NON c'era niente che parlasse di delitto, in quell'Audi A3. Solo un
cadavere seminudo, quello di Salvatore Cercabene, 43enne di
Caltanissetta, ex infermiere del San Paolo, morto dopo un rapporto
sessuale come testimoniava il preservativo che indossava. Aveva un filo
sottile accanto alla testa e al collo. Ma niente segni di violenza
esterna, i 440 euro che aveva in tasca lasciati lì insieme a due
cellulari spenti e a indumenti e accessori femminili: mutande,
reggiseno, maglietta, un orecchino, una collanina con ciondolo a cuore,
una cintura, una parrucca nera. «Morte naturale», sentenziò il medico
legale all'alba del 21 giugno 2012, quando il corpo venne ritrovato in
via Bisnati, a Bruzzano. Indagarono come fosse un omicidio volontario,
i carabinieri della compagnia Duomo, guidati dal maggiore Francesco
Novi. Che lunedì sera, dopo un anno di indagini coordinate dal pm
Alessandra Cecchetti, hanno fermato Fize Lushi, 22enne prostituta
albanese. Decisive le oltre cento pagine di esame autoptico, arrivate
dopo oltre dieci mesi con una sentenza netta: «asfissia meccanica».
Decisivi, soprattutto, i primi accertamenti, le immagini di una
telecamera che alle 3.24 di quella notte avevano immortalato una
ragazza nuda, allontanarsi rapida con un telefonino in mano. Ci vollero
tre settimane per trovarla, sul marciapiede di viale Fermi: in
caserma Fize ammise il rapporto, parlò di un tentativo di aggressione
di Cercabene - che ora viveva a Riesi, in Sicilia, ed era salito a
Milano per discutere la separazione con la ex moglie - con un
fazzoletto imbevuto di etere. Non disse altro, bevve un caffè, sputò la
gomma: il dna ricavato fu trovato anche sui tessuti della vittima.
Dagli archivi sul conto di Cercabene uscì altro: 6 anni di condanna dal
Tribunale di Monza per il rapimento e il sequestro di una prostituta
che l'uomo, il 24 luglio 2005 in viale Sarca, tentò di stordire con un
fazzoletto imbevuto. Coincidenze precise. Che Fize ripetè al
magistrato in settembre. E poi sparì. In Albania, cambiò il nome
all'anagrafe in Gejsi, tornò a Milano con identità e cellulari nuovi a
marzo. L'autopsia però la inchioda. I carabinieri ritrovano la ragazza
in viale Fermi,e la fermano. Ora è a San Vittore, in attesa di essere
interrogata. E di spiegare, forse, se ha ucciso per reazione o alla
fine di un gioco erotico.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/06/05/il-suo-cliente-mori-per-asfissia-prostituta.html
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