5 febbraio 2011

Avrebbe perseguitato a tal punto la famiglia della sorella con l'obiettivo di avere per sè il cognato, che la sconcertata e sconfortata congiunta avrebbe deciso di togliersi la vita in più di un'occasione. È il drammatico retroscena di un'indagine per stalking che ha portato una pensionata vicentina in tribunale. È stata infatti rinviata a giudizio e dovrà presentarsi fra breve in tribunale.
Alla sbarra, a partire dal 18 febbraio, ci sarà M. L. S., 61 anni, residente nella valle dell'Agno (le iniziali sono a tutela della sorella, altrimenti riconoscibile). La donna, un anno e mezzo fa, aveva subito il provvedimento firmato dal giudice Agatella Giuffrida di divieto di frequentare i suoi parenti e di telefonare loro. Se non avesse obbedito all'ordine del gip avrebbe rischiato di finire in galera.
In base a quanto era stato ricostruito dalla polizia della procura, coordinata dal pubblico ministero Claudia Dal Martello, la pensionata nel corso del 2009 aveva iniziato a tormentare in maniera sempre più pressante la famiglia di sua sorella, che abita nell'Est Vicentino. L'obiettivo, in base alle ipotesi formulate all'epoca, era suo cognato, cioè il marito della sorella. Ma in realtà le vittime dello stalking erano anche le figlie, che stressava con una valanga di telefonate ed sms. Lo scopo di quel pressing era convincere la sorella a lasciare il marito (voleva avere lei una relazione con il cognato?), e per questo raccontava alla sorella e alle nipoti di avere avuto svariati rapporti sessuali con lui. «Sei una cornuta», era il suo ritornello. Inutile dire che, a detta degli interessati, si trattava di bugie folli.
La sorella, fra l'altro, soffriva già dal punto di vista psicologico e nei lunghi mesi di tormento tentò per ben tre volte di togliersi la vita. Fra l'altro fu ricoverata in una casa di cura nel Padovano, per riprendersi, ma la pensionata l'avrebbe raggiunta anche là, e l'avrebbe chiamata ripetutamente al telefono. Lo stress derivato dal comportamento di M. L. S., peraltro, non avrebbe fatto altro che peggiorare le condizioni di salute psicofisica della sorella, e l'avrebbe indotta a cercare di farla finita.
I parenti, esasperati, si erano pertanto rivolti all'avv. Anna Pase e presentarono un dettagliato esposto che diede il via all'inchiesta della procura. I poliziotti dell'ispettore Michele Castrilli raccolsero varie testimonianze per chiarire la dinamica di quei rapporti, il numero delle telefonate e il loro contenuto. Fra l'altro, la famiglia molestata fu costretta a cambiare le abitudini di vita per cercare di evitare, per quanto possibile, di incappare nella pensionata, che avrebbe messo in atto il suo progetto rincorrendo i suoi parenti nei loro spostamenti, anche in città.
La pensionata, che è difesa dall'avv. Adriano De Marchi, ha sempre respinto le accuse, anche quando venne interrogata dal giudice dopo il provvedimento di divieto di entrare in contatto con i famigliari. Dopo il divieto, peraltro, la donna avrebbe cambiato atteggiamento, consentendo alle presunte vittime di tirare un sospiro di sollievo e di riprendere una vita un po' più normale.
In aula saranno ascoltati anche vari testimoni, che secondo l'accusa contribuiranno a chiarire al tribunale i riflessi, pesantissimi, del pressing della pensionata a carico dei congiunti.


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