20 aprile 2011

Pistoia: uccide il figlio appena nato, lo mette in valigia poi confessa

La donna, 42 anni, si trova ora nel carcere di Sollicciano. Avrebbe partorito da sola negli spogliatoi del bar dell'ovovia del complesso sciistico pistoiese. Il corpo del bimbo è stato scoperto in una valigia all'ospedale del Ceppo, dove era stata trasportata per un'emorragia. La donna è accusata di omicidio aggravato
Pistoia, 15 marzo 2010 - Tetiana Hykava ha confessato. al termine di un interrogatorio di opltre due ore, la donna, 42 anni, di origini ucraine che ieri si era presentata al punto di soccorso dell'Abetone lamentando un'emorragia interna, ha dichiarato di aver ucciso il figlio appena nato. che da questa mattina si trova in stato di arresto con l'accusa di omicidio.
Gli inquirenti della procura di Pistoia hanno quindi ricostruito gli eventi che hanno portato al ritrovamento del corpo del bimbo all'interno di una valigia. La donna si era sentita male all'interno del bar dell'ovovia dell'Abetone, dove lavora da anni. Accortasi che stava pèer avvenire il parto, si è rifugiata negli spogliatoi dei dipendenti e avrebbe partorito il bambino senza l'aiuto di nessuno.
Il bambino era nato vivo, del peso di circa tre chili. La madre, che ora si trova nel carcere fiorentino di Sollicciano, avrebbe quindi soffocato il piccolo con un fazzoletto e poi nascosto il cadavere nella borsa. I soccorsi avvertiti dai colleghi per il malore accusato dalla donna hanno prelevato la madre direttamente dai locali del bar. Al suo arrivo al Ceppo di Pistoia, poi, la macabra scoperta del corpo del bambino. Gli inquirenti stanno cercando di capire i motivi del gesto. La donna è accusata di omicidio aggravato.
I carabinieri di Pistoia l'avevano arrestata con l'accusa di omicidio volontario del figlio. La donna, residente a Fiumalbo in provincia di Modena.

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Neonato morto in una borsa - donna arrestata per omicidio
Per paura di perdere il posto di lavoro e il permesso di soggiorno in Italia ha soffocato con un fazzoletto il figlioletto che aveva appena partorito nello spogliatoio del bar dell’ovovia dell’Abetone, nel Pistoiese, dove lavora, e ha poi nascosto il corpicino in una borsetta. Tetiana Hykava, 42 anni, giunta in Italia dieci anni fa dall’Ucraina, è ora agli arresti con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Durante l’interrogatorio la donna ha ammesso l’infanticidio
ABETONE. Sapeva di essere incinta, ma non l’ha detto a nessuno, probabilmente neppure al padre del bambino che ha soffocato subito dopo il parto. Aveva deciso di abortire per non perdere i lavori precari che le permettevano di sopravvivere: credeva di essere incinta da quattro mesi e invece lo era da otto, per cui le pillole abortive, un intruglio acquistato al “mercatino delle ucraine”, le hanno provocato un parto prematuro avvenuto in uno spogliatoio del bar dell’Ovovia di Abetone.
Ha fatto tutto da sé Tetiana, che al bar lavorava da tre stagioni per preparare panini e brioche. Lei, già madre di un bambino di 8 anni affidato a una famiglia che abita vicino a Modena, ha cercato di tagliare il cordone ombelicale del piccolo che teneva in grembo, un maschietto di oltre 3 chili nato vivo. Poi l’ha soffocato: «Piangeva - ha raccontato agli inquirenti - ho cercato di farlo smettere, non volevo che qualcuno sentisse». Mentre si consumava la tragedia - erano le 16 di domenica - a pochi metri di distanza, oltre la porta dello spogliatoio, una stanzetta stretta e lunga, scorrevano infatti i fotogrammi di un pomeriggio affollato di sciatori.
Nella bocca del neonato, che Tetiana ha poi nascosto nella sua borsa, è stato trovato un fazzoletto appallottolato. Proprio la borsa, il modo in cui la donna la teneva stretta al braccio, ha destato i primi sospetti nei medici. Tetiana è arrivata all’o spedale di Pistoia con un’ambulanza della Misericordia, proveniente dal pronto soccorso di San Marcello Pistoiese, verso le 20.30 di domenica: la paziente non voleva farsi visitare, ha ceduto dopo un po’ e i medici hanno diagnosticato un’emorragia conseguente al parto.
Lei diceva di no, che non c’era nessun bambino. Ma i sanitari hanno chiamato i carabinieri, perchè erano sicuri che fosse accaduto qualcosa di tragico. Appena arrivati, i militari hanno convinto la donna a mollare la presa: hanno aperto la borsa ed hanno trovato il corpicino privo di vita, ora a disposizione del medico legale. Tetiana Hykava, 42 anni, originaria dell’Ucraina, immigrata da quasi otto anni a Fiumalbo (paese in provincia di Modena a pochi chilometri da Abetone), è rinchiusa dal tardo pomeriggio di ieri nella sezione femminile del carcere fiorentino di Sollicciano accusata di omicidio aggravato dalle circostanze di essere madre della vittima. Ha confessato l’infanticidio, assistita dall’a vvocato Roberta Masetti, durante un lungo interrogatorio davanti al pm Francesco Sottosanti
Ogni giorno, da dicembre ad aprile, Tetiana faceva la pendolare da Fiumalbo ad Abetone dove era stagionale (insieme ad altri 11 colleghi, alcuni italiani, un paio di rumeni e altri polacchi) per i cinque mesi di apertura del bar self-service gestito dalla Saf e ubicato proprio a fianco della stazione di partenza e arrivo dell’O vovia. In estate, invece, lavorava in un albergo di Pievepelago. Del resto sull’Appennino aveva messo le radici da tempo: era arrivata a Fiumalbo per fare la badante ad una signora avanti con l’� età. Quando arrivò nel paesino Tetiana - da tutti chiamata Tania - era incinta del primo figlio. «L’aveva avuto da un pizzaiolo calabrese - racconta una vecchia amica della donna, anche lei originaria dell’ex Urss - almeno questo lei mi raccontava. L’uomo aveva però moglie e tre figli. Non aveva riconosciuto il bambino, ma avrebbe cominciato una nuova vita con Tetiana e il piccolo ad una condizione: Tetiana doveva smettere di bere. Sì, purtroppo, lei è alcolista. Proprio questo ha fatto naufragare lo scorso settembre anche l’unione con un giovane macedone che lavora fra Modena e Pievepelago e anche la nostra amicizia».
Dall’Ucraina Tetiana Hykava aveva raggiunto l’Italia oltre dieci anni fa dopo un lungo viaggio che l’aveva portata in Calabria: laggiù per alcuni anni ha raccolto ortaggi nei campi e ha conosciuto il padre del bambino che sarebbe poi nato nel 2002 a Modena. Nella famiglia di Fiumalbo dove era andata a fare la badante Tetiana era stata accolta molto bene e alla morte della pensionata avvenuta un paio d’anni fa, i due figli hanno permesso alla donna di continuare a vivere nella casa. Oggi, sulla cassetta della posta, c’è infatti il suo cognome. Nel frattempo il bambino di Tetiana, per poter frequentare la scuola, è stato affidato ad una famiglia che abita vicino a Modena.

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Uccise il figlio dopo il parto, condannata

20 aprile 2011 - L'ex badante ucraina Tetiana Hykava, residente a Fiumalbo, dovrà scontare 9 anni e 8 mesi di carcere per aver soffocato il neonato partorito di nascosto sul posto di lavoro, in un bar all'Abetone. Ha chiesto di poter visitare la tomba
FIUMALBO. Nove anni e 8 mesi: è la condanna in primo grado inflitta con rito abbreviato dal Tribunale di Pistoia alla ex badante ucraina residente a Fiumalbo per aver ucciso il neonato partorito di nascosto sul luogo di lavoro, il bar della Ovovia di Abetone. Ora per la donna, incarcerata, l'unico desiderio è di potr visitare la tomba del neonato.

Il giudice ha appena finito di leggere la sentenza che la condanna a 9 anni e 8 mesi di prigione per aver ucciso il figlio subito dopo averlo partorito. Tetiana Hykava, 43 anni ucraina ex badante e inserviente al bar residente a Fiumalbo, si alza in piedi e con un filo di voce chiede se le sarà concesso di andarlo a trovare, il suo piccolo, che ora riposa nel cimitero di Fiumalbo. Un anno fa, presa dal panico, lo uccise con le sue mani. Ma adesso sente il bisogno di piangergli accanto. Gli avvocati faranno istanza, così si dice in termine tecnico, e Tetiana potrà visitare il piccolo cimitero dove è stato sepolto il suo bambino. Intanto tornerà in carcere, a Sollicciano, dove si trova dal 15 marzo dell’anno scorso, in attesa che il tribunale decida se accogliere la richiesta di arresti domiciliari. Gli avvocati, però, sono ottimisti.

La sentenza stessa poteva essere ben più pesante, nonostante il rito abbreviato con cui è stata giudicata la vicenda. Il processo si è svolto ieri mattina nell’aula Gup del tribunale. Giudice Matteo Zanobini, pm Francesco Sottosanti. Tetiana, che era assistita dagli avvocati Roberta Masetti e Riccardo di Bisceglie, ha seguito l’udienza ed ha spesso pianto, coprendosi il viso con le mani. Già madre di un bambino di sette anni, Tetiana Hykava, dipendente del bar dell’Ovovia di Abetone, nel dicembre 2009 era stata lasciata dall’uomo - un macedone - con cui aveva una relazione da circa due anni e mezzo. Quando aveva scoperto di essere rimasta incinta, in lei era scattata la paura di perdere il lavoro: quello invernale al bar dell’Ovovia e quello estivo in un albergo di Pievepelago. Pensando di essere alle prime fasi della gravidanza, aveva preso la decisione di abortire, e per farlo aveva comprato dei medicinali al mercato nero, assumendone poi una dose massiccia. Ma domenica 14 marzo, mentre era al lavoro, era iniziata una copiosa emorragia che l’aveva costretta a chiedere di tornare a casa. Ma mentre si trovava nello spogliatoio del bar, il piccolo era nato spontaneamente. Tetiana, presa dal panico, lo aveva infilato nella sua borsa in tutta fretta, per non essere scoperta dai colleghi. E per farlo smettere di piangere, gli aveva coperto la bocca con un fazzoletto. Il bambino privo di vita fu scoperto solo alcune ore dopo all’ospedale di Pistoia: la donna, ricoverata, teneva ancora stretta a sé la borsa in cui lo aveva infilato. Una vicenda terribile. Davanti al magistrato che la interrogava, il giorno successivo, Tetiana ripete più volte, disperata: «Non lo volevo uccidere, volevo solo che smettesse di piangere». Dopo i primi interrogatori, il pm fece eseguire una perizia psichiatrica, secondo la quale la donna era perfettamente capace di intendere e volere al momento dell’uccisione del figlio. Opposte le conclusioni del perito nominato dai difensori, secondo il quale Tetiana era temporaneamente incapace sia per i farmaci assunti che per la copiosa emorragia subita. Il Gup Zanobini, il mese scorso, ha ritenuto inutile una terza perizia. Ma nella valutazione delle circostanze attenuanti e aggravanti, si è trovato d’accordo con le conclusioni del pm Sottosanti, facendo prevalere le prime. Anche per questo alla fine il computo della pena non ha superato i 9 anni e 8 mesi pur trattandosi di omicidio. Durante l’udienza proprio su questo punto hanno discusso il pm e l’avvocato Roberta Masetti, per la quale ci si trovava di fronte ad un infanticidio, reato punito con pene più lievi. Di Bisceglie ha invece insistito molto sulla incapacità, sia pure temporanea, di intendere e volere. All’uscita dall’udienza, comunque, i legali della donna hanno parlato di «sentenza equilibrata», pur annunciando la volontà di ricorrere in appello.

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