9 giugno 2012

La SLA è a uno stadio talmente avanzato che ormai riesce a comunicare quasi soltanto a gesti o con il computer. Ed è attraverso il pc che la donna, una 40enne riccionese, ha chiesto aiuto a un’amica per i maltrattamenti che stava subendo dalla figlia. Non sapeva che i carabinieri della Compagnia di Riccione stavano già indagando sul dramma che stava vivendo.
Un’inchiesta che si è chiusa l’altra mattina, quando i militari hanno notificato alla ragazza, 20 anni, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale di allontanamento dall’abitazione, emessa dal giudice. L’hanno obbligata a fare le valigie seduta stante, e a lasciare la casa dove viveva con la madre.
La segnalazione ai carabinieri era arrivata qualche mese fa dai servizi sociali che avevano il sospetto che la donna, devastata dalla sclerosi multipla amiotrofica, fosse in balia di una figlia tutt’altro che amorevole. La prima cosa che gli investigatori avevano fatto, era stata quella di contattare una delle sorelle della vittima, la quale non aveva potuto fare altro che confermare la tragedia che si stava consumando in quella casa, e sporgere denuncia contro la nipote. Negli ultimi anni, aveva raccontato, la malattia era andata talmente veloce che ormai la sorella era stesa in un letto. Più di una badante si era succeduta per assisterla, ma una dopo l’altra se n’erano andate tutte, in qualche modo ‘cacciate’ dalla nipote, sempre in cerca di soldi anche se la madre le passa mille euro al mese.
A quel punto, i carabinieri erano andati a cercare le ultime due persone che avevano assistito l’ammalata. La prima, straniera, aveva confermato il comportamento violento della ragazza. Più di una volta, aveva detto, si era messa in mezzo per evitare che la giovane colpisse sua madre. Il culmine c’era stato un giorno in cui, richiamata dai versi disperati della sua assistita, l’aveva trovata senza la maschera dell’ossigeno che la ragazza le aveva strappato in un momento di rabbia, rischiando di farla soffocare. Sapeva che la donna aveva paura di sua figlia, la quale più volte aveva minacciato di ammazzarla. «Non vedo l’ora di vederti morta — le diceva — voglio essere libera. Se non muori, ti uccido io». Le liti tra le due erano continue, e quasi sempre per gli stessi motivi, i soldi che la ragazza pretendeva continuamente, e il suo fidanzato che la madre non voleva dormisse in casa.
La seconda badante aveva rimandato lo stesso scenario, liti e aggressioni, più volte l’aveva vista prenderla a schiaffi e graffiarla, e quasi sempre perchè voleva altri soldi. L’ultima conferma, era arrivata dall’amica dell’ammalata. Questa, più volte le aveva parlato della paura che aveva della figlia, e delle ripetute aggressioni sempre per questione di denaro.
Un quadro devastante che gli investigatori avevano riportato sul tavolo del magistrato. Due giorni fa, il giudice ha emesso l’ordinanza dove conclude che sussiste «il concreto e attuale pericolo che l’indagata persista nella sua condotta lesiva, vista l’estrema debolezza e incapacità della persona offesa, la reiterazione dei comportamenti».
I carabinieri sono andati così a bussare alla porta di quella casa, imponendo alla ragazza di andarsene subito. Lei, difesa dall’avvocato Stefano Caroli, ha fatto un po’ di storie, ma non le è rimasto altro da fare che preparare le valigie e trasferirsi a casa del fidanzato.


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