4 giugno 2013

NON c'era niente che parlasse di delitto, in quell'Audi A3. Solo un cadavere seminudo, quello di Salvatore Cercabene, 43enne di Caltanissetta, ex infermiere del San Paolo, morto dopo un rapporto sessuale come testimoniava il preservativo che indossava. Aveva un filo sottile accanto alla testa e al collo. Ma niente segni di violenza esterna, i 440 euro che aveva in tasca lasciati lì insieme a due cellulari spenti e a indumenti e accessori femminili: mutande, reggiseno, maglietta, un orecchino, una collanina con ciondolo a cuore, una cintura, una parrucca nera. «Morte naturale», sentenziò il medico legale all'alba del 21 giugno 2012, quando il corpo venne ritrovato in via Bisnati, a Bruzzano. Indagarono come fosse un omicidio volontario, i carabinieri della compagnia Duomo, guidati dal maggiore Francesco Novi. Che lunedì sera, dopo un anno di indagini coordinate dal pm Alessandra Cecchetti, hanno fermato Fize Lushi, 22enne prostituta albanese. Decisive le oltre cento pagine di esame autoptico, arrivate dopo oltre dieci mesi con una sentenza netta: «asfissia meccanica». Decisivi, soprattutto, i primi accertamenti, le immagini di una telecamera che alle 3.24 di quella notte avevano immortalato una ragazza nuda, allontanarsi rapida con un telefonino in mano. Ci vollero tre settimane per trovarla, sul marciapiede di viale Fermi: in caserma Fize ammise il rapporto, parlò di un tentativo di aggressione di Cercabene - che ora viveva a Riesi, in Sicilia, ed era salito a Milano per discutere la separazione con la ex moglie - con un fazzoletto imbevuto di etere. Non disse altro, bevve un caffè, sputò la gomma: il dna ricavato fu trovato anche sui tessuti della vittima. Dagli archivi sul conto di Cercabene uscì altro: 6 anni di condanna dal Tribunale di Monza per il rapimento e il sequestro di una prostituta che l'uomo, il 24 luglio 2005 in viale Sarca, tentò di stordire con un fazzoletto imbevuto. Coincidenze precise. Che Fize ripetè al magistrato in settembre. E poi sparì. In Albania, cambiò il nome all'anagrafe in Gejsi, tornò a Milano con identità e cellulari nuovi a marzo. L'autopsia però la inchioda. I carabinieri ritrovano la ragazza in viale Fermi,e la fermano. Ora è a San Vittore, in attesa di essere interrogata. E di spiegare, forse, se ha ucciso per reazione o alla fine di un gioco erotico.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/06/05/il-suo-cliente-mori-per-asfissia-prostituta.html


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