23 dicembre 2011

Una ragazza quasi maggiorenne si inventa una violenza sessuale per far colpo su un altro uomo e fa rischiare le manette al suo spasimante di quasi 30 anni più vecchio. Adesso che il peggio è passato, il rappresentante di abbigliamento valdagnese Andrea Donà, può essere contento e tirare il classico sospiro di sollievo. Ha rischiato di essere arrestato per una ipotizzata "torbida storia di sesso, violenze ed sms pornografici" con una bella veneziana che voleva ritagliarsi la parte della vittima umiliata. Ma una volta in aula il quadro delle accuse si è radicalmente ridimensionato. Era stata la stessa ragazza a inviare a un amico gli insidiosi "sms" attribuendoli al suo persecutore sessuale, appunto il ventilato «maniaco vicentino», nei quali descriveva di essere stata "legata a un letto e violentata".
In realtà l'obiettivo della ragazza era di fare breccia nel cuore del fidanzato della cugina. Per questo ha costruito in maniera diabolica il canovaccio di una storiaccia nella quale Donà, 46 anni, di Valdagno, difeso dall'avvocato Elena Peron, ci ha messo un po' del suo.
«Signor giudice - ha detto quasi piangendo in un drammatico confronto all'americana in tribunale a Padova -, è vero, le ho dato un bacio, ma prima gliel'ho chiesto. È anche vero che l'ho toccata, ma anche in quel caso gliel'ho domandato, anche se era un gesto d'affetto, tanto che lei ha detto di sì. Non c'è stato nient'altro, lo giuro. Per questo, venire accusato di averla violentata è assurdo, una follia perché non le ho fatto proprio nulla».
Avete presente la storia dello stupro inventato dalla ragazza torinese, che ha innescato la reazione xenofoba contro i rom? La vicenda ha dei punti di contatto, almeno nella parte in cui la ragazza ha architettato i reati più gravi.
Invece, tra lo sconcerto di giudice e pm, nel corso della testimonianza è emerso che la ragazza, nata nel maggio 1993, per far colpo sul moroso della cugina gli ha inviato "sms" che a suo dire sarebbero stati spediti da Donà, in versione maniaco, per incastrarlo. Il contenuto irriferibile.
Il dato storico è che quando D.F.M., 38 anni, di Legnaro, ha letto i messaggini mostratigli dalla presunta vittima, credendo che fossero veri, e dunque immaginando che l'interlocutrice fosse stata stuprata, dopo essersi consultato con l'amico G.S., si è rivolto ai carabinieri di Padova. È così è scattata la "caccia al maniaco". La prima relazione investigativa è finita nelle mani del pm Roberti che, tenuto conto della specificità dei fatti attribuiti allo sconosciuto, poi identificato in Donà, ha valutato anche l'ipotesi di catturarlo.
Contro Donà indubbiamente giocava la macroscopica differenza d'età. Pare che con una scusa avesse avvicinato la minore verso la fine dell'anno scolastico 2010 a Mirano. Tra i due era nata un'amicizia fin troppo sbilanciata, col vicentino che si sarebbe infatuato, ma nell'ambito del lecito. «È vero, giudice, l'ho baciata in auto - ha ripetuto Donà nel corso dell'incidente probatorio -, ma gliel'ho domandato. Sono una persona per bene». Poi la giovane ha inventato gli sms per far colpo sull'uomo col quale voleva allacciare una storia d'amore, trascinando l'ingenuo Donà in un vortice psicologico-sentimentale-giudiziario che avrebbe potuto costargli le manette.


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