20 dicembre 2012

Sorso: litigano al bar, lei lo accoltella 

aggiornamento del 2 aprile 2013
Nessun motivo, nemmeno futile: niente ha spinto la mano di Sabrina Glino, sassarese di 43 anni, divenuta accoltellatrice la sera del 20 dicembre scorso, a Sorso. Vittima di quel delitto senza ragione una persona che Sabrina conosceva poco, e che forse come lei vagava nel vuoto di esistenze interrotte da episodi spartiacque.
Giovannino Delogu, pensionato di 49 anni, non si era mai ripreso dall’incidente stradale che vent’anni prima, a Firenze, l’aveva reso invalido. Faceva l’operaio e la sua vita scorreva regolare fino quando un’auto gli piombò addosso: dovettero ricostruirgli la calotta cranica nel corso di interventi numerosi e mai risolutivi.
Il 20 dicembre la sua vita ha incrociato quella di Sabrina, gioventù bruciata dalla droga, condanna per spaccio da componente di un’associazione a delinquere; viveva a Sorso da emarginata. Lui era al bar “La Gabbietta”, piazza Andreuccio Bonfigli, lei all’esterno, su una panchina a bere birra in bottiglia, lontano dagli altri come spesso capitava. E come spesso capitava, Giovannino era andato sopra le righe, prendeva bevande dai tavolini di altri clienti, perciò era partita la chiamata ai carabinieri. Sabrina dal comportamento di Giovannino era rimasta infastidita. Gli aveva buttato pezzi di ciclamino strappati dalle piante della piazza in segno di disprezzo, lui - poco prima che arrivassero i carabinieri - le aveva dato un colpo sul collo con la mano. Poi erano arrivati i militari e quand’era quasi tra le braccia dei militari, nelle mani di lei era spuntato un coltello a serramanico. Che gli ha infilato nell’addome, fino a raggiungere l’aorta addominale. Giovannino aveva solo fatto in tempo a vedere il volto della amata sorella, Angela, accorsa insieme ai carabinieri perché credeva dovesse aiutare di nuovo quel fratello così fragile. Invece ha assistito alla fine di un uomo sfortunato.
Pochi mesi dopo il delitto, che non ha mistero nè movente e ben pochi dubbio sulla dinamica, il pm Gianni Caria ha concluso l’inchiesta e notificato l’atto di chiusura delle indagini all’avvocato di Sabrina Glino, il penalista Marco Palmieri.
Dal giorno dell’arresto la donna non ha mai rivelato il perché di quel gesto dal sapore dello sfogo, della reazione di stizza. È sempre rimasta in silenzio. Il pm non ha attribuito alcuna aggravante all’ipotesi di omicidio volontario, nemmeno quella dei futili motivi. Semplicemente perché la vita di Giovannino Delogu è stata spezzata senza alcun motivo.
Ora spetta alla difesa scegliere la strada più agevole per l’indagata, che presto dovrà comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare. Facile prevedere la scelta di un rito abbreviato per puntare alla riduzione secca di un terzo della pena. E “sperare” in una condanna a vent’anni, salvo voler dimostrare eventuali vizi di mente, seppur parziali.
Al processo che verrà si potranno costituire parte civile le sorelle di Giovannino, che erano tutta la sua famiglia. Dopo il delitto si sono chieste come mai un uomo nelle sue condizioni non fosse stato tutelato dalle istituzioni: «Gli hanno perfino tolto la pensione di accompagnamento perché dicevano che non ne aveva bisogno», aveva detto una delle due.

Ha estratto un coltello dalla borsa e l'ha colpito all'addome. Lui, Giovannino Delogu, 49 anni, di Sorso, è caduto a terra: soccorso e trasferito all’ospedale civile di Sassari, è morto poche ore dopo. La donna, Sabrina Glino, 43 anni di Sassari, è stata arrestata dai carabinieri del paese e portata in caserma. Ora è accusata di omicidio.
La lite è scoppiata alle 21.30 all'interno del bar La Gabbietta, in corso Vittorio Emanuele, pieno centro. Secondo il racconto fornito da alcune persone presenti, i due discutevano animatamente da diversi minuti, per ragioni al momento sconosciute. All'improvviso la donna ha estratto un coltello, l'uomo mai si sarebbe aspettato una reazione del genere: per questo non ha fatto in tempo a schivare il fendente che l'ha trafitto nell'addome.
Giovannino Delogu è stato soccorso da alcuni clienti del bar che hanno chiamato il 118. L'ambulanza è arrivata in pochi minuti, il ferito è stato adagiato su una barella e trasportato all'ospedale Santissima Annunziata di Sassari: le sue condizioni da subito sono apparse gravi. Nel cuore della notte la situazione è precipitata e l’uomo è morto.
Sull'episodio indagano i carabinieri della stazione di Sorso e del comando provinciale, coordinati dal maggiore Giuseppe Urpi. Sino a tarda notte sono stati sentiti diversi testimoni per chiarire l'esatto svolgimento dei fatti.
La gente, incredula, si è fermata a lungo sulla strada dopo aver sentito l’arrivo dell’ambulanza ed avere appreso quanto era successo. A lasciare interdetti è stato il fatto che Sabrina Glino avesse nella borsa un coltello. Evidentemente, hanno commentato in molti, è uscita di casa con l’intenzione di utilizzarlo per difendersi da qualcuno oppure aveva davvero intenzione di aggredire Giovannino Delogu.
La cosa certa è che per gli inquirenti è stato difficile cercare di sapere qualcosa di più dai testimoni.
link alla notizia
 http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/10/21/news/omicidio-a-sorso-litigano-al-bar-lei-lo-accoltella-1.5898024

Quando venne arrestata insieme ai big della mala sassarese, nel novembre del 1996 i giornali titolarono a caratteri cubitali “In cella i signori della droga”. Sabrina Glino allora aveva 27 anni e conservava nei tratti del volto una bellezza giovanile che stava già sfiorendo. Colpa della eroina che è stata la compagna più fedele della sassarese che sabato sera a accoltellato a morte, senza alcun motivo, il disabile di Sorso Giovannino Delogu.
La Glino veniva indicata come una delle donne della banda, definizione che la difesa dell’imputata respinge va con decisione. Eppure fu sostanzialmente una frase pronunciata da Pino Vandi, presunto capo della organizzazione, a inguaiarla. Senza sapere di essere intercettato, infatti, Vandi si compiaceva infatti al telefono della bravura della sua collaboratrice a spacciare nella piazza sassarese.
La sentenza di quel processo, che si concluse con dieci condanne e tre assoluzioni, sancì l’esistenza in città di una associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Una organizzazione capillare nella quale Sabrina Glino era una pedina. Condannata a cinque anni di reclusione, interamente scontati in carcere, la donna ha poi avuto qualche altro guaio con la giustizia. Guai che del resto erano cominciati fin dal compimento della maggiore età con i primi arresti per reati contro il patrimonio. Poi il salto nel mondo dello spaccio.
Da qualche anno Glino vive a Sorso dove ha cercato di ricostruirsi una vita con un pregiudicato che ha già trascorso più di vent’anni in carcere per reati contro il patrimonio. Irriconoscibile e sempre più sola, Glino vive come un corpo estraneo in una comunità che la ignora. Anche l’altra sera la donna era seduta al bar, a bere birra, senza che nessuno le rivolgesse la parola. L’omicidio l’ha fatta uscire dall’invisibilità ed erano in tanti, ieri mattina, a chiedersi chi fosse la donna che aveva stroncato la vita di un uomo fragile e bisognoso di cure. Sabrina Glino non ha dato spiegazioni ai carabinieri che l’hanno arrestata. Prima di essere chiusa in una camera di sicurezza , pare che la donna la donna ha chiesto una sigaretta e abbia chiesto per la prima volta come stava l’uomo che aveva accoltellato.


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