5 maggio 2012

MARITO E FIGLIA UCCISE A COSENZA, LA MOGLIE
TENTA IL SUICIDIO, POI CONFESSA


1° maggio 2012 - Ha confessato Domenica Ruggiano, moglie e madre di Vincenzo e Rosa Genovese, uccisi venerdì a Villapiana, in provincia di Cosenza. La donna ha poi tentato il suicidio, ma si è soltanto ferita. La donna ha ammesso di essere stata lei ad assassinare marito e figlia a conclusione di un'interrogatorio nell'ospedale di Rossano.
«Abbiamo potuto risolvere il caso grazie all'ottimo lavoro svolto dai carabinieri». Lo ha detto all'ANSA il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, facendo riferimento alla confessione resa da Domenica Ruggiano, di 54 anni, in merito all'assassinio del marito e della figlia, Vincenzo e Rosa Genovese, di 67 e 26 anni, avvenuto venerdì a Villapiana.
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5 maggio 2012 - Sempre la stessa scusa: "lui era un padre-padrone". Ed il morto non può smentire.
E’ stata arrestata dai carabinieri Domenica Ruggiano, la donna di 54 anni che ha confessato di avere ucciso a Villapiana il marito Vincenzo Genovese, di 67, e la figlia Rosa, di 26.
L’arresto e’ stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dal gip del tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura.
Il fatto di sangue e’ avvenuto il 27 aprile.
La donna aveva ammesso di essere stata lei ad assassinare marito e figlia, aggiungendo di avere tentato il suicidio.
Domenica Ruggiano, nel corso dell’interrogatorio con i pm di Castrovillari, ha motivato il suo gesto sostenendo di provare un forte risentimento nei confronti del marito, descritto da lei come un “padre-padrone”, un violento che picchiava lei e le figlie.
Più confuso, invece, è stato il movente riferito all’omicidio della figlia: Domenica Ruggiano, infatti, ha riferito di averle sparato perché Rosa aveva allacciato da alcuni mesi una relazione sentimentale che non sarebbe stata ben vista dai familiari. Una giustificazione che gli investigatori intendono verificare.
L’arresto della donna è stato eseguito oggi, a distanza di quattro giorni, perché, come aveva spiegato il procuratore di Castrovillari Domenico Giacomantonio dopo la confessione, il fermo non era possibile ed i magistrati volevano esaminare gli atti prima di chiedere l’emissione di un provvedimento restrittivo.
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