17 maggio 2011

7 ottobre 2010

Elisabetta Bertolotto, 36 anni, ha confessato di aver ucciso il figlio di tre. La vicenda shock si è svolta a Savona, la donna soffriva di depressione post parto. La Bertolotto, che ha strangolato il ragazzino, ha tentato poi di uccidersi finendo con la sua auto in un dirupo a San Bartolomeo del Bosco. La donna è stata a lungo interrogata dalla polizia e ha reso piena confessione. La donna avrebbe anche detto di avere avuto il piccolo con sè in auto quando si è lasciata cadere nel dirupo. Il piccolo è stato invece trovato sul ciglio della strada avvolto in una copertina. Al momento non è stato emesso alcun provvedimento di fermo a carico della donna. Il magistrato Danilo Ceccarelli sta ora valutando sia la posizione di Elisabetta Bertolotto che del suo compagno.



SECONDO FIGLIO NATO 20 GIORNI FA L'infanticida, Elisabetta Bertolotto, 36 anni, laureata e impiegata, aveva partorito venti giorni fa il secondo figlio. Era sposata con Mauro Quagliati dal 2007. I due sino all'estate scorsa abitavano a Varazze. Poi si sono trasferiti in via Acqui, nel quartiere di Villapiana a Savona. Viene descritta dalle amiche come «cordiale, gentile, disponibile». Elisabetta Bertolotto aveva avuto il primo figlio, Andrea, tre anni fa. Agli agenti della polizia savonese ha raccontato di aver ucciso il piccolo Andrea e di aver tentato poi di togliersi la vita in preda ad un raptus. Il neonato invece è stato affidato alla nonna che ha già ricevuto la visita dei servizi sociali del Comune di Savona.
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8 ottobre 2010

Ha ucciso in casa il figlioletto di 3 anni, Andrea, strangolandolo; poi lo ha caricato in auto e si è diretta verso i boschi sulle alture di Savona, dove ha tentato di togliersi la vita lasciando scivolare la vettura in un dirupo. Ma è rimasta solo ferita. Nel frattempo era accorso sul posto il marito della donna, che si è trovato davanti il corpicino, ormai rigido, del figlioletto, deposto sul ciglio della strada. Elisabetta Bertolotto, 36 anni, impiegata savonese, aveva partorito, venti giorni fa, il secondogenito. Una delle possibili motivazioni dell' infanticidio è che la donna avrebbe ucciso il figlio perché il bambino aveva difficoltà ad esprimersi e non come si era ipotizzato in un primo momento, la depressione post partum.

17 gennaio 2011
Una sentenza di non luogo a procedere. Dovrebbe chiudersi così la vicenda giudiziaria di Elisabetta Bertolotto, la 34enne savonese che lo scorso ottobre ha ucciso il suo bimbo di tre anni a San Bartolomeo del Bosco. Il pubbico ministero Danilo Ceccarelli, sulla base dell’esito della perizia psichiatrica sulla giovane mamma, ha infatti inviato al gip una richiesta di non doversi procedere vista l’incapicità di intendere e volere della donna. Il pm ha anche chiesto al giudice l’applicazione di una misura di sicurezza perché, per la 34enne, sussiste la pericolosità sociale.
L’esito della relazione dei due periti aveva confermato che Elisabetta Bertolotto, nel momento in cui uccise, strangolandolo e soffocandolo, il figlioletto era totalmente incapace di intendere e volere. Il risultato al quale erano arrivati i due esperti nominati dalla Procura, la dottoressa Isabella Merzagora Betsos, titolare della cattedra di Criminologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano e di Riccardo Pettorossi, medico legale, psichiatra, che a sua volta insegna cattedra di Criminologia all’Istituto di medicina legale e delle assicurazioni, dell’Università degli Studi di Milano, era risultato in linea con la tesi della perizia psichiatrica di parte che era già stata consegnata al legale della 34enne savonese, l’avvocato Roberto Incorvaia.
Vista la conclusione alla quale sono arrivati i periti, il pm ha quindi considerato la donna non processabile. Il compito dei consulenti era infatti proprio quello di stabilire, attraverso l’analisi delle sue condizioni psichiche, se la mamma savonese fosse o meno capace di intendere e volere quando, uccise il figlioletto e, di conseguenza, se fosse o meno processabile.
Il giudice dovrà quindi pronunciarsi sulla richiesta del pubblico ministero e, in caso l’accolga, stabilire il periodo minimo di permanenza di Elisabetta Bertolotto all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere dove venne trasferita nei giorni successivi all’omicidio.

17 maggio 2011
Assolta perché incapace di intendere e di volere. Così è stato deciso nell’udienza odierna (con rito abbreviato) che chiude il processo a carico di Elisabetta Bertolotto, la madre savonese che il 7 ottobre dello scorso anno ha ucciso il figlioletto di 3 anni, strangolandolo nell’auto con cui aveva vagato a lungo prima di fermarsi in una radura a San Bartolomeo del Bosco.
Un verdetto annunciato e che oggi arriva puntuale. Il giudice ha inoltre deciso per il ricovero della donna presso l’ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere dove Elisabetta dovrà rimanere per dieci anni. Scaduto questo periodo di tempo, la giovane mamma sarà sottoposta a nuovi esami per determinare il suo stato di salute mentale e il da farsi.
La richiesta del rito alternativo era stata avanzata dal pubblico ministero Danilo Ceccarelli che, sulla base dell’esito della perizia psichiatrica sulla giovane mamma, ha chiesto il ‘non doversi procedere’ vista l’incapacità di intendere e volere della donna. E così è stato.


1 commento:

Unknown ha detto...

Guardate un poco...
http://www.cnrmedia.com/cronaca/newsid/12120/su-facebook-pena-di-morte-per-lo-zio-di-sarah-scazzi.aspx


Beppe Azzolini

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