3 gennaio 2014

aggiornamento del 25 gennaio 2014
Ormai è chiaro: a incastrare Dorotea De Pippo non è stato solo lo scambio di chiamate tra lei e il suo convivente Giorgio Palmieri, di cui è rimasta traccia nel telefonino dell’uomo.
Non sono solo quella tessera punti e quei tre bancomat che hanno continuato a “funzionare” nonostante i legittimi intestatari erano stati uccisi da giorni.
A mettere le manette ai polsi dell’ex colf di casa Allione è stato lui.
O meglio. Le parole di Palmieri, prima reo confesso del triplice omicidio di Claudio Allione, Maria Angela Greggio e la 93enne madre di lei, Emilia Campo Dall’Orto, che ora fa marcia indietro. Non gli basta confermare che di quanto accaduto quella sera del 3 gennaio, in via Ferrari 13 a Caselle Torinese, “Tea” sapeva: sarebbe lei, secondo gli inquirenti e quanto dice l’uomo nella sua nuova versione dei fatti, la mente del piano diabolico.
Un piano criminale messo in piedi per vendetta. De Pippo non avrebbe dimenticato quel licenziamento. Cacciata dalla villetta per una catenina sparita.
Venerdì scorso i carabinieri l’hanno messa in stato di fermo. Oggi il giudice delle indagini preliminari di Torino, Alessandra Danieli, ha confermato l’arresto. Dorotea De Pippo quindi resterà in carcere a disposizione dei magistrati, a cui dovrà rispondere. A meno che, come è già avvenuto nel primo interrogatorio, non si avvalga della facoltà di non farlo.
http://www.nuovasocieta.it/cronaca/strage-di-caselle-convalidato-il-fermo-di-dorotea-de-pippo/


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