7 marzo 2012

I militari della compagnia dei carabinieri di San Donato Milanese hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili dell'omicidio di Saverio Luca Verrascina, ucciso da due colpi di pistola davanti alla propria abitazione a San Giuliano Milanese, lo scorso 10 gennaio, in via dei Mille. Le indagini hanno permesso di individuare altre persone che dovranno rispondere, a vario titolo, della violazione delle norme inerenti le sostanze stupefacenti, detenzione di armi comuni e da guerra, ricettazione, lesioni e sequestro di persona.
I quattro arrestati sono Carlo Caiazzo, Maurizio Lamanuzzi, Armando Esperto e la madre di Caiazzo, Cristina Del Prete, già indagata per associazione a delinquere di stampo mafioso. Jean Jannaccio è stato arrestato con l'accusa di lesioni gravissime e sequestro di persona per aver partecipato, con la vittima, alla spedizione punitiva che fu all'origine del delitto, due giorni prima. Una sesta persona, Salvatore Pirone, è stato arrestato per il possesso illegale di armi. Secondo le indagini dei carabinieri, che si sono incrociate con quelle della squadra mobile di Como su un traffico internazionale di droga, Verrascina e Jannaccio avevano sequestrato e picchiato, due giorni prima, l'autore materiale del delitto, Giuseppe Pellettieri, arrestato poco dopo l'omicidio e legato ai Caiazzo, per punirlo per uno sgarro: da due anni Pellettieri era debitore di
4mila euro per aver comperato un chilogrammo di hashish.
L'uomo era stato prelevato a casa da Verrascina, ritenuto un picchiatore, e da Jannaccio, davanti a moglie e figli, portato in un luogo appartato e pestato pesantemente, tanto che rischiò di perdere un occhio. Uno sgarro che la famiglia Caiazzo, originaria di Torre Annunziata e ritenuta legata al clan camorristico dei Gionta, non poteva lasciare impunito.
E sarebbe stata la madre di Carlo Caiazzo a promuovere la punizione:
Si rispetta il cane per rispettare il padrone
ha detto in un' intercettazione telefonica.
I quattro uomini, a cui è contestato l'omicidio volontario con il dolo eventuale (come alla Del Prete), erano andati a San Giuliano per accompagnare Pellettieri ancora malconcio dopo il pestaggio. Lo steso Pellettieri aveva fatto fuoco sei volte, colpendo Verrascina a una gamba e alla schiena, mentre fuggiva, con un colpo di pistola calibro 22 che gli aveva perforato un polmone, uccidendolo.
Pellettieri era stato individuato grazie alle telecamere di sicurezza di uno stabile e aveva confessato il delitto, attribuendosene tutta la responsabilità. Confessò di aver gettato in un canale la calibro 22, arma del delitto. A Esperto, invece, sono state trovate due pistole e un mitragliatore kalashnikov.


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