4 agosto 2010

"Abbiamo causato grande sofferenza ad un sacco di uomini"

http://www.diariosigloxxi.com/texto-diario/mostrar/19200

Juan Pablo Mañueco

Il giudice decano di Barcellona, Maria Sanahuja, ha detto cose ragionevoli, che chiunque può capire, anche senza essere giudice o presidente; ed anche se appaiono strane o romanzesche, dato il costante avvelenamento mediatico che divulga il contrario.
"Gli arresti di massa di uomini, con poche prove, sono una caratteristica dei paesi totalitari. La Legge Integrale sulla Violenza di Genere costituisce una disgustosa violazione dei diritti fondamentali in Spagna. Si è creata una specie di follia nella legge, che crea l'abuso, la distruzione dell'onere della prova durante il processo e l'assenza della presunzione d'innocenza.
La discriminazione positiva viola i diritti di uguaglianza, come il diritto alla libertà ed alla sicurezza o alla tutela giuridica effettiva".
Una condanna ingiusta genera una violenza tremenda, un processo che fa entrare la vittima entra in una spirale di autodistruzione, gli fa perdere il controllo delle sue azioni, raddoppiare la violenza contro gli altri ed anche, di recente, ricorrere al suicidio.
Siamo tutti responsabili di avere una legge come questa: abbiamo causato un grande dolore per decine di migliaia di uomini."
Il giudice Sanahuja, d'altra parte, accusa il PP di questo pasticcio, perché all'origine gli errori furono introdotti nel codice penale del 1993. Il PSOE ha ulteriormente aggravato la legge integrale, che è stata sostenuta dal PP e dal voto unanime del Congresso.
Infine, il giudice Sanahuja ha inoltre deplorato il fatto che la parte positiva della legge - vale a dire che ha fornito risorse per l'assistenza sanitaria, non è stata sviluppata.
Ricordiamo, infine, che il giudice Sanahuja appartiene al movimento denominato "L'altro femminismo", femminismo dell'uguaglianza, contrapposto al femminismo discriminatorio che si oppone all'uomo, che è ora al governo e che è ulteriormente rappresentato nel PP.
PS: Si può facilmente di capire ciò che ha affermato Sanahuja sol che si pensi a questo: "tutte le vittime sono vittime, e nessuna vittima di sesso femminile sarà più tutelato a scapito di una vittima di sesso maschile, bensì entrambe le vittime dovrebbero essere protette.
Pubblicato domenica 17 dicembre 2006 alle 02:53.

Un giudice viola il tabù della Violenza di Genere


http://www.elmundo.es/2009/12/13/cronica/21496748.html

EDUARDO DEL CAMPO
E' un tipo bonaccione, però stamattina sembra molto arrabbiato. E' un'irritazione che non nasconde e che dura da cinque anni: il tempo da cui

è in vigore la Legge Organica di Protezione Integrale contro la Violenza di Genere. Senza timore di ciò che dirà la gente, incolpa della "stigmatizzazione" di migliaia di uomini detenuti in virtù della legge per la "dittatura"del "femminismo radicale". O del "nazifemminismo".
Lo dice che dall'altro lato della sua scrivania, dove spiccano le foto di sua moglie e delle due figlie ed alcuni disegni di bambini sulla parete. Glieli hanno regalati i bambini, spesso ostaggi di separazioni conflittuali: ciò di cui si occupa qui.
Chi parla con tanta veemenza contro l'"ingiustizia" di questa legge - Francisco Serrano Castro, nato 44 anni fa a Madrid e cresciuto dagli 11 anni a Siviglia - non è un marito maschilista, pieno di risentimento ed ignorante, che passava di lì, ma il responsabile della Corte della Famiglia 7 della capitale andalusa. Un giudice che in 11 anni ha emanato circa 20.000 fra ordinanze e sentenze, ed è stato insignito dall'Associazione di Assistenza Donne Stuprate o dalla Pro-diritti del fanciullo (PRODENI) per la sua difesa di maltrattati e minori.
Ma Serrano - che presiede anche l'associazione multidisciplinare per la ricerca sull'alienazione genitoriale (Asemip), incentrata sulla manipolazione esercitata dal genitore (maschio o femmina, sottolinea) nel mettere i bambini contro l'altroa" - dice che questo curriculum non ha impedito che lo si trattasse come "il giudice pazzo", dal momento che ha deciso di "metterci la faccia" e di denunciare una realtà sottaciuta: che il governo ha omesso di divulgare, a partire dal 2007, il numero di uomini morti per aggressione della loro moglie. Inoltre, Serrano sostiene che una parte dei 3.716 uomini suicidi nel 2006 - rispetto alle 2.753 donne - lo sono stati per effetto della Legge "discriminazione" della Legge contro la Violenza di Genere" (approvata all'unanimità il 28 dicembre 2004 e che ora il governo intende riformare). Altre fonti danno la cifra esatta: 630 uomini si sono uccisi quando erano in crisi con le loro partner.
Sostiene il giudice che questa legge, che ha portato al "totalitarismo", mescola nello stesso calderone i machisti maltrattanti con gli uomini - compresi i "buoni genitori, buoni mariti, brave persone" - che hanno commesso un crimine o una singola'infrazione nel corso di una controversia con la partner, ma non hanno un rapporto di dominio su di essa. Questa situazione ha causato un "olocausto sociale" perché, dice - citando il giovane accusato per errore, a Tenerife, di aver violentato e ucciso la figlia della sua fidanzata - si arresta e si connota come abusante ogni accusato.
"Migliaia di uomini sono stati arrestati per il solo fatto di essere uomini, dopo una denuncia di abuso. Quante donne sono state arrestate per falsa denuncia? Nessuna", dice Serrano. "Le donne con l'occhio gonfio della foto esistono, ma sono l'1% [delle denunce]. Ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare è quella dall'occhio gonfio che non si espone, quella che soffre di vero sfruttamento, violenza e paura, ma non si
azzarda a denunciare". E sfida il Governo e il Ministro della Parità a discuterne con lui. "In privato, i membri del PSOE e del PP mi dicono che ho ragione, ma che non lo possono dire [pubblicamente]".
Dice il giudice che vengono usati dati "parziali" e che, mentre si registrato e pubblicizzano le statistiche delle donne vittime di violenza maschile, si "nascondono", non si registrano o non si dà pubblicità ai dati sugli uomini morti per mano dalle loro partner o ex partner. Che la legge sta causando danno non indagando sulle migliaia di uomini accusati 'ingiustamente'. La sua critica si spinge oltre: "Quest'anno
hanno già ucciso 51 donne (fino al 3 dicembre) e 30 uomini, però non si registra ufficialmente. Coloro che vogliono sapere, dice, devono ricorrere, come lui, ad internet ed alla stampa.

DONNE, sì; uomini, NO

Perché i decessi di donne, sì, e gli uomini, no? Su cosa si basa il giudice per sostenere una affermazione così grave? Serrano ha detto che il Ministero dell'Interno precisava fino al 2006 nel suo Annuario statistico il numero delle assassinate... ed anche degli assassinati. Nel 2002 morirono 55 donne per mano del coniuge; 65 nel 2003; 61 nel 2004, 53 nel 2005, 54 nel 2006. In quegli anni, gli uomini uccisi dalle loro partner o ex partner sono stati 16, 13, 9, 15 e 12. Circa uno per ogni cinque assassinate. Rispetto a questi dati ufficiali rilasciati nel 2006, i 30 uomini uccisi quest'anno sembrano un'esagerazione.
Se s'includono le donne e gli uomini che sono stati uccisi da altri parenti [figlio/figlia, genitori od altri - non si specifica il sesso del colpevole, comunque la maggior parte sono uomini], i dati relativi alla violenza domestica aumentano proporzionalmente di più per gli uomini:
77 morte e 49 morti nel 2002, 84 e 49 nel 2003, 79 e 31 nel 2004, 71 e 56 nel 2005, 78 e 37 nel 2006.
A partire dal 2007, l'Interno non pubblica più questi dati nel suo sito web sulla violenza domestica suddivisi per sessi. Però, mentre il Governo non riesce a pubblicare, almeno in luoghi facilmente accessibili, i dati sugli uomini, si continua a divulgare - dice Serrano - la violenza contro le donne. Il registro degli omicidi si può consultare nel sito web del Ministero della Parità. Assicura il giudice che ci
sono molti uomini che patiscono gravi conseguenze dall'essere "falsamente" accusati di abuso, anche il suicidio; ma non si conosce il reale impatto della - dice - ingiusta "generalizzazione" della pena perché non ci sono agenzie che la analizzano . Torna a citare l'Annuario 2006 dell'Interno persottolineare (p. 292) che quell'anno si suicidarono 3.716 uomini, rispetto a 2.753 le donne. Egli è convinto che una parte dei suicidi è dovuta al trauma per il trattamento "discriminatorio" subìto nel processo di separazione: uomini che hanno perso la casa e la custodia dei figli per un'accusa, insiste, ingiusta.
Ancora una volta, ribadisce, mancano studi per comprovare la sua teoria. Anche se i numeri svelano la realtà. Nel 2005 si suicidarono 3.867 uomini e 2802 donne, secondo l'annuario di quell'anno dell'Interno. Questo ministero non ha pubblicato i dati sui suicidi nel 2003 e nel 2004, ma per quelli del 2002, prima della Legge contro la Violenza di Genere. Quell'anno si tolsero la vita 3.563 uomini e 1.867 donne. (Da allora, quelli che si sono differenziati sono stati i suicidi femminili; il tasso di quelli maschili non è cambiato in modo significativo prima e dopo la legge).
Il giudice afferma che la maggior parte dei casi classificati come violenza di genere sono in realtà conflitti fra uguali nel conflitto di una separazione, e che la maggior parte degli uomini trattati come abusanti non lo sono. Prende i processi di violenza di Genere di Siviglia come un esempio per denunciare che si trasmette una visione "distorta" dell'abuso. Nel 2008, secondo la Procura Superiore dell'Andalusia, sono stati avviati 9.814 procedimenti. Su queste 10.000 denunce circa, sono state emesse 1.010 sentenze, 395 condanne, 412 assoluzioni e 203 condanne a norma. Un 90% delle denunce sono stati archiviate o si sono concluse con l'assoluzione.
Critica, tuttavia, che un rapporto pubblicato questo ottobre dal gruppo di esperti ed esperte del CGPJ sull'attuazione della Legge contro la Violenza di Genere, sull'incidenza delle accuse false (lo studio ha detto che se ne trova solo 1 su 530 sentenze analizzate), sia stato utilizzato in modo "settario", volto a far credere che le condanne siano la maggioranza ra gli imputati. Secondo lo studio, il 84,91% delle sentenze sono state condanne: il 59,33% di maltrattamento Occasionale, il 21,78% per minacce lievi, 10,22% per violazione dell'ammonimento cautelare ed il 6,28% per maltrattamento abituale. In 388 casi è stata inflitta la reclusione.

MINORANZA DI CONDANNATI

Serrano sostiene che, se si prendessero in considerazione le denunce archiviate o rigettate, si percepirebbe come i condannati sono la minoranza e che i casi in cui vi è quello che si considera come inconfondibile e sistematica dominio maschile rappresentano "meno dell'1% di tutte le denunce".
Egli sostiene che dire quel che dice è da "progressista", e riassume la sua proposta, sviluppata nel suo libro "Divorzio senza traumi": passare dalla "criminalizzazione" in àmbito penale del conflitto coniugale ad un maggiore impegno nella mediazione e conciliazione. O modificare la formulazione dell'articolo 1 della legge: invece di dire che la violenza di genere è quella che la donna patisce "COME" espressione delle relazioni di potere degli uomini (il che "presuppone che ogni relazione tra un uomo e una donna è impari e che questa è inferiore per il fatto stesso di esserlo" [donna]), la definisca come la violenza che subisce "QUANDO" è espressione, ecc., precisando così che è violenza sessista solo quella che si verifica nei casi concreti in cui esiste una posizione dominante e prevaricazione nella coppia.
Spiega: "Una legge che impone la pena contro l'uomo solo per il fatto di essere tale è altrettanto discriminatoria di una legge sulla prevenzione dei rischi professionali che non proteggesse le donne perché rappresentano solo il 5% dei 1.100 lavoratori morti nell'arco dello scorso anno".
Non è la sola voce autorevole. La protesta del giudice Serrano converge con la giudice di Barcellona Maria Sanahuja e con il Giudice della Violenza contro la Donna, di Jaén, Miguel Sanchez Gasca, fra gli altri. Già nel 2005, Sanahuja assicurò che molte donne utilizzavano la denuncia per ottenere vantaggi nel divorzio. Venerdì scorso, il giudice Gasca negava ad un padre l'affido condiviso dei suoi figli. Ma la donna aveva denunciato suo marito per violenza solo perché sapeva che egli aspirava all'affido condiviso; ha pensato: "Forse sarebbe stato più appropriato concedere l'affidamento al padre".
La legge per il giudice Serrano, è cieca. Basta togliere la potestà genitoriale ad un giovane che abbia ucciso la sua ragazza. Dice che questo "sì" che è un chiaro esempio di maltrattamento, discriminazione e potere dominante.


30 novembre 2009
http://www.abcdesevilla.es/20091130/nacional-sevilla-actualidad/violencia-200911292349.html

Intervista di J. Felix Machuca – Pubblicata su ABC

Francisco Serrano Castro, magistrato e Giudice della Famiglia: “L’unica violenza registrata è quella maschilista. Le altre vengono nascoste”

Pioniere
In questi tempi di rigidi criteri ideologici diventa eretico colui che non si sottomette al pensiero unico. Forse è per questo motivo che Francisco Serrano è bollato come un misogino o un giudice che non riesce a vedere nella donna la vittima della collera dell’uomo. Questa visione non è che un luogo comune interessato. Un'istantanea da diffondere in un'epoca in cui o stai da una parte o dall’altra. Ma la biografia di questo giudice di famiglia mette in risalto altri valori. Ad esempio, è stato il primo giudice spagnolo ad emettere un ordine di allontanamento sulla base dell'articolo 15 della Costituzione. E quando la Legge sulla Violenza di Genere non era ancora che un sogno, egli veniva insignito del premio Amuvis, ricevuto nel 2001 per la sua difesa delle donne maltrattate. Non è né un misogino né un giudice maschilista.

(…)

Giornalista - Dal suo incarico di Giudice della Famiglia immagino che lei abbia dei dati sufficienti per poter congetturare il destino della stessa, la famiglia...

Serrano - Penso che siamo proprio fuori strada. Bisognerebbe incentivare politiche preventive, di mediazione, per evitare il conflitto. E quel che si fa spesso è promuoverlo.

G - Lei è di quelli che sostengono che le statistiche ufficiali esagerano o attenuano in base a chi è l'autore? ..

S - Assolutamente sì. L’ideologia sostituisce i dati. Le statistiche non sono false, ma partono da principi assolutamente settari.

G - Ho sentito che finora, quest'anno, si sono registrati una trentina di uomini morti per mano delle loro partner...

S - Non è che si siano registrati: si sono effettivamente avuti trenta decessi violenti attribuiti alla moglie, alla partner o all'ex partner. Questi dati non sono ufficiali. Vengono raccolti da persone interessate a rendere pubblici questi dati.

G - Lei mi sta dicendo che non esiste alcun interesse ufficiale a rendere noti questi dati.

S - C'è l’interesse a nasconderli.

G - E questa cifra sale a più decessi nel registro del Ministero del 2006...

S - Sì, sì. Questi sono gli ultimi dati pubblicati dal Ministero degli Interni. Sono sanciti nell’Annuario statistico del 2006 del Ministero. Donne uccise, vittime di violenza domestica da coniugi o simili, nel 2005: 71; uomini 56. Nel 2006: donne 78, uomini 37.

G - Allora, ci si uccide a vicenda, nonostante la Legge della Violenza di Genere contro la violenza maschilista...

S - E' così. I dati ufficiali pubblicano soltanto la violenza dell’uomo contro la donna. Le altre violenze vengono nascoste.

G - Curiosamente queste cifre sono sempre più elevate tra i giovani, che presumibilmente sono cresciuti in ambienti progressisti...

S - Certo. Bisogna investire non solo in Parità, ma anche in Educazione. Sradicare la legge del più forte dalle strade. Scommettere su valori educativi paritari.

G - Secondo Lei, che interesse si persegue falsando il numero di uomini uccisi e maltrattati?

S - Si sta cercando di vendere la politica della falsa discriminazione. Si cerca di inculcare che l'unica vittima nelle relazioni di coppia è la donna maltrattata. E questo non è vero. Subiscono abusi donne, nonne, nonni, figli, figlie ed altri parenti.

G - L'altro giorno ho parlato con un noto psichiatra di Siviglia il quale sottolineava che a Siviglia si stanno verificando molti suicidi, anche fra i maschi, legati a problemi di conflitto familiare...

S - Anche questo è un altro dato che viene nascosto. Uomini: 3.700 suicidi all'anno; donne: 2.700.

G - Ma sono imputabili al conflitto familiare?

S - In una percentuale molto alta. Ma questo studio non è stato realizzato e non interessa realizzarlo, al giorno d’oggi.

G - Ha mai sentito la famosa frase “finché non lo rovino o non lo finisco, non mi fermo”?

S - Sì, sì. E non solo professionalmente, addirittura fra conoscenti. L'indignazione e il risentimento è una risposta logica, negli uomini e nelle donne, in un processo di separazione. Succede che le donne hanno lo strumento giuridico a loro disposizione per rovinare l’uomo.

G - Qual’è?

S - L'abuso nell'attuazione della Legge sulla Violenza di Genere. Ogni tanto, la donna denuncia l’uomo per vendetta o per interesse. Al contrario, l'uomo, se è assolto, non lo è perché innocente, ma perché non si è stati in grado di provare la sua colpevolezza.

G - I giudici si sentono stretti nella cultura giuridica secondo cui, nella maggior parte dei casi, prevale la donna contro l'uomo?..

S - Sì, perché è la Legge stessa la causa di questa strozzatura. Perché generalizza e non permette che si giudichi caso per caso la situazione, per individuare i casi ove esiste un vero e proprio abuso, disuguaglianza, discriminazione o relazione di potere dell’uomo sulla donna.

G - Anche Lei sente questa strozzatura?

S: Mi tocca collateralmente, perché sono Giudice di Famiglia. E ne traggo beneficio in gran parte. Perché molte questioni che dovrei studiare, onde applicare azioni di diplomazia familiare, sono dirottate ai Tribunali dove vige il principio di Delitto e Castigo.

G - Il Piano Strategico di Parità prevede un investimento di quattro anni, pari a più di 600.000 milioni di pesetas, quasi sei volte il bilancio del Ministero del Lavoro. Molte mosche voleranno verso quell’alveare?

S - Con il rispetto dovuto alle femministe autentiche: l’intelligenza di qualsiasi lettore può rispondere a questa domanda.


30 maggio 2010
http://www.diariodeleon.es/noticias/noticia.asp?pkid=531105

Tutto ciò che non si sa sulla Legge integrale sulla violenza di genere

Tribuna - FELIPE PÉREZ DEL VALLE - Avvocato del I.C.A. di León. Consigliere di Difesa de la Corte Penale Internazionale

Ormai al quinto anniversario dell’entrata in vigore delle misure penali della Legge integrale sulla violenza di genere in Spagna (giugno 2005, giugno 2010) vi sono già sufficienti dati statistici per analizzare i suoi effetti giuridici e quel che si omette.
Dal punto di vista delle donne, si è sostenuto che questa legge è una panacea per tutti i mali, e non è stato risparmiato alcuno sforzo per promuoverla, emanando numerosissimi regolamenti, in uno sviluppo completo della stessa, senza pari in Europa, anche se la Spagna è l'ottavo paese in Europa per il numero di decessi di donne per violenza domestica, ed anche se un terzo delle vittime e degli imputati sono stranieri immigrati.
Per gli uomini, invece, è stata del tutto dannosa: anche gli uomini sono vittime delle loro partner ed ex partner; in misura minore, è vero: ma dove esiste, per la vittima maschio, una legge simile favorevole agli uomini? Secondo i dati nazionali sulle cifre di decessi per violenza domestica, la percentuale sul totale maschi-femmine uccisi sono state le seguenti dal 2001-2005:

1. PERSONE UCCISE NEL 2001: 77
donne: 54 (70%)
uomini: 23 (30%)

2. PERSONE UCCISE NEL 2002: 68
donne: 51 (75%)
uomini: 17 (25%)

3. PERSONE UCCISE NEL 2003: 103
donne: 81 (79%)
uomini: 22 (21%)

4. PERSONE UCCISE NEL 2004: 100
donne: 84 (84%)
uomini: 16 (16%)

5. PERSONE UCCISE NEL 2005: 90
donne: 67 (74%)
uomini: 23 (26%)

[n.d.t.: dal 2007 il governo spagnolo non pubblica più il numero di decessi di uomini. Vedi nota a fondo pagina (*)]

Dalla sua entrata in vigore, il 29 giugno 2005, fino al 31 dicembre 2009 - cioè quattro anni e mezzo - ci sono stati 823.580 procedimenti penali contro uomini nei Tribunali della Violenza di Genere: ciò vuol dire che il 4,34% della popolazione spagnola maschile oltre i 18 anni è stato sottoposto ad un procedimento penale per violenza di genere.
Più della metà di quegli 823.580 uomini sono passati per la stazione di polizia in stato di fermo (arrestati) e, di quella metà, la maggior parte ha trascorso un'orribile notte in prigione; curiosamente non esistono statistiche su questo argomento, forse perché potrebbe essere lesivo accertare l'enormità numerica.
Inoltre, come risultato di questi procedimenti penali, sono stati presi in questo periodo 315.947 misure cautelari di natura penale contro gli uomini, compresa la reclusione in 13 671 casi e la pena anticamente chiamata “dell’esilio” in 168.184 casi (27.691 uscite dalla dimora e 140.493 allontanamenti). Sulla scia di questi 823.580 procedimenti penali, le misure cautelari di natura civile, adottate contro l'uomo, sono state 94.416: in 28.500 casi si è assegnata l'abotazione alla donna, in 15.553 casi sono stati sospesi i diritti di visita ai figli, la patria potestà e l’affidamento. Ciò che rappresenta un male per l'uomo è vantaggioso per la donna.
Di questa cifra, di oltre 800.000 procedimenti penali, si nasconde - nei media e negli innumerevoli organismi pubblici, che sono stati creati espressamente per combattere la violenza di genere, cioè la violenza contro le donne - che circa un terzo di questi uomini non sono stati condannati, e che, nei procedimenti penali, non sono compensati, né indennizzati, né è stato chiesto loro scusa per le sofferenze derivate dall’arresto della polizia, dalla permanenza in cella, dalla sottoposizione a procedimento penale e, addirittura, alla prigione; e, nell’ambito civile, non si può recuperare il tempo senza i figli, senza gli amici, la casa, e naturalmente non si ottiene la stessa pubblicità per l’arresto e per l’assoluzione, e non si procede nemmeno alla cancellazione automatica della dal casellario giudiziale a seguito di archiviazione o sentenza assolutoria.
Pertanto, il numero di archiviazioni e sentenze assolutorie - cioè per gli uomini che, pur avendo subito un procedimento penale, non sono stati condannati – è di 251.251, o il 30,50%.
Va sottolineato l'altissimo numero di archiviazioni o casi in cui l'uomo nemmeno arriva alla prima udienza (167.717) e che quasi la metà degli uomini che sono stati processati davanti al Tribunale Penale – dove, per la maggior parte, si celebrano questi procedimenti - sono stati assolti: 48.299 sentenze su 103.697, vale a dire il 46,57%. Di questi uomini non si dice niente.
Con gli attuali dati di archiviazioni si dovrebbe parlare di false accuse e di denunce strumentali, allo scopo di ottenere i benefici che la legge prevede per i denuncianti, benefici dei quali il governo e i media non fanno menzione. Ci sono denunce false sulla violenza di genere, ma non se ne conosce il numero, perché nessuno vuol fare uno studio a proposito (una parte delle archiviazioni sarebbero denunce false), e perché, quando c'è una condanna in questo ambito, questo reato è indipendente dalla materia della violenza di genere e non può essere incluso tra le sue molte statistiche.

Per quanto riguarda il processo giudiziario, questa legge riduce in tutta fretta l’iter processuale mediante il processo rapido, da svolgersi in tribunali speciali creati appositamente (i “Tribunali della Violenza contro le Donne”), che uniscono protezione e misure cautelari civili e penali, da attuare con urgenza. Infatti, un terzo dei casi penali sono stati trattati con misure urgenti nel processo rapido, senza tempo per un'adeguata difesa, com'è stato denunciato di continuo dall’Ordine degli Avvocati.
Altre conseguenze negative della legge sulla violenza di genere colpiscono l'uomo condannato per maltrattamento: la sospensione della reclusione è soggetta a condizioni più restrittive; la prigione può essere sostituita solo da lavori utili per la comunità; possono essere imposti specifici divieti e programmi di rieducazione obbligatori: nel caso di rifiuto a sottoporvisi si ritorna in galera. Inoltre, nessun uomo condannato per maltrattamento è stato mai graziato.

In breve, c’è una discriminazione contro l'uomo: prima (si perseguita solo lui e non la donna), durante (con procedimenti giudiziari che riducono le possibilità di difesa) e dopo la sentenza (imponendogli misure carcerarie previste solo per lui).

Certamente non si applica in nessun caso la legge della Violenza di Genere a favore dell'uomo. Le disposizioni dell'articolo 1-1 della stessa recitano: "La presente legge è progettata per agire contro la violenza, come manifestazione della discriminazione, della situazione di disuguaglianza e delle relazioni di potere degli uomini sulle donne, esercitata sulle donne da coloro che sono o sono stati….”. Citiamo la motivazione della Legge: "Questa è una violenza diretta contro le donne per il fatto stesso di esserlo, perché sono percepite dai loro aggressori come carenti dei diritti minimi di libertà, rispetto e capacità di decisione.” E nemmeno si applica quanto menziona il Piano Nazionale di Sensibilizzazione e Prevenzione: "il sistema giudiziario esercita una funzione generale preventiva che il mandato articolo 9-2 della Costituzione rende a tutti i poteri pubblici, dovendo affrontare tutti gli illeciti che mantengono la disuguaglianza tra uomini e donne".
Queste belle parole non possono nascondere una dura realtà: che si fanno molte denunce infondate e che si condannano come violenza di genere fatti che in realtà nulla hanno a che fare con situazioni di disuguaglianza o discriminazione, o relazioni di potere degli uomini sulle donne. Ora, grazie a questa Legge - ma piuttosto a causa di essa - il potere è nelle mani delle donne, essendo molto nota nella prassi giudiziaria l’espressione "o mi dai di più o ti denuncio per violenza di genere".
È ora di abrogare le conseguenze della presente Legge, onde evitare che con la stessa si continui ingiustamente a sottoporre a procedimento giudiziario ed alle misure cautelari, restrittive di diritti, il più alto numero di uomini innocenti di tutta la storia della giurisprudenza penale spagnola.

(*) N.d.t.:
Il governo ha omesso di divulgare, a partire dal 2007, il numero di uomini morti per aggressione della loro moglie. Inoltre, il giudice Serrano sostiene che una parte dei 3.716 uomini suicidi nel 2006 - rispetto alle 2.753 donne - lo sono stati per effetto della "discriminazione" della Legge contro la Violenza di Genere" (Francisco Serrano Castro responsabile della Corte della Famiglia n. 7 di Siviglia).

N.d.t.:

La Legge sulla Violenza di Genere spagnola viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea in tre punti:

Art. 20 - Uguaglianza davanti alla legge
Tutte le persone sono uguali davanti alla legge.

Art. 21 - Non discriminazione
È vietata qualunque forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, sulla razza, ….

Art. 48 - Presunzione di innocenza e diritti della difesa
Ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata.

Di fronte alla Legge sulla Violenza di Genere spagnola, che viola incontestabilmente la Carta dei diritti fondamentali, fino ad oggi non è stata aperta dall’Unione Europea alcuna procedura d'infrazione contro lo Stato spagnolo e nessuno Stato membro ha richiesto una procedura di espulsione della Spagna di fronte alla violazione di questi diritti fondamentali, difesi in tutte le Costituzioni di tutti i paesi membri.

Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.


9 giugno 2007
Quando è l'uomo a essere malmenato

Dalla Spagna alla Gran Bretagna, dall'Egitto all'America emerge una sorpresa: i mariti picchiati che tacciono per paura del ridicolo. Perché se vai al commissariato e dici che la tua signora ti ha riempito di botte...

«Chiamo le persone decenti a vincere la violenza machista. Abbiamo le leggi più avanzate, però continua la violenza criminale degli uomini contro le donne, con già 62 vittime quest'anno» ha tuonato lo scorso 28 novembre, al senato spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, 46 anni. Il premier socialista (iperfemminista) si è però dimenticato di denunciare che pure il gentil sesso picchia duro e arriva a uccidere consorti e compagni.
«Violenza domestica: quello che non si racconta. Il 44 per cento delle vittime sono uomini» scrive il settimanale conservatore Epoca.

Dati dell'Annuario statistico della polizia alla mano, il newsmagazine madrileno mette a nudo una realtà che non appare quasi mai nei tg e sui giornali.
I maschi rappresentano il 22 per cento dei morti ammazzati all'interno delle mura domestiche e il 44 per cento del totale della violenza tra partner, sposati e non. Eppure, il ministro spagnolo del Lavoro e degli affari sociali, Jesús Caldera, afferma: «La violenza delle donne sugli uomini è minima». Invece il ministro della Giustizia, Juan Fernando López Aguilar, riconosce: «Non esiste, negli ospedali e nei commissariati, una casistica degli uomini maltrattati».

Anche se i media non ne parlano, la violenza delle donne su mariti, conviventi o amanti è un fenomeno che dilaga in tutto il mondo, dall'Europa all'Africa, dall'Asia alle Americhe. In Gran Bretagna funzionano tre ostelli per uomini maltrattati, che nel Regno Unito sono almeno 150 mila l'anno. Il primo l'ha aperto Mike Kenny, un businessman di 33 anni sfuggito alla moglie che lo picchiava e ha perfino cercato di accoltellarlo. Nel 2003 gli uomini freddati dalle donne britanniche sono stati 48.

In Germania, un'inchiesta commissionata nel 2004 dal ministero della Famiglia ha scoperto che il 25 per cento dei maschi ha subito violenza fisica all'interno delle mura domestiche, mentre tra il 10 e il 15 per cento è stato sottoposto anche a quella psicologica.
«I casi di mariti o conviventi vittime della furia delle loro compagne sono più diffusi di quanto si creda» assicura Yvon Dallaire, psicologo canadese autore di La violenza esercitata sugli uomini. Una complessa realtà tabù.
«Un'inchiesta dell'Istituto nazionale del Québec del 1999 parlava di 62.700 donne e 39.500 uomini maltrattati» aggiunge lo studioso.

Sono cifre che vanno contro la storia politicamente corretta secondo cui il sesso forte sarebbe sistematicamente il boia e il sesso debole esclusivamente la vittima.
Negli Stati Uniti, nel 2004, la percentuale di grave violenza fisica tra partner è stata attribuita al 35 per cento ai maschi, ma al 30 per cento alle donne. Un fenomeno messo in sordina, che non conosce frontiere.
Nelle società islamiche, come quella egiziana, sono maltrattati quattro mariti su 10. E in Thailandia, secondo un rapporto del ministero della Sanità, il 5 per cento delle donne (contro il 6 per cento degli uomini), quando sono ubriache, malmenano il consorte.

Come mai, se il flagello delle femmine che malmenano i maschi è diffuso su scala planetaria, se ne parla così poco? «Gli uomini che vengono picchiati spesso sono creduti poco e messi alla berlina. Una donna maltrattata guadagna uno status e può trovare sostegno presso tanti gruppi di pressione o associazioni per uscire dall'inferno delle violenze coniugali» sostiene Sophie Torrent, ricercatrice svizzera che ha scritto L'uomo picchiato, un argomento inutilmente tabù.
«Invece un maschio malmenato prova un enorme senso di colpa e perde il suo status di uomo».
«Gli uomini non denunciano maltrattamenti perché non esistono luoghi, commissariati a parte, dove possono farlo, né esistono istituti pubblici come quello per la difesa della donna» puntualizza lo spagnolo Eloy Rodríguez, psicologo e sessuologo. «Il 92 per cento dei machos non denuncia i maltrattamenti perché pensa che così metterebbe in dubbio la propria mascolinità. È una questione culturale difficile da sradicare».

C'è poi chi punta l'indice contro il femminismo radicale. Dice Joaquín Leguina, ex presidente socialista della regione madrilena: «La diversità tra le statistiche ufficiali e quelle reali si deve al fatto che il femminismo ha percorso un cammino sbagliato. Ha alzato una muraglia tra i due sessi, sostenendo che la violenza è intrinseca al maschio». Una barriera, insomma, montata anche per nascondere la violenza della donna.
Il caso spagnolo si è già trasformato in scandalo. «La strategia è sempre la stessa: si gonfiano le statistiche per giustificare leggi ad hoc» accusa Epoca.
Come prova porta di nuovo le cifre dell'Annuario statistico della polizia spagnola: un'inchiesta segnalava 2 milioni di maltrattate, quando le denunce presentate nei commissariati sono state 49.237.
«Non so di nessuna querela che sia stata archiviata» afferma la vicepremier di Zapatero, l'iperfemminista María Teresa Fernández de la Vega. Peccato che i fatti la smentiscano. Nel 2006, puntualizza il settimanale, il 59 per cento delle querele per violenza domestica presentate dal gentil sesso è stato archiviato per mancanza di prove.



Per arginare la piaga della violenza sulle mogli, la Spagna zapaterista si è dotata, da due anni, di una batteria di misure legislative che non solo difendono la donna, ma che hanno stabilito pure la «discriminazione positiva», secondo cui per uno stesso reato l'uomo paga con pene più dure della donna.
È la tanto pubblicizzata legge di Misure di protezione contro la violenza di genere, unica in Europa. «Si tratta di un revolver in mano al femminismo» stigmatizza il giornalista José Diáz Herrera, autore del monumentale volume di 773 pagine Il maschio castrato.

«Tutti i giorni ci sono 400-500 uomini arrestati. In due anni abbiamo avuto 250 mila detenuti e 190 mila sono finiti nella lista nera dei maltrattatori, benché al 93 per cento le denunce siano false o ingiustificate» sostiene il giornalista. «La legge, poi, si è rivelata inutile: le donne morte ammazzate sono aumentate del 52 per cento. In compenso siamo tornati ai tempi dell'Inquisizione».
Ma il muro di silenzio comincia a incrinarsi.
«Milioni di uomini sono picchiati nelle loro case e le donne sono più violente degli uomini» denuncia il bollettino della Federazione andalusa degli uomini separati.

IN ITALIA SONO SOLO L'1 PER CENTO

«In Spagna gli uomini maltrattati sono il 44 per cento? In Italia sono l'1 per cento».Marisa Guarneri, presidente della Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano, smorza i toni e afferma che «i casi da noi sono rarissimi, in base alle denunce presentate.
Poi c'è l'incognita del sommerso». Già, perché per il maschio italiano è difficile rendere noto un maltrattamento subito da una donna.
Un primo tentativo di fotografare il fenomeno è stato fatto nel 2002 dall'associazione Help me.
Il telefono di assistenza psicologica fondato da Massimo Cicogna ha svolto uno studio su 2.500 coppie italiane in crisi.
Con risultati preoccupanti: il 30 per cento dei mariti ha ammesso di avere subito violenze come tirate d'orecchie, morsi o schiaffi.

di Gian Antonio Orighi
http://archivio.panorama.it/europa/articolo/idA020001039542

11 giugno 2008
http://www.lukor.com/not-por/0703/17110208.htm

Le donne hanno commesso complessivamente 2.589 reati di violenza verso i loro partner durante il 2006, di cui 698 compiuti dalle mogli, 547 dalle ex-mogli, 587 dalle compagne in coppie di fatto e 757 dalle ex-compagne in coppie di fatto, secondo i dati della Procura di Madrid sulla violenza domestica nella regione, a cui ha avuto accesso Europa Press.
Inoltre, l’anno scorso sono iniziati nella Regione Autonoma di Madrid complessivamente 5.650 procedimenti per violenza domestica, cioè aggressioni che nell’ambiente domestico (ad esempio da genitori verso i figli, da figli verso genitori o da donne verso gli uomini), [dati che] non comprendono le aggressioni dell'uomo verso la donna, poiché questo maltrattamento è denominato dalla Procura di Madrid "Violenza di Genere" [ndt: si attua una legislazione differenziata per le donne vittime, rispetto agli altri membri della famiglia, legittimata dalla “discriminazione positiva”].
Se nel 2006 si sono aperti 5.650 procedimenti per violenza domestica, nell’ultimo semestre del 2005 (non esistono dati per tutto l’anno, poiché la Legge Organica di Misure di Protezione Integrale contro la Violenza di Genere non è entrata in vigore fino a luglio del 2005) si sono iniziati 2.550 procedimenti, per cui si può concludere che è in atto una leggera tendenza alla diminuzione.
Secondo i medesimi dati, durante l’anno scorso si sono commessi 213 reati di lesioni, si sono perpetrati 1.260 reati per maltrattamento occasionale e tre persone sono state uccise: tutto ciò nell’ambito familiare. Inoltre nel 2006 sono stati commessi 45 reati di violenza sessuale nella famiglia, fra cui due stupri.
Inoltre, i genitori della Regione Autonoma di Madrid hanno commesso 610 reati contro i propri figli nel 2006, mentre i figli 583 reati contro i genitori. In più, si sono registrati 25 reati di violenza dei nipoti contro i nonni e 30 aggressioni dei nonni contro i nipoti.
Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.


4 agosto 2010http://blog.libero.it/Spesalvi/9128321.html

DIVORZIO: la Spagna guida l’aumento delle separazioni in Europa

La Spagna è il Paese dell’Unione europea nel quale il numero dei divorzi è maggiormente aumentato negli ultimi anni (“L’Osservatore Romano”, 22 luglio 2010). Il dato emerge da un’indagine sul divorzio nei 27 Paesi dell’Ue pubblicata dall’Istituto de Política Familiar (Ipf) di Madrid e relativo al periodo 1998-2008.
L’incremento dei divorzi in Spagna in tale periodo è stato costante, fino a raggiungere il 205 per cento: si è infatti passati dai 36.072 divorzi nel 1998 ai 110.036 nel 2008. Il presidente dell’Ipf, Eduardo Hertfelder, ha sottolineato che l’incremento dei divorzi in Spagna costituisce il 69 per cento del totale di quelli dei quindici Paesi che componevano l’Unione Europea nel 1998 e il 58 per cento degli attuali 27.
Nel 2008 i divorzi nell’Unione europea sono stati oltre un milione, l’80 per cento nei quindici Paesi che componevano l’Ue prima dell’allargamento nel 2004. Il totale dei divorzi nel decennio in esame ha coinvolto oltre quattordici milioni e mezzo di figli minorenni. «Queste cifre – ha detto Hertfelder – parlano di migliaia di tragedie personali, familiari e sociali davanti alle quali non è possibile restare passivi».
Allargando il periodo di riferimento, il rapporto sottolinea come rispetto al 1980 ci sia stata una caduta dei matrimoni contratti – 725.000 in meno, pari al 23,4 per cento – pur in presenza di un aumento di popolazione di oltre 42 milioni di persone. Oggi ci sono 334.000 divorzi in più all’anno rispetto al 1980, il che significa un aumento del 50 per cento. Più in generale, il rapporto dell’Ipf mostra i numeri dell’istituto matrimoniale messo in crisi da una assenza di «politiche a favore delle famiglie in generale e delle famiglie in crisi in particolare», come ha detto ancora Hertfelder. Il presidente dell’Ipf ha sollecitato a considerare l’incremento dei divorzi come «il principale problema per le famiglie spagnole ed europee» e a realizzare «un’autentica politica preventiva che aiuti le famiglie in crisi». Sempre oggi, l’Istat ha diffuso i dati sulle separazioni e sui divorzi in Italia, anch’essi aumentati. Nel 2008 sono stati rispettivamente 84.165 e 54.351, il 3,4 per cento e il 7,3 per cento in più rispetto all’anno precedente, confermando una continua tendenza alla crescita. L’Istat rileva che nel 1995 si verificavano 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni e che nel 2008 si è arrivati a 286 separazioni e 179 divorzi.

http://www.elconfidencial.com/sociedad/espana-conmueve-europa-denuncias-maltrato-falsas-20100823-68813.html

La Spagna commuove l’Europa: un paese con 350 false accuse di abuso al giorno

EL CONFIDENCIAL - Angel Martinez - 23/08/2010

José Manuel Tomé detiene una distinzione scomoda: è l'unica persona in Spagna ad avere 22 denunce "false" di violenza di genere. Ognuna supera in orrore la precedente: minacce, abusi psicologici, aggressione, abuso sessuale su una figlia ... Quest'uomo, che è salito alla ribalta dei media all'inizio di questo mese, per richiedere al Governo di Extremadura [regione spagnola] "giustizia vera", di fronte a un caso che dura da cinque anni, afferma che le denunce della sua ex-moglie hanno “il solo scopo di tenermi lontano dalle mie figlie”.
Una situazione che ha trascinato questo pensionato a “trascorrere un intero weekend in galera”, a “non essere una persona”, a rinunciare alle sue due figlie temporalmente ed a consumare 14 pillole al giorno. Il dibattito sulla violenza di genere ha preso una piega pericolosa negli ultimi mesi: sempre di più gli spagnoli pensano che "la maggior parte delle donne sporgono denunce false" (fino al 20%, secondo un campione del Ministero della Parità).
Il caso di Tomé non è un'eccezione, come mostra la lotta condotta dal giudice Francisco Serrano, al fine di scoraggiare le donne dall'utilizzare i vantaggi offerti dalla “Legge Organica di Protezione Integrale contro la Violenza di Genere” per ottenere benefici o per ricattare il loro ex partner quando chiedono il divorzio. Giudici, giornalisti, polizia giudiziaria, "persino deputati e senatori di altissimo livello mi hanno dato ragione quando ho detto che questa legge è incostituzionale e discriminatoria", ha detto il giudice.
Una casa produttrice danese si è resa l’ultima protagonista in questa polemica, trasmettendo un documentario che sostiene che in Spagna ci sono circa 350 denunce false di abuso ogni giorno. Sotto il titolo "False accuse in Spagna", RVproductions afferma che la legge spagnola discrimina gli uomini ed elimina il principio della presunzione d'innocenza, poiché gli uomini denunciati finiscono automaticamente in carcere.

Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Femminismo dell'uguaglianza!? bella parola.

Comunque viva Jack The Ripper.

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