28 marzo 2011

ANCONA, UCCIDE MARITO CON
UN COLTELLO: "NON VOLEVO"

ANCONA - Litiga con il marito, come accadeva spesso, e gli pianta un coltello per il pane nel petto, ammazzandolo sul colpo. Poi ripone l'arma ancora sporca di sangue nello scolaposate sul lavello, e ai carabinieri che l'arrestano dice: «Stavamo litigando, gli ho tirato un coltello, ma non lo volevo uccidere». È la sconcertante versione di Angela Elefante, 47 anni, un lavoro saltuario come cameriera, che ieri sera ha ucciso il marito Mario Rocco Lospinuso, 48 anni, muratore di origine lucana emigrato nelle Marche da vent'anni, in un appartamento al quarto piano di una palazzina di Cerreto d'Esi, comune della cintura industriale fabrianese, in via Dante. La coppia ha due figli, una ragazza e un ragazzo di 22 anni, operaio. Ieri, verso le 20:45 il giovane è in un'altra stanza quando i genitori, come accadeva spesso, cominciano a litigare, mentre Angela Elefante sparecchia la tavola dopo la cena. Un diverbio nato sembra da motivi banali, su chi stamattina avrebbe dovuto svolgere o meno una certa commissione. Marito e moglie hanno una colluttazione, lei afferra un coltello seghettato dalla tavola, e, così sostiene, lo tira verso il compagno. Il figlio inizialmente non si preoccupa troppo delle urla, frequenti in quella casa. Ma quando sente un grido soffocato e un tonfo sordo, quello del padre che stramazza sul pavimento della cucina, accorre si trova davanti una scena orribile: il genitore in terra in una pozza di sangue, la madre che ripete 'Non so cosa è statò. Il ragazzo telefona al 112 («Aiuto, venite, è successo qualcosa a mio padre...»): sul posto arrivano le gazzelle dei carabinieri di Cerreto e Fabriano, un'ambulanza del 118, ma per Lospinuso non c'è già più niente da fare. La lama, lunga 24 centimetri, è affondata nell'emitorace sinistro, sotto al cuore, e ha leso organi vitali. Un colpo violentissimo, che secondo gli investigatori appare difficilmente compatibile con un lancio dalla distanza. Seguono ore di interrogatori e accertamenti tecnici, con i vicini che raccontano di scontri continui, mai però sfociati in denunce, e il pm Mariangela Farneti che tenta di far luce su uno scenario di «forte conflittualità familiare» per capire se un esito così drammatico fosse o meno prevedibile. Dai primi elementi raccolti dai carabinieri di Fabriano, guidati dal capitano Benedetto Jurlaro, sembra che Angela Infante avesse già manifestato forme di disagio pischico, ma non seguisse cure specialistiche. In mattinata, dopo le prime ammissioni dell'uxoricida, che, assistita da un difensore d'ufficio, ha fatto ritrovare l'arma del delitto, il pm dispone il fermo per omicidio volontario aggravato. Ora la donna è rinchiusa nel carcere di Pesaro.

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