevano: sconfitto, sconfitto».
Un
trambusto che non sfuggì neanche alla bidella, che bussò alla porta
della maestra Moica: «Mi disse: ma ha sentito? Poi aggiunse: poverino, è
vivace ma non è giusto fare così». A quel punto la maestra bussò alla
porta della classe in cui c'era la collega: «Era chiusa dall'interno,
poi dopo che bussai la seconda volta mi aprirono. Ricordo che notai
molti bambini che si muovevano. La collega disse che era tutto a posto».
Il lunedì successivo (la presunta aggressione si verificò il sabato
all'ultima ora) i genitori andarono a parlare con la preside Gabriella
Cuccu: «Mi dissero quanto aveva detto loro il figlio, feci un'indagine e
interrogai bidella, maestre e anche la Cixi, lei però negò tutto». Il
processo riprenderà il 20 dicembre: in quella data dovrebbe essere
sentita l'imputata.
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Modugno (BA) - Madre denuncia due maestre per sospetti maltrattamenti
28 novembre 2010 - Due
maestre dell'asilo nido comunale di Modugno, nel Barese, sono state
denunciate dalla mamma di una bambina di due anni per maltrattamenti. La
donna ha raccontato ai carabinieri di sospettare da tempo che la
piccola venisse maltrattata.
La
bambina infatti - secondo quanto ha denunciato la donna - piangeva
quando l'auto della mamma imboccava la strada dell'asilo e cominciava a
dire "male, male". Fino ad oggi, quando la donna, di 35 anni, è andata a
prendere la piccola al nido e ha notato un raschio, come un'unghiata,
sulla guancia. Ha chiesto spiegazioni a una delle maestre che le ha
detto che la bimba poteva esserselo procurato da sola giocando. La donna
poi, una volta a casa, ha notato che la piccola aveva tutta la spalla
arrossata e ha fatto denuncia ai carabinieri. Si è anche rivolta al
sindaco che ha annunciato che avvierà un'indagine amministrativa
"attraverso tutti gli organi di controllo comunali".
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Folignano (AP) - Schiaffeggiò alunno di 3 anni: maestra a processo
15 dicembre 2010 - Sarà
ascoltata il prossimo 18 febbraio davanti al Giudice di Pace la maestra
di 59 anni della scuola Monti di Folignano per rispondere
dell’imputazione di lesioni personali ai danni di un piccolo alunno di 5
anni, che all’epoca dei fatti ne aveva appena tre. La madre del
piccolo, ascolana di 27 anni, si è costituita parte civile ed è difesa
dall’avvocato Fabrizio De Vecchis.
I
fatti risalgono al 29 settembre del 2008, quando la mamma del bambino
va a riprendere il figlio nell’istituto. Il piccolo mostra
un’escoriazione alla palpebra, per la quale gli sarà riscontrata una
prognosi di due giorni, e la madre gli chiede come se la sia procurata.
Il piccolo spiega a modo suo di aver ricevuto uno schiaffo dalla
maestra. La mamma a questo punto va a chiedere lumi alla maestra, che
gli risponde, secondo il racconto del genitore, di aver perso la
pazienza perché il piccolo era eccessivamente eccitato e maleducato.
Successivamente,
il bambino in un incontro con preside, direttrice del plesso
scolastico, maestra e mamma conferma immediatamente la versione dello
schiaffo dato dall’insegnante, e questa prontezza del piccolo nel
raccontare la propria storia senza confusioni né ripensamento ha
determinato il processo a carico della donna.
Donna
che, al contrario di quanto raccontato dalla mamma, sostiene invece che
la ferita il bimbo se la sia fatta giocando con un compagno. A sostegno
di questo racconto la maestra ha portato la testimonianza delle bidelle
che medicarono il piccolo.
Ma
le due collaboratrici, interrogate sull’argomento, hanno spiegato di
aver sì curato il bimbo per le ferite superficiali che si era procurato
giocando con un compagno, ma le medicazioni le fecero almeno dieci
giorni prima di quel 29 settembre, data dell’ipotetico schiaffo.
Cina - Maestra ferisce a sprangate 7 bambini in un asilo
19 dicembre 2010 - (AGI) Una maestra ha ferito sette bambini con una mazza di ferro in un asilo dello Jiangsu, nell'est della Cina.
La donna, trentenne, e' stata arrestata e licenziata.
L'incidente
e' avvenuto nella citta' di Xinghua. Nella primavera di quest'anno in
paese e' stato scosso da una serie di aggressioni a bambini in scuole a
asili, che hanno causato una ventina di morti e una ottantina di feriti,
in gran parte minori.
Conselice (RA) - Due maestre ai domiciliari "Schiaffi, insulti e poi la testa nel water"
9 gennaio 2010 - Due
ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite nei
confronti di altrettante educatrici in servizio in un asilo nido di
Conselice. L’ipotesi di reato fa riferimento a maltrattamenti aggravati
nei confronti di bimbi ospiti della struttura. La misura coercitiva è
stata eseguita dai carabinieri nella serata di venerdì nei confronti di
due educatrici di 41 e 48 anni. Contestualmente alla notifica delle
ordinanze di custodia cautelare gli inquirenti hanno effettuato
sequestri di documentazione presso gli uffici del Comune di Conselice,
di cui è dipendente una delle educatrici e presso gli uffici della
cooperativa ZeroCento di cui è dipendente l’altra educatrice. Entrambe
si trovano ora nel carcere di Forlì.
Le
due maestre hanno una esperienza pluridecennale nel settore educativo e
il loro arresto ha destato notevole sorpresa e incredulità. A far
scattare l’inchiesta della Procura di Ravenna è stato un esposto
presentato verso metà ottobre dal sindaco di Conselice, Maurizio
Filipucci. «Avevamo raccolto delle voci su situazioni poco chiare nelle
condotte educative di uno o due insegnanti. Così abbiamo ritenuto
opportuno informare la Procura con un esposto» ha dichiarato il sindaco.
Secondo quanto risulta sembra che le due maestre si fossero scambiate
vicendevoli accuse in pubblico su comportamenti non proprio corretti nei
confronti dei bambini. Lo scambio di accuse è venuto a conoscenza dei
responsabili dell’asilo, ovvero il ‘Mazzanti’, e così è stato informato
il sindaco. Dopo una breve ‘istruttoria’ interna, è stato deciso di
presentare l’esposto alla magistratura.
La
Procura ha delegato le indagini ai carabinieri di Lugo. Indagini che
sono state svolte in modo assolutamente discreto; verosimilmente è stato
impiegato l’unico mezzo di ricerca della prova utilizzabile in questo
contesto, ovvero le microcamere per riprendere l’attività all’interno
delle aule. Gli inquirenti avrebbero comunque avuto conferme a quelle
iniziali ‘voci’ indicate nell’esposto. Raccolti pertanto i gravi indizi
di colpevolezza necessari per la misura cautelare, il pm ha avanzato al
gip la relativa richiesta e il giudice l’ha accolta. Entro i primi
giorni della settimana le due educatrici compariranno davanti al gip per
l’interrogatorio di garanzia.
14 gennaio 2010 - Due
educatrici di un asilo nido di Conselice finiscono ai domiciliari dopo
l'inchiesta partita da un esposto del sindaco. Una terza è indagata per
episodi minori. Pesantissime le accuse: una piccola è stata lasciata
nuda perché si era fatta la pipì addosso, altri chiusi in bagno per
punizione, uno costretto a mangiare il cibo che aveva rigurgitato. Sotto
choc la metà dei genitori lascia i piccoli a casa
Due
maestre di un asilo nido di Conselice, nel Ravennate, di 41 e 48 anni,
sono agli arresti domiciliari per maltrattamenti aggravati ai danni di
diversi bambini. Una terza maestra è indagata a piede libero ma solo per
episodi minori. Le donne sono accusate di avere preso a spinte,
schiaffi in testa e insulti i bambini, ma anche di avergli tirato i
capelli. E' stato il sindaco Maurizio Filipucci, con un esposto, a far
partire le indagini, a novembre scorso. ''Quell'asilo lo abbiamo fondato
negli anni '70: è il nostro fiore all'occhiello. All'inizio pensavamo
che tutto potesse essere ricondotto a screzi tra dipendenti che non
andavano d'accordo. Poi però dalle prime verifiche ci siamo accorti che
forse qualcosa c'era stato. E così a quel punto per tutelare i piccoli,
dopo una riunione in Comune abbiamo coinvolto la magistratura''.
L'accusa.
Il quadro che emerge dai primi accertamenti è ben più grave di quello
che poteva sospettare il sindaco. Nell'ordinanza di custodia cautelare
si legge di un bimbo costretto a mangiare il rigurgito del cibo imposto e
rifiutato. Un altro con la testa spinta a forza nel water o quello
coperto con un cuscino perché piangeva troppo. Una bambina lasciata nuda
perché aveva fatto la pipì addosso. E poi spinte, insulti razziali,
bambini chiusi in bagno per punizione. Fatti di cui gli inquirenti
avrebbero raccolto prove con microcamere e grazie al racconto di una ex
dipendente dell'asilo. Gli episodi più gravi sarebbero stati descritti
dalla donna, e non filmati dalle microcamere.
All'indomani
dell'arresto delle due donne, a scuola si sono presentati solo 21
bambini su 52. ''Ditemi se mia figlia è in quei filmati'', ha chiesto ai
carabinieri un padre arrivato all'asilo con la compagna e la bimba
piccola. L'uomo ha poi detto di averla in passato ''trovata con unghie
rotte e segni di morsi sulla faccia, ma - ha spiegato - avevamo lasciato
correre''. Probabilmente pensando che il tutto fosse solo frutto di
giochi tra bambini. Altri genitori invece hanno difeso le maestre: ''Mi
sono sempre sembrate educatrici perbene e capaci'', ha detto una mamma.
La
difesa. Oggi le due donne sono comparse davanti al Giudice delle
indagini preliminari. L'educatrice (41 anni) ha risposto alle domande
del giudice respingendo ogni accusa e chiedendo la revoca immediata
della misura cautelare. La coordinatrice (48 anni) si è avvalsa della
facoltà di non rispondere. Il suo legale, l'avvocato Andrea Visani, ha
spiegato che la scelta della sua assistita è dovuta al fatto che, prima
di rispondere alle domande, vuole potere visionare le intercettazioni
video realizzate dai carabinieri della Compagnia di Lugo. I legali della
41enne, Filippo Poggi di Forlì e Mariagrazia Guardigli di Ravenna,
hanno spiegato che la loro cliente ha ammesso qualche urlo, ma solo per
impedire che i bimbi si mordessero o si picchiassero tra di loro.
L'indagine, hanno poi fatto notare, sarebbe partita già un paio di mesi
prima rispetto all' esposto presentato dal sindaco di Conselice Maurizio
Filipucci e sulla base delle testimonianze di un'altra educatrice.
Milano - La preside usa lo spray urticante: tre ragazze finiscono in ospedale
25 febbraio 2011 - Prima
ha chiesto a tutti chi fosse il colpevole della bravata del giorno
prima, lo studente che con lo spray al peperoncino aveva costretto
all’evacuazione la sua classe e provocato irritazioni a volto a qualche
compagno. Poi, individuata la responsabile, la preside si è diretta al
suo banco, ha estratto la bomboletta e gliel’ha spruzzata sulla mano: «È
per farti capire cos’hanno provato le tue compagne quando l’hai fatto
tu». Bruciore, grida, panico. La mano della quindicenne s’arrossa e si
gonfia, la nube di gas urticante si espande, la compagna di banco fatica
a respirare. E ancora peggio per un’altra studentessa, asmatica.
Una
spruzzata che voleva essere “educativa”, una legge del taglione alla
buona, quella della preside dell’istituto Besta per le lingue e scienze
sociali in via don Calabria, zona Palmanova, a Milano. Ma che ha mandato
tre quindicenni all’ospedale e su tutte le furie le loro famiglie, che
ora minacciano di denunciare la dirigente scolastica. L’antefatto risale
a mercoledì. Alla prima ora un’alunna di prima estrae dalla borsa lo
spray al peperoncino che la famiglia le ha dato per la sua sicurezza,
quando la sera torna dalla palestra. La sicura salta, una prima
spruzzata a terra. Un’altra sul giubbotto di uno studente, che poi si
tocca la faccia e diventa un peperone. Altri ragazzi accusano bruciori.
Al
Besta, una scuola difficile come altri istituti di periferia dove non
mancano episodi di vandalismo e teppismo, scoppia il caos: dalla scuola
chiamano l’ambulanza, un poliziotto del commissariato di Lambrate di
pattuglia nella zona nota i mezzi di soccorso ed entra per capire. La
faccenda sarebbe finita lì. Ma quel giorno la preside è assente per una
riunione di lavoro. La informano al telefono, e quando ieri mattina
rientra e trova sulla sua scrivania il verbale dell’episodio accanto
alla bomboletta sequestrata, decide di passare ai fatti. Prende lo
spray, va spedita nella classe dov’è successo l’incidente, sgrida tutti,
i nervi forse saltano: spruzza. Un altro caos. Ma questa volta tre
quindicenni finiscono al San Raffaele.
«In
tanti sono scoppiati a piangere per la paura — racconta una studentessa
— Pensavamo che la preside scherzasse, quando si è avvicinata dicendo
“ora ti mostro cos’hai fatto ai tuoi compagni”». La famiglia della
quindicenne che aveva lo spray con sé a scuola, difesa dall’avvocato
Gianluca Minniti, annuncia che sporgerà denuncia contro la preside, e
così forse gli altri genitori. «È un fatto gravissimo — spiega la mamma —
mia figlia ha fatto una bravata, avrei accettato anche la sospensione.
Ma non esiste che la preside compia un gesto simile: è educazione
questa? Poi non si è neanche scusata, faremo denuncia». Intanto la
ragazza la sospensione la rischia comunque, sarà il consiglio di classe
nei prossimi giorni a decidere.
Paola
Tieri, la preside dell’istituto, spiega così il suo punto di vista: «I
ragazzi spesso non sono consapevoli delle conseguenze degli scherzi
pesanti che fanno. Volevo fargliele capire». Del rigore della preside si
era già avuta una prova a gennaio dell’anno scorso, quando aveva
sospeso per due giorni e costretto a pulire il cortile un gruppo di
ragazzine per i pesanti insulti rivolti a una compagna via Facebook.
Alessandria - Maestre d'asilo sospese per maltrattamenti
26 febbraio 2011
- Due maestre dell'asilo di Molino dei Torti sono state sospese due
mesi per maltrattamenti. Le indagini furono avviate un anno fa quando, a
seguito della segnalazione di una bidella supplente, vennero installate
delle microcamere nascoste all'interno della struttura. La procura non
ha specificato il tipo di maltrattamenti, ma le donne sono state
sostituite da due supplenti.
Casarile (PV) - Maltrattamenti sui bambini: arrestate due maestre
19 marzo 2011 - (AGI)
La direttrice e una maestra dell'asilo nido privato 'Piccoli passi' di
Casarile, nel milanese al confine con la provincia di Pavia, sono state
arrestate e messe ai 'domiciliari' dai carabinieri con l'Accusa di
maltrattamenti nei confronti dei piccoli ospiti della struttura.
Fasano (BR) - A processo la maestra che rubava le merendine e diceva "porci" ai bimbi
8 aprile 2011 - Lesioni
personali aggravate, violenza privata e furto di merendine ai danni dei
piccoli allievi della scuola materna Barsento di Fasano. Sono queste le
accuse per le quali una maestra 63enne di Fasano, A. R. M., è stata
rinviata a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale
di Brindisi Giuseppe Licci. Il gup ha accolto la richiesta formulata dal
pubblico ministero Pierpaolo Montinaro al termine delle indagini,
concluse quindici giorni fa. Parte integrante dell'inchiesta i filmati
registrati in aula da una microcamera piazzata dai carabinieri dietro al
crocifisso alle spalle della scrivania, in cui pare che la maestra
compaia più volte mentre inveisce contro i bambini: "Sporchi albanesi,
lavatevi".
L'incredibile
vicenda giudiziaria ha inizio nell'autunno dello scorso anno. I bimbi
della scuola materna fasanese si rifiutano di andare a scuola, "la
maestra ci da le botte e ci mette in castigo", raccontano ai genitori
fino a quando mamme e papà, preoccupati e increduli, non pretendono di
vederci chiaro. Parlano con la maestra che nega indignata ogni accusa,
dopodiché chiedono l'intervento del dirigente scolastico.
La
situazione rimane invariata, tanto quanto il rifiuto dei bimbi di
tornare a scuola, fino a quando un gruppo di genitori non decide di
denunciare chiedendo di verificare se i bambini mentano oppure no. E' a
questo punto che il pm decide di piazzare in aula una microcamera nel
più insospettabile dei posti, esattamente dietro il crocifisso. Le
immagini ritratte dalla telecamera per quarantacinque giorni
consecutivi, dall'inizio di ottobre fino a metà settembre dello scorso
anno, a quanto pare non solo confermano i racconti dei bambini, ma
aggravano ulteriormente l'impianto accusatorio fino a svelare le
invettive razziste e gli incredibili furti di merendine.
Secondo
l'accusa dopo aver messo in castigo i bimbi, rubava le brioche
custodite nelle cartelle e le mangiava in aula sotto gli occhi degli
scolaretti digiuni. Episodi ripetuti che avvenivano anche quando la
63enne imputata era in aula in compagnia di una collega. La maestra
aveva messo a punto una vera e propria tecnica per sottrarre le
merendine ai piccoli e ci riusciva senza far notare la cosa all'altra
insegnante. Peccato veniale di fronte agli strattoni, pizzicotti e
schiaffi, inflitti ai bimbi.
Ce
n'è quanto basta per chiedere la sospensione d'urgenza della docente,
richiesta formulata a fine novembre dal pm Montinaro, accolta senza
indugio dal giudice per le indagini preliminari. Da allora la maestra
63enne a scuola non ci è mai più tornata.
I
genitori denuncianti hanno annunciato nell'udienza preliminare di
questa mattina che si costituiranno parte civile nel processo che verrà,
al fianco dei legali Francesco Gentile e Nicola Matarrese. Il
dibattimento inizia a settembre.
fonte
20 aprile 2013 - Arriva dopo 2 anni e mezzo la sentenza di primo grado a carico della 64enne insegnante presso la scuola dell’infanzia “Barsento” di Fasano.
La donna – che è originaria di Locorotondo – è accusata di aver maltrattato i bambini che le venivano affidati, ed è stata condannata dai giudici di primo grado ad un anno e dieci mesi pena sospesa.
Secondo l’accusa l’insegnante avrebbe “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, maltrattato gli alunni a lei affidati, percuotendoli, strattonandoli, rimproverandoli aspramente ed umiliandoli con epiteti quali “Porci, che schifo, albanesi, puzzate, ignoranti, mi fai vomitare”, sottoponendoli in tal modo a vessazioni psichiche e morali e riducendoli in una condizione di terrore e di rifiuto ad andare scuola”.
Oltre ad inveire verbalmente la maestra, secondo le accuse, avrebbe anche percosso un bambino con una mazza procurandogli delle ecchimosi alla spalla, ed in un'altra occasione avrebbe afferrato un bimbo di tre anni per le orecchie, trascinandolo verso un angolo della classe. L’insegnante è anche accusata di furto “per essersi impossessata del cibo della mensa scolastica, destinato ai bambini affidati alle sue cure, sottraendolo con destrezza dai vassoi per loro preparati, approfittando della loro distrazione e consumandolo oppure conservandolo nella sua borsa”.
Tutte accuse che sono scaturite a seguito di una certosina indagine compiuta dai Carabinieri di Fasano che avevano filmato per mesi, attraverso l’utilizzo di una microcamera installata nell’aula (dietro al crocifisso), il comportamento poco ortodosso della maestra.
Il caso scoppio nel novembre del 2010, quando i carabinieri della Compagnia di Fasano notificarono all’insegnante un provvedimento di sospensione dall’incarico di insegnante.
I genitori di alcuni dei bambini vittime delle presunte angherie della maestra si sono costituiti parte civile, affidandosi alla tutela legale degli avvocati Francesco Gentile e Umberto Sforza, e gli è stato riconosciuto un risarcimento.
S. Martino in Rio (RE) - Condannata la maestra che morse bimbo
29 maggio 2007 - Il
fatto è accaduto in provincia di Reggio Emilia, e Il reato ipotizzato è
di abuso dei mezzi di correzione; si tratta di un morso al braccio di
un alunno. La maestra è stata sospesa, dopo aver riprodotto sul braccio
del suo alunno quanto questo aveva appena fatto sul braccio di una
compagna. La maestra è stata denunciata per abuso di mezzi di
correzione. Il bambino ha l'età di due anni e mezzo, e ha riportato
un'ecchimosi da morsicatura giudicata guaribile in otto giorni. Il fatto
risale a qualche giorno fa e vede protagonista una maestra 32enne
dell'asilo nido comunale di S.Martino in Rio.
fonte
22 aprile 2011 - La maestra d'asilo 36enne di Campogalliano (Modena), Rosa Basile, che nel maggio 2007 era stata accusata di aver morso un bambino di 2 anni in un asilo nido di San Martino in Rio, il Peter Pan, è stata condannata dal gip Cristina Beretti a un mese di reclusione sostituito da una multa di 1.140 euro, come da richiesta del Pm, con l'accusa di abuso di mezzi di correzione. Ora la difesa ha la possibilità di andare davanti al giudice per il processo penale. Se il decreto diventerà definitivo, invece, i genitori del bambino potranno rivolgersi al giudice civile per ottenere il risarcimento.
Secondo la ricostruzione dei fatti, quel giorno il bimbo, giocando, diede un morso a una bambina e l'insegnante a sua volta avrebbe morso il piccolo al braccio sinistro. Al pronto soccorso dell'ospedale di Correggio i medici rilevarono nel bambino un evidente ematoma con il segno della dentatura e stilarono una prognosi di 8 giorni. I genitori sporsero querela per lesioni e i carabinieri procedettero d'ufficio per abuso dei mezzi di correzione. La maestra, che era stata assunta a settembre dell'anno precedente con un contratto a tempo determinato, fu sospesa dal servizio e presentò le dimissioni.
fonte
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22 aprile 2011 - La maestra d'asilo 36enne di Campogalliano (Modena), Rosa Basile, che nel maggio 2007 era stata accusata di aver morso un bambino di 2 anni in un asilo nido di San Martino in Rio, il Peter Pan, è stata condannata dal gip Cristina Beretti a un mese di reclusione sostituito da una multa di 1.140 euro, come da richiesta del Pm, con l'accusa di abuso di mezzi di correzione. Ora la difesa ha la possibilità di andare davanti al giudice per il processo penale. Se il decreto diventerà definitivo, invece, i genitori del bambino potranno rivolgersi al giudice civile per ottenere il risarcimento.
Secondo la ricostruzione dei fatti, quel giorno il bimbo, giocando, diede un morso a una bambina e l'insegnante a sua volta avrebbe morso il piccolo al braccio sinistro. Al pronto soccorso dell'ospedale di Correggio i medici rilevarono nel bambino un evidente ematoma con il segno della dentatura e stilarono una prognosi di 8 giorni. I genitori sporsero querela per lesioni e i carabinieri procedettero d'ufficio per abuso dei mezzi di correzione. La maestra, che era stata assunta a settembre dell'anno precedente con un contratto a tempo determinato, fu sospesa dal servizio e presentò le dimissioni.
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