8 febbraio 2010

Croara scoperto un feto gettato nel fosso

Il piccolo involucro abbandonato in una scarpata. L'ipotesi più accreditata è quella di un aborto procurato. Il pm ha disposto l'autopsia

NON bastavano delitti irrisolti, storie di riti satanici e leggende di scuole infestate dai fantasmi. E da ultimo, soprattutto, il giallo della sparizione, lo scorso 25 gennaio, dello studente universitario Mariano Cologna. Dall’altra sera la colline della Croara nascondono un altro terribile segreto: il ritrovamento di un feto umano, un corpicino all’interno di una sacca placentare che avrebbe dai due ai quattro mesi di gestazione. Differenza non di poco conto, dal momento che ai sensi della legge 194 l’aborto è consentito entro i tre mesi, dopo di che può diventare reato.


SONO stati i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di San Lazzaro a fare la macabra scoperta. Sabato, intorno alle 18, i militari stavano ispezionando la zona collinare nell’ambito delle ricerche dello studente scomparso. All’altezza di via Martiri di Pizzocalvo, dove la strada da San Lazzaro si arrampica verso la collina, hanno notato qualcosa che li ha spinti a fermarsi. Un paio di sci appoggiati lungo la scarpata erbosa dove la neve dei giorni scorsi si era già sciolta. E, a fianco, un piccolo involucro gelatinoso sporco di fango. Qualcosa che inizialmente aveva le sembianze di un budello animale e che in realtà era ben altro. Il medico del 118, allertato dagli stessi carabinieri, ha confermato che si trattava di un feto umano, abbandonato lì da non più di due giorni e che, a suo giudizio, poteva avere tra i 45 e i 60 giorni dal concepimento.

LA SACCA placentare è stata portata all’Istituto di medicina legale della Certosa su disposizione del pm Giuseppe Di Giorgio, che ha aperto un fascicolo, per il momento senza ipotesi di reato. L’involucro aveva un diametro di 15 centimetri e spetterà all’autopsia il compito di accertare il sesso della creatura, in quali circostanze è avvenuto l’aborto, se sia stato spontaneo o provocato, embrionale (entro sette settimane) o fetale (dall’ottava settimana). Dopo novanta giorni dal concepimento, l’interruzione di gravidanza può diventare omicidio, salvo nel caso di gravi malformazioni o patologie della madre o del feto. E comunque è sempre proibita se effettuata fuori da strutture sanitarie adeguate, come certamente è avvenuto in questo caso.

I CARABINIERI hanno contattato tutti gli ospedali di città e provincia, chiedendo se nei giorni scorsi avessero avuto ricoveri di donne incinte con complicazioni o emorragie, ma la ricerca non ha dato esito. L’ipotesi più accreditata è quella di un aborto provocato e che il feto sia stato lasciato lì volutamente. Lo confermerebbero l’assenza di tracce di sangue e il paio di sci usato come segnale. Quasi che qualcuno avesse voluto attirare l’attenzione dei carabinieri, sapendo che in questi giorni l’area della Croara è oggetto, da parte delle forze dell’ordine, delle ricerche dello studente trentino. L’indagine, nel tentativo di individuare la madre, si preannuncia complicata. Una volta risaliti al dna del corpicino attraverso l’autopsia, l’assenza di riferimenti con cui effettuare comparazioni renderebbe impossibile il compito di accertarne la maternità. L’ennesimo rebus per i carabinieri di San Lazzaro. Di certo, non è un bello spot per la Giornata della vita che si celebrava proprio ieri.

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