2 dicembre 2011

Si è concluso con la condanna a sei mesi (pena sospesa), il processo alla 41enne marocchina Laila Hallam, accusata di aver sequestrato e picchiato una 53enne polacca, sua vicina di casa.
I fatti risalgono al 14 febbraio 2007: quel giorno la 53enne stava facendo le pulizie nel condominio quando Laila Hallam si mise a scuotere dal secondo piano verso le scale un tappeto, facendo infuriare la vicina di casa per le briciole e la polvere che cadeva.
Fra le due donne, è emerso nel corso del processo, non correva buon sangue per vecchie ruggini e il battibecco si era ben presto trasferito dalle scale al secondo piano della palazzina di via Tasso 7, dove vive la marocchina. «Quella donna mi ha strattonata e sono inciampata, finendo dentro casa sua» ha detto in aula la cittadina polacca, costituitasi parte civile tramite gli avvocati Francesco Tazzari e Mauro Intagliata.
«Appena sono stata dentro casa sua, lei ha chiuso a chiave la porta e tolto la maniglia interna, per poi gettarla sopra un armadio. Non riuscivo a uscire e lei mi picchiava sulla schiena. Ho preso il telefonino e ho chiamato mio marito che ha allertato i vigili. Solo quando sono arrivate le forze dell'ordine sono riuscita ad andarmene, per poi farmi medicare al pronto soccorso».
Una versione completamente diversa da quella fornita in aula dall’imputata, assistita dall’avvocato Rosa Apadula.
«Sono stata aggredita in casa mia dalla vicina – ha spiegato la 41enne – non ho mai chiuso a chiave la porta, infatti quando sono arrivati i vigili la porta era socchiusa e sono entrati tranquillamente».
Il racconto dell’imputata non ha però convinto il giudice Cristina Beretti, che ha condannato la 41enne nordafricana a sei mesi (che non sconterà in carcere, avendo ottenuto la sospensione della pena), così come richiesto dal pm, oltre al pagamento di una provvisinale di 5mila euro alla vicina.


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