20 marzo 2010

aggiornamento del 30 giugno 2012
Facevano arrivare ragazze dalla Nigeria per poi tenerle segregate e obbligarle a prostituirsi versando loro quanto guadagnato sulla strada. Una vera e propria organizzazione, dedita alla tratta, riduzione in schiavitù e favoreggiamento all’immigrazione clandestina di donne reclutate in Nigeria, stroncata un anno fa dalla grazie all’operazione denominata “Trolley”, condotta dalla squadra mobile di Piacenza e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Bologna.
Otto le persone che erano finite in manette al termine delle indagini: nei confronti di due di loro, entrambe nigeriane di 31 e 44 anni, sono state emesse nuove ordinanze di custodia cautelare. Erano loro, secondo gli inquirenti, ad occuparsi della “gestione” delle ragazze, sei o sette in tutto, tenute in un’abitazione in città; le giovani venivano obbligate a prostituirsi sotto la minaccia di ritorsioni ai familiari e riti voodoo, con tanto di galline sgozzate.
Pesanti le nuove accuse nei loro confronti, dopo che il Tribunale Distrettuale della Libertà di Bologna ha accolto il ricorso presentato dal pubblico ministero titolare delle indagini: la 44enne dovrà ora rispondere di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, la connazionale di riduzione in schiavitù e tratta di persone. 
Tutto era partito nel marzo 2010, dopo che una giovane nigeriana, scappata dai suoi aguzzini, era stata aggredita e rapinata nei pressi della stazione di Crema. Agli inquirenti aveva raccontato la sua storia, tristemente simile a quella di altre connazionali: sbarcata a Lampedusa proveniente dalla Libia, aveva ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari ed era stata portata a Piacenza e obbligata a prostituirsi nella zona della Caorsana e lungo la strada per Cortemaggiore, per pagare il debito contratto con le sue sfruttatrici, una cifra che andava dai 50 ai 70mila euro.
La ragazza veniva malmenata e, in un’occasione, era stata sfregiata dalla “madame”, la nigeriana 30enne destinataria della nuova ordinanza di custodia.
Nei guai erano finiti anche una terza nigeriana di 41 anni, un piacentino 73enne proprietario dell’appartamento, posto sotto sequestro, in cui le giovani erano “ospitate”, e due tassisti che, quando la “madame” si era spostata nella zona di Ascoli, si sarebbero occupati di accompagnare lei e altre ragazze sulla strada per poi riportarle nelle loro abitazioni in cambio di denaro. Altre due persone, un uomo di 50 anni ed una 25enne nata in Nigeria ma con cittadinanza italiana, risultano al momento latitanti.
Per i sei imputati nei giorni scorsi si è aperto il processo in Corte d’Assise: i giudici hanno accolto un’eccezione preliminare degli avvocati difensori e inviato l’udienza al prossimo 5 novembre.

aggiornamento del 4 giugno 2011
La Polizia di Stato di Piacenza - in collaborazione con la Questura di Teramo, la Sezione Polizia Stradale di Ascoli Piceno e il Commissariato di Crema - ha eseguito 8 ordinanze di cautelari e numerose perquisizioni domiciliari per tratta, riduzione in schiavitù e favoreggiamento all'immigrazione clandestina e per aver agevolato la prostituzione delle cittadine nigeriane fatte giungere in Italia, costrette a vendersi per saldare il debito contratto con l'organizzazione criminale.
Le donne venivano reclutate in Nigeria, accompagnate sino in Libia e da lì venivano imbarcate alla volta di Lampedusa.
Le indagini degli uomini della squadra mobile hanno accertato che una ragazza, che voleva sottrarsi all'organizzazione, è stata picchiata dalla sua sfruttatrice, che le ha sfregiato il volto in modo permanente.


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