17 gennaio 2012

12 novembre 2011 - Botte, strangolamenti e minacce col coltello sull’adolescente figlia: in aula il dramma di una cinese I medici avevano fotografato i segni sul collo della ragazza, ora accolta e protetta in una comunità.
A scuola non voleva cambiarsi. Aveva paura che i compagni vedessero i lividi al collo e le ferite al braccio. A procurarglieli era la madre violenta. Non fai bene le pulizie? Botte. Torni tardi? Botte. In un’occasione, quella in cui una professoressa si è accorta dei lividi sul corpo della quindicenne, la madre era arrivata a tentare di strangolarla: con una mano le tirava i capelli all’indietro, con l’altra l’ha afferrata al collo. Poteva morire soffocata, hanno detto i medici che l’hanno visitata.
La vittima delle violenze, che sarebbero durate dal 2004 al 2009, è una ragazzina di origini cinesi che ora ha diciassette anni. Ieri è iniziato il processo a carico della madre, accusata di maltrattamenti in famiglia. Si tratta di abuso di mezzi di correzione, secondo il legale della donna, l’avvocato Francesco Murgia. Ben diversa la posizione del pubblico ministero Valeria Sanzari: si tratta di violenze brutali, ripetute, quasi sempre immotivate. A spiegare quel «quasi» sono stati i due fratelli della ragazzina, sentiti ieri come testimoni. In un’occasione, infatti, la giovane aveva tentato di rubare un dvd al supermercato: la madre l’aveva picchiata. Ma gli episodi sono stati tanti, secondo gli stessi fratelli. Almeno una decina, e quasi sempre per futili motivi. Una violenza furiosa: in un’occasione, secondo quanto raccontato dalla ragazza, la madre l’avrebbe minacciata con un coltello, costringendola a rifugiarsi e nascondersi sotto il letto.
Era il 2009 quando una professoressa dell’istituto professionale si è accorta di qualcosa di strano: la ragazza non voleva cambiarsi prima di una lezione pratica, lo faceva in disparte. Nei giorni precedenti, indossava sempre maglioni a collo alto. La docente ha visto i lividi al collo, le ha chiesto come se li fosse procurati. La giovane prima ha cercato di minimizzare, poi ha raccontato tutto. E’ stata portata in ospedale: i medici hanno fotografato quelle lesioni. Stava per essere strangolata, hanno detto. Sul braccio, poi, all’altezza della spalla, la pelle era stata martoriata con degli aghi da cucito. Da lì le indagini della squadra mobile di Treviso che hanno portato la madre, Y.Y., al rinvio a giudizio per maltrattamenti in famiglia.
Sono tre i professori che hanno visto i lividi. A.M. è stata sentita ieri come testimone. Gli altri due sono S.B. e A.B., un professore e una professoressa. Il processo torna in aula il prossimo 16 gennaio. La ragazza è via di casa da quell’ultimo episodio: ora vive in una comunità. Ha raccontato che le botte sono inziate quando era ancora alle elementari. Ora sta cercando di costruirsi una vita lontana da quelle violenze. Ha anche vinto una borsa di studio.

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17 gennaio 2012 - Violenze fisiche e di privazione della libertà, queste le accuse mosse contro una mamma di 45 anni, la cinese Le Yuhzu, nei confronti della figlia di soli 10 anni. La donna è stata condannata oggi a quattro anni di reclusione per il reato di maltrattamenti continuati in ambito familiare.
Delle condizioni della bambina si erano accorti gli insegnanti che avevano segnalato i fatti alla magistratura. I maltrattamenti sarebbero proseguiti in un arco di tempo compreso fra il 2004 ed il 2009. La difesa ha sostenuto invano che l'atteggiamento della genitrice sia correlato ad un'impostazione educativa caratteristica della cultura cinese.
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