29 marzo 2011

GERLIBACH - Si tiene oggi davanti al Tribunale cantonale di Nidvaldo il processo contro una donna di 48 anni, accusata di omicidio colposo per la morte dei due bambini travolti da un ruscello in piena il 17 luglio 2009, un dramma che aveva scosso l'intera Svizzera. Una delle vittime era sua figlia, di 11 anni, l'altra un bebè di sei mesi affidato all'imputata . Il pubblico ministero chiede 14 mesi di detenzione con la condizionale. La sentenza è attesa in serata.
Nel pomeriggio di una giornata con abbondanti precipitazioni la donna, che voleva visitare l'amico a Soletta, aveva fatto rincasare la figlia da Lucerna a Wolfenschiessen (NW), assieme ad una bimba di quattro anni e al fratellino di sei mesi, che le erano stati affidati da un'altra famiglia [e che lei aveva sbolognato alla figlia 11enne - ndr]. I tre scesero però dal treno solo a Grafenort, due stazioni dopo Wolfenschiessen sulla linea Lucerna-Engelberg, e per percorrere i circa cinque chilometri di distanza verso casa si incamminarono lungo un sentiero di campagna.
Verso le 19.00 i ragazzini tentarono di attraversare il Gerlibach, un rigagnolo di solito innocuo ma che in quel momento era in piena: la undicenne ed il bebé, portato in carrozzina, furono trascinati via dalla corrente. L'allarme venne dato verso le 21.00 quando la bimba di quattro anni, fradicia di pioggia, bussò alla porta di una fattoria. Il corpo della figlia dell'imputata venne rivenuto tre mesi più tardi nel delta dell'Engelberger Aa. Il più piccolo non fu mai ritrovato.
Oltre che di omicidio colposo la donna è accusata anche di violazione del dovere di assistenza o educazione: se avesse accompagnato lei stessa i bambini a casa verosimilmente la tragedia si sarebbe evitata, ha affermato il pubblico ministero, rimproverando all'imputata di essersi comportata da egoista.

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