20 luglio 2011










aggiornamento del 15 settembre 2015
Sedici anni di carcere ad entrambi, a conferma della sentenza di secondo grado. E’ la “pietra tombale” messa ieri in serata dalla Cassazione su una delle vicende di sangue più sconcertanti (cioè l’omicidio di Rodolfo Moretti) ad opera degli allora parenti-amanti Ylenia Moretti (figlia 25enne della vittima) e il 47enne Matteo Zanetti (lo zio della giovane).
Un omicidio inquadrato fin dal primo momento con Ylenia come “regista” dell’assassinio del padre e Zanetti come esecutore materiale del delitto, a fucilate, che avvenne a Tagliata di Luzzara il 20 luglio 2011.
Ieri la Suprema Corte (il giudizio è con rito abbreviato) ha respinto tutti i ricorsi presentati dalle parti, rimarcando quanto già deciso in Corte d’assise d’appello a Bologna relativamente alle condanne.
In udienza il procuratore generale ha chiesto il ripristino della condanna di primo grado per Ylenia (30 anni di carcere), ritenendo non concedibili le attenuanti generiche alla 25enne, visto il peso delle aggravanti presenti: premeditazione, futili motivi, il legame di discendenza con la vittima, il potere di persuasione sullo zio innamorato perso di lei, la mancata collaborazione in sede processuale.
«Stiamo parlando di una giovane – rimarca l'avvocato di parte civile – che ha tentato già prima di uccidere il padre (per il tentato omicidio e le minacce al nordafricano che voleva assoldare come killer ha patteggiato 4 anni e 10 mesi di reclusione, ndr) e con le stesse modalità è poi coinvolta nel successivo delitto del genitore».
http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2015/09/15/news/spinse-lo-zio-a-uccidere-il-padre-confermati-i-16-anni-per-ylenia-1.12098331
aggiornamento al 23 aprile 2013
(ANSA) - Trent'anni a Ylenia Moretti, 22 anni, per concorso materiale nell'assassinio del padre, Rodolfo Moretti, ucciso il 20 luglio 2011, e 16 anni allo zio della ragazza, Matteo Zanetti, 45 anni, come autore materiale del delitto.
E' la sentenza emessa oggi pomeriggio dal giudice del tribunale di Reggio Emilia al termine del processo con rito abbreviato per il delitto avvenuto a Luzzara di Reggio Emilia circa tre anni fa.
Con il parente acquisito la ragazza aveva intrecciato una relazione.
http://wwww.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/04/23/Padre-ucciso-cognato-30-anni-figlia_8601563.html

aggiornamento al 15 dicembre 2011
Ylenia Moretti e la madre, Claudia Roberta Franchi, hanno patteggiato rispettivamente 4 anni e 10 mesi e 4 anni e 8 mesi di reclusione per il tentato omicidio di Rodolfo Moretti, padre di Ylenia e marito di Claudia.
Insieme a loro il giudice dell'udienza preliminare Giovanni Ghini ha condannato a 4 anni e 9 mesi l'amico suzzarese di Ylenia, Davide Giorgi. Nessuno dei tre condannati era presente in aula. La vicenda risale a due anni e mezzo fa quando a Luzzara, l'8 gennaio 2010, Rodolfo Moretti venne aggredito da un killer che sarebbe stato ingaggiato per ucciderlo dalla figlia Ylenia con la complicità della madre e dell'amico Davide Giorgi.
Ma per Ylenia non è finita qui. Infatti dovrà rispondere anche dell'omicidio del padre Rodolfo Moretti che fu ucciso dal cognato il 20 luglio scorso a colpi di fucile. La figlia, che era stata scarcerata, è tornata dietro le sbarre con l'accusa di aver concorso all'assassinio del padre che è stato commesso dallo zio, Mauro Zanetti, che aveva intrecciato una relazione con la nipote quando quest'ultima era ai domiciliari a casa sua.
La figlia, secondo gli inquirenti, sarebbe la mente che ha mosso la mano di Matteo Zanetti. Secondo gli inquirenti l'omicidio del Moretti sarebbe stato soltanto l'inizio: a quanto affermato dallo stesso sostituto procuratore Luciano Padula, titolare dell'inchiesta, la ragazza aveva intenzione di togliere di mezzo - non si sa se per mezzo dello zio o di un altro killer - anche la zia Dominique e la cugina Katia Bosi. Questo, almeno, quanto sarebbe emerso dalle intercettazioni in mano agli investigatori e da testimonianze raccolte dagli stessi.

aggiornamento al 3 novembre 2011
Ylenia Moretti è stata arrestata dai carabinieri ieri sera intorno alle 21 nell'abitazione di via Lorenzini per concorso morale in omicidio. La 21enne si trova ora nel carcere femminile di Modena, dove è stata ricondotta dopo l'interrogatorio avvenuto a Reggio nel primo pomeriggio di oggi in merito all'omicidio del padre, Rodolfo Moretti, avvenuto lo scorso 19 luglio a Tagliata di Guastalla.
La figlia, secondo gli inquirenti, sarebbe infatti la mente che ha mosso la mano di Matteo Zanetti, cognato di Moretti poiché marito della sorella Dominique e, soprattutto, zio di Ylenia con la quale aveva una relazione dallo scorso novembre 2010. La ragazza era già stata accusata di duplice tentato omicidio in concorso del padre insieme alla madre, Roberta Franchi.
La vera notizia di giornata, tuttavia, è che l'omicidio del Moretti era soltanto l'inizio: a quanto affermato dallo stesso sostituto procuratore Luciano Padula, titolare dell'inchiesta, la ragazza aveva intenzione di togliere di mezzo - non si sa se per mezzo dello zio o di un altro killer - anche la zia Dominique e la cugina Katia Bosi. Questo, almeno, quanto sarebbe emerso dalle intercettazioni in mano agli investigatori e da testimonianze raccolte dagli stessi. All'ordinanza eseguita ieri sera dai carabinieri ed emessa dal gip Antonella Pini Bentivoglio si è però arrivati anche grazie all'interrogatorio fiume dello stesso Zanetti tenutosi la scorsa settimana in tribunale a Reggio. Nella circostanza, evidentemente, l'uomo deve aver fornito dettaglie preziosi che hanno poi convinto il giudice a procedere.
La vicenda è comunque ancora lontana dall'epilogo, poiché l'indagine in atto resta aperta e un concorso morale in omicidio è difficile da dimostrare. Il pm, poco prima di presenziare alla conferenza tenutasi oggi alla caserma dei carabinieri di corso Cairoli a Reggio, ha interrogato la giovane che, difesa dall'avvocato Mauro Messori del foro di Mantova, ha negato tutto mostrandosi calma, tranquilla, per nulla preoccupata dell'arresto, dell'omicidio e di tutto ciò che ne è derivato. E, in primis, perfettamente capace di intendere e di volere.
Per ora la madre di Ylenia, Roberta Franchi, indagata pure lei per il tentato omicidio del marito e tuttora ai domiciliari, non risulta interessata da nessun provvedimento dell'autorità giudiziaria. Quella stessa madre che, al pari della figlia, è da subito apparsa parecchio smaliziata agli investigatori, che mai sono riusciti a cogliere dalle comunicazioni telefoniche delle due o tra le due qualcosa di davvero compromettente ai fini dell'indagine. A differenza di Zanetti che, da incensurato, è stato diverse volte tradito dalla propria ingenuità.
Il dettaglio che più di tutti ha lasciato sgomento chi lavora a questo caso è l'assoluta mancanza di giustificazioni dietro all'omicidio e alla pianificazione della strage. O meglio, una mancanza di giustificazioni logiche. Perché, una volta appurato che un rapporto nipote-zio non è ovviamente naturale, tutto il resto non fa parte della logica. Che, invece, riaffiora crudelmente se si pensa che Moretti, venuto a conoscienza del rapporto incestuoso tra i due, aveva intenzione di chiedere al giudice di spostare il luogo di detenzione di Ylenia - allora nella residenza di Zanetti a Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) - per allontanarla dal cognato. L'uomo, venutolo a sapere, per paura di perdere la ragazza di cui era follemente innamorato, ha accelerato il processo che, comunque, lo avrebbe prima o poi portato a uccidere Moretti poiché letteralmente vessato dalla nipote-amante.
Una vera e propria ammaliatrice "con un carattere fortissimo, una personalità dirompente se si pensa che ha poco più di 20 anni", ha affermato lo stesso Padula. Basti pensare che per convincere lo zio a uccidere il padre, gli aveva promesso una vita insieme con tanti figli, una casa in campagna con animali e piscina. Magari, costruita pure con i soldi ereditati dalla morte del povero padre.
Un piano diabolico, architettato per togliere di mezzo chiunque potesse metterle i bastoni tra le ruote. Ora che la macabra verità, il disegno di morte è venuto a galla, resta solo un "piccolo" dettaglio da chiarire: perché?

aggiornamento al 6 aprile 2010
Divorata dai debiti, voleva la morte del marito per ereditare il gruzzolo in banca del coniuge e la casa. E' la nuova «svolta» alle indagini sul tentato omicidio di Rodolfo Moretti: ieri mattina, alle sei, sono scattate le manette anche per la moglie Roberta Franchi.
Un fermo che parte, quindi, da un movente - perlomeno relativamente alla moglie - che appare ben distante da quello del padre-padrone che avrebbe tiranneggiato a tal punto la famiglia nella casa di via Lorenzini da «alleare» la madre e la figlia Ylenia per cercare di far fuori il congiunto.
Gli accertamenti dei carabinieri - coordinati dal sostituto procuratore Valentina Salvi - avrebbero fatto «emergere» in queste due intense settimane d'indagini il lato oscuro della moglie di Rodolfo, dissanguatasi per il vizio del gioco (videopoker e il Lotto le sue grandi passioni, a cui non avrebbe mai saputo resistere) ma anche per essersi ripetutamente rivolta a cartomanti (per problemi sentimentali o di salute?) dalle tariffe non proprio economiche per le sue tasche.
Insomma per la procura di Reggio l'attrazione fatale per l'occulto e i giochi avrebbero pian piano spinto la donna verso un precipizio economico da cui non riusciva a risollevarsi, arrivando a ideare un piano diabolico contro il marito pur di raggranellare dei soldi.
E le persone che «ruotano» attorno alla madre di Ylenia - amici e colleghi di lavoro alla casa protetta di Luzzara - hanno dato indicazioni e conferme a quanto in mano agli inquirenti, parlando di una donna disperata, che chiedeva prestiti in giro, dopo aver probabilmente prosciugato i propri risparmi.
Una moglie così - inguaiata nonostante avesse un lavoro sicuro - non aveva mai creato sospetti nel marito Rodolfo? Il capofamiglia teneva d'occhio i conti bancari che potrebbero aver dato «spunti» interessanti ai carabinieri?
Ma ancor più interessante sarà capire quali fossero le vere «relazioni» fra madre e figlia, entrambe ora in cella con l'accusa di concorso in tentato omicidio.
Una prima pista: Ylenia era succube della mamma indebitata e s'era prestata al suo progetto omicida?
Oppure le due donne avevano due moventi diversi, ma confluenti in un unico inquietante obiettivo, cioè liberarsi definitivamente di Rodolfo? Di certo Ylenia di cose da nascondere al padre ne aveva parecchie (i fallimenti scolastici, il lavoro mai trovato, la patente mai conseguita, amicizie e fidanzati non all'altezza delle attese del padre), ma la recente «rottura» con la madre («Non la voglio vedere») potrebbe essere il segnale che lei sul ruolo del genitore in questa storia sa molto di più e nei prossimi giorni non è da escludere che si decida a raccontarlo a chi indaga. In quest'ambito l'incontro in carcere fra Ylenia e il padre Rodolfo può aver avuto un ulteriore peso: Moretti si è chiuso a riccio («Per ora preferisco non dire nulla»), ma è apparso più sollevato dopo aver parlato con la figlia e questo non è un aspetto di poco conto considerando la condizione di un uomo che, dall'oggi al domani, si è ritrovato al centro di un tentato omicidio (l'8 gennaio per le coltellate infertegli dal suzzarese Alex Granata) e di un secondo progetto di morte (poi abortito per le rivelazioni del killer ingaggiato).
Rodolfo ha parlato di perdono fin dai primi momenti: ora si ritrova ad avere moglie e figlia dietro le sbarre.
http://gazzettadireggio.gelocal.it/dettaglio/il-giallo-di-luzzara-altre-manette-stavolta-tocca-alla-mamma-di-ylenia/1914786

22 marzo 2010 - Ingaggia due sicari per ammazzare il padre, ma entrambi falliscono. E' accaduto a Reggio Emilia, dove una giovane mantovana residente nel reggiano, ha assoldato due differenti persone: la prima ha agito colpendo a coltellate la vittima, che è rimasta ferita, l'8 gennaio scorso; la seconda, invece, non ha portato a compimento "l'incarico" criminale organizzato dalla figlia.
La ragazza è stata fermata dai carabinieri. Nell'inchiesta sono indagati anche la madre e un amico mantovano. Quest'ultimo è stato sottoposto a fermo per concorso morale nel tentato omicidio dell'8 gennaio. Le indagini sono state coordinate dal Pm di Reggio Emilia Valentina Salvi.
link alla notizia:
www.repubblica.it/cronaca/2010/03/22/news/killer_per_ammazzare_padre-2823379/
(Apcom) E' una 19enne di Luzzara la ragazza fermata dai carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia e della compagnia di Guastalla per avere assoldato, in due riprese, due sicari per uccidere il padre. Insieme a lei è stato sottoposto a fermo anche un amico che l'aveva aiutata nel tentato omicidio dell'8 gennaio scorso, ed è stata indagata anche la madre della ragazza. La giovane avrebbe voluto metter fine alla condizione di "assoggettamento" vissuta da anni da lei e dalla madre. A tradirle il secondo killer contattato, che ha denunciato tutto ai carabinieri.
Il 'bersaglio', il padre, credeva che la figlia fosse in America, ignaro che i 5.000 euro che le aveva consegnato per la vacanza erano stati utilizzati per dare l'acconto al nuovo killer che doveva ammazzarlo. La ragazza era invece in una casa vicino all'abitazione di famiglia. Lì i carabinieri l'hanno trovata. L'accusa è di concorso in tentato omicidio.
Il primo tentativo avvenne l'8 gennaio scorso, quando il 22enne mantovano Alex Granata accoltellò il 42enne luzzarese. L'aggressione allora era parse priva di movente. I due non si conoscevano, né si erano mai visti prima. Il giovane si avventò contro il padre della ragazza e lo accoltellò alla spalla. Poi la colluttazione proseguì. Quando sul posto intervennero i carabinieri, il giovane aggressore disse di averlo fatto solo perché quell'uomo gli stava "antipatico".
Le successive indagini hanno invece rivelato un'altra realtà. Nonostante il fallimento, la ragazza ha poi assoldato un nuovo killer con il benestare della madre. L'anticipo era già stato consegnato: 5.000 euro, i soldi della presunta vacanza in America.
http://notizie.tiscali.it/feeds/10/03/22/t_02_20100322_000048.html?cro


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