10 ottobre 2014

Come dimostrano diversi studi internazionali il binomio uomo violento/donna vittima tra le mura domestiche è necessariamente da rivedere. Senza alcun fondamento scientifico si tende a considerare la violenza domestica come violenza dell'uomo verso la donna anche se sempre più ricerche dimostrano che la donna può essere altrettanto violenta dell'uomo. La violenza della donna in famiglia non si dirige solo verso l'uomo, ma anche verso i figli, (vedi articolo) verso gli anziani e verso le donne stesse.

Alcuni studi (vedi ad esempio il lavoro dell'autrice americana Claire Renzetti: Violent Betrayal – Partner Abuse in Lesbian Relashionships) riportano risultati che confermerebbero che i rapporti tra donne lesbiche sono quasi altrettanto violenti dei rapporti eterosessuali. L'autrice sostiene anche che circa il 30% delle lesbiche ha subito violenze sessuali da altre donne.
(per maggiori dettagli vedi articolo tradotto dall'inglese, nel box qui sotto).

Sul tema della violenza delle donne sulle donne nei rapporti lesbici è uscito nel 2007 un Documentario dal titolo: Mi ha rubato la voce
Sul sito del documentario (al quale rimandiamo per maggiori notizie: http://www.rmdglobal.net/she-stole-my-voice) si legge:
“La società percepisce rispettivamente gli organi sessuali maschili come penetranti e distruttivi e quelli femminili come ricettivi e nutritivi. Nel giusto contesto, però, gli organi sessuali femminili possono essere altrettanto distruttivi”.
La violenza lesbica è un crimine così inconcepibile che le sue vittime incontrano ripetutamente la derisione e l'incredulità, sia dalla comunità che da parte di chi applica le leggi. A causa della prevalenza di tali risposte, gli aggressori possono colpire ripetutamente senza timore delle ripercussioni.

Sempre su questo tema pubblichiamo un estratto della monografia intitolata "The Silence Of The Screams: Female Violence In Intimate Relations” “Il silenzio delle urla: la violenza femminile nelle relazioni sentimentali” a cura dell'Associazione australiana per la Bigenitorialità.



LESBIAN PARTNER ABUSE

L’esistenza di attacchi donna-contro-uomo non è il solo aspetto sottaciuto riguardo alla capacità delle donne di esercitare violenze. Un altro aspetto della violenza femminile che gli specialisti sottostimano è la violenza nelle relazioni lesbiche.
Le vittima di violenze donne-contro-donne - una materia molto diffusa nella comunità lesbica è completamente ignorata – spesso sono viste come masochiste o pazze. Susan Morrow, uno degli autori dell’articolo del 1989 nel “Giornale di Consulenza Psicologica e Sviluppo” ha testimoniato di come una lesbica aggredita dalla sua partner è stata giudicata dalla terapista paranoica e borderline. Il fatto che la paziente fosse una vittima è stato completamente ignorato.
Morrow e la sua co-autrice, Donna Hawxhurst, hanno trovato che molti miti – secondo cui le donne sono meno aggressive degli uomini e perciò non picchiano, e che le donne sono incapaci di far molto male – hanno contribuito alla segretezza intorno alla materia delle violenze tra lesbiche. Suggeriscono che gli avvocati dei diritti delle donne rifiutano di riconoscere la violenza fra lesbiche perché ciò metterebbe a rischio l’analisi delle femministe che vedono il picchiare come una conseguenza del privilegio e potere maschili nella società.
Barbara Hart (1986), nella sua introduzione in un libro su lesbiche violente,riassume il caso delle vittime di lesbiche in relazioni intime scrivendo:
“E’ molto doloroso. Si ipoteca il nostro sogno di un'utopia lesbica. Contraddice la nostra convinzione sulla'insita non violenza delle donne…. e la scoperta di violenze da lesbiche…. può rafforzare l’arsenale di omofobie… eppure, se vogliamo liberare noi stesse, dobbiamo liberare le nostre sorelle.”
Come sopra annotato, secondo ognuno dei trenta studi condotti negli U.S.A. che hanno esaminato il comportamento di ambedue, uomini e donne, le donne commettono circa la metà delle violenze domestiche. Questa scoperta viene supportata dagli studi sulle relazioni lesbiche, che secondo la Professoressa Claire M. Renzetti, nel suo libro del 1992 “Tradimento Violento”, sono quasi così violente come le relazioni eterosessuali. Altre ricerche citate nel libro della Renzetti, ipotizzano che le relazioni lesbiche siano probabilmente più violente.
L’autrice scrive:
"Bologna, Waterman, and Dawson (1987) hanno scoperto un'alta incidenza di abusi nella loro indagine su un campione di 174 lesbiche autoselezionatesi. Circa il 26% delle interrogate, hanno dichiarato di essere state oggetto di almeno un’azione di violenza sessuale, il 59% erano state vittime di violenza fisica, l'81% aveva subito violenze verbali o emozionali. Allo stesso tempo il 68% delle interrogate hanno dichiarato di aver usato violenza contro l’attuale o più recente partner e che erano state a loro volta vittimizzate dalla partner.
Similarmente, in un'indagine su un campione non casuale di 1.099 lesbiche, Lie and Gentlewainer (1991) hanno trovato che il 52% delle interrogate erano state abusate da una donna amante o partner e che il 30% ammetteva di aver abusato di una amante o partner. Di quelle che erano state vittime di abusi, più della metà - 51% - hanno dichiarato che anche loro avevano commessi abusi verso le loro partners….. Gli abusi spaziavano dalle minacce e insulti verbali fino agli accoltellamenti e pistolettate. Veramente le abusanti mostravano una terrificante ingenuità nel selezionare la loro tattica di abuso: frequentemente sceglievano l’abuso più appropriato alla vulnerabilità della loro partner.”
A causa di problemi politici, non è stato semplice incamerare dati accurati, ma Martin Hiraga della “(U.S.) Commissione Nazionale Gay e Lesbiche”, ha dichiarato che tutta l’evidenza disponibile indica che (la violenza domestica fra lesbiche) si verifica né più né meno che nelle relazioni eterosessuali.
‘Anita’, una portavoce del “Centro Gestione Violenze Domestiche e Incesti” di Melbourne, ora impegnata in un programma per le vittime di violenza domestica fra lesbiche, ha dichiarato che il loro lavoro è grandemente complicato dal mito secondo cui le violenze contro le donne sono commesse esclusivamente da uomini. Ha anche espresso preoccupazione per la sottostima delle violenze non fisiche, viste come ‘problemi ordinari di relazione’: una relazione può essere straordinariamente abusiva senza che una partner violenta tocchi con un dito la sua partner. Questi tipi di abusi sono i più duri da fermare, perché difficili da spiegare.


26 novembre 2009
http://www.phac-aspc.gc.ca/ncfv-cnivf/publications/femlesbi-eng.php

(estratto)

National Clearinghouse on Family Violence
Health Canada
Public Health Agency of Canada
Health Issues Division
Address Locator: 1909D1
9th Floor, Jeanne Mance Bldg., Tunney's Pasture
Ottawa, Ontario K1A 1B4 Canada
Telephone: 1-800-267-1291 or (613) 957-2938
Fax: (613) 941-8930
FaxLink: 1-888-267-1233 or (613) 941-7285
TTY: 1-800-465-7735 or (613) 952-6396
Internet Homepage: http://www.phac-aspc.gc.ca/nc-cn


Pubblicato dal Ministero della Sanità canadese
Abuse in Lesbian Relationships: Information and Resources was prepared by Laurie Chesley, Donna MacAulay and Janice Ristock, and edited by Cynthia Stewart.
Toronto Counselling Centre for Lesbians and Gays


Prevalenza della violenza

Non ci sono statistiche attendibili che mostrino chiaramente la portata di questo problema. Alcuni studi hanno tentato di identificare l'incidenza della violenza lesbica, ma c'è stata scarsa concordanza nei risultati. Spesso bisogna affidarsi a rapporti aneddotici per poter apprezzare pienamente la portata dell’abuso all'interno della comunità lesbica. I risultati del nostro sondaggio indicano che il 66% delle intervistate (125 su 189) ha riferito di lesbiche che hanno avuto esperienze di abuso nei loro rapporti.
Fra le intervistate, 37 delle 189 hanno riferito di essere state sottoposte ad abusi. L’abuso subìto è stato prevalentemente descritto come psicologico o emotivo. 20 di loro hanno segnalato qualche tipo di aggressione fisica da parte di una partner, e quattro donne hanno riferito di essere state abusate sessualmente all'interno della relazione.
Delle donne che hanno identificato abusi nei loro rapporti, il 38% ha chiesto consulenza per gestire la violenza. Tuttavia, una minima parte delle lesbiche si rivolge ai tradizionali enti pubblici di assistenza sociale, legale o di prestazioni mediche. Ad esempio, nessuna delle intervistate si è rivolta alla polizia, ai rifugi anti-violenza o alle linee telefoniche d’assistenza alla violenza. Solo sei (16%), tra le lesbiche che hanno riferito abusi nei loro rapporti, hanno cercato aiuto nei servizi giuridici e medici. La maggioranza delle intervistate ha dichiarato che gli assistenti sociali, i sanitari ed i funzionari della polizia hanno bisogno di essere istruiti al fine di poter affrontare il problema.
La maggioranza delle nostre intervistate erano bianche, di classe media, non disabili, lesbiche. Questo campione non è rappresentativo della diversità culturale e socio-economica tra le lesbiche. Inoltre, il nostro piccolo campione non fornisce sufficienti informazioni per poter stabilire accurate e conclusive interpretazioni circa l'abuso all'interno della più ampia popolazione lesbica. La nostra ricerca vuole essere uno sguardo preliminare a questo problema.

Miti circa l’abuso

Ci sono molte spiegazioni dell’abuso in relazioni lesbiche basate su dei miti. In genere, questi miti riflettono e perpetuano stereotipi, paure e pregiudizi.
Di seguito alcuni dei miti più comuni:

Non ci sono abusi nelle relazioni lesbiche. Falso. Nonostante l’assunzione che le lesbiche si prendano cura e si diano sostegno l'una con l'altra, la violenza esiste in alcuni rapporti.

La violenza lesbica si verifica solo in rapporti con ruoli di sottomissione (maschio-femmina). Il “maschio” è l’autrice della violenza o la “femmina” è la vittima. Falso. Al di là del fatto che la maggior parte delle relazioni lesbiche non assume esplicitamente i ruoli di “maschio-femmina”, i ruoli stessi non stabiliscono automaticamente chi ha più potere o più desiderio di esercitare un maggiore controllo nella relazione. [n.d.r 1]

L’abuso fra lesbiche è reciproco. Entrambe le partner contribuiscono ugualmente alla violenza. Falso. Questa concezione deriva dalla convinzione che le relazioni lesbiche siano sempre paritarie. Nei rapporti violenti vi è spesso una colpevole e una vittima. L’autrice di violenza non può essere individuata da nessuna caratteristica, quali la dimensione, l'altezza o l’età. [n.d.r. 2] L’azione di difesa contro l’aggressore dev'essere esaminata accuratamente, perché potrebbe essere erroneamente interpretata sia come l'avvio della violenza, sia come un uguale contributo ai comportamenti violenti.

Le relazioni lesbiche violente coinvolgono lesbiche apolitiche o lesbiche che fanno parte della cultura lesbica dei bar. Falso. Infatti, la violenza nelle relazioni lesbiche non è limitata a un particolare "tipo" di lesbiche. L’abuso non è limitato dalla razza, classe, età, appartenenza politica e interessi.

La violenza lesbica è causata dall’abuso di sostanze, stress, violenza subita nell’infanzia o provocazione. Falso. Anche se tali fattori possono contribuire a spiegare perché l’autrice di violenza agisce in maniera violenta, non c’è una semplice relazione causa-effetto. L’aggressore può scegliere. Ella è responsabile per il suo comportamento e lo può controllare. Non ci sono scuse o giustificazioni per la violenza.

N.d.r.:

[1] Questa considerazione contraddice palesemente la tesi diffusa ed imperante, fra le istituzioni, per spiegare la violenza domestica eterosessuale: questa sarebbe causata dal prolungamento dei ruoli sessuali (maschio-dominante/ femmina-sottomessa), dove il maschio cercherebbe di imporre il suo dominio patriarcale sulla donna, nella relazione.

[2] Valutazione concordante con quanto affermato nell'approfondimento:
http://violenza-donne.blogspot.com/2010/08/controversia-sulla-ricerca-sulla.html

Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.


Ad oggi, non ci sono dati che tengano conto dell’altezza e del peso come fattori determinanti nella perpetrazione di abusi domestici. Per questo motivo qualsiasi valutazione della relativa maggiore forza fisica degli uomini come fattore determinante dell’abuso è strettamente speculativa. Anche se intuitivamente ha un senso che una persona di grande statura e maggiore forza abbia il vantaggio in un'aggressione fisica, sarebbe un errore credere che la relativa maggiore forza propria sia l'unico fattore determinante dell’esito di un'aggressione in famiglia. Segnalazioni aneddotiche di uomini abusati rivelano come donne di piccola corporatura possano esercitare paura e intimidazione, minacciando di sottrarre i propri figli, ed altre forme di abuso emotivo, come insulti e svilimento. Sappiamo tutti fin troppo bene che qualsiasi mancanza di forza può essere compensata da un'arma. Il caso di John Bobbitt e Lorena è paradigmatico in questo senso.

Teverola (CE) - Rapita e violentata da una donna
17 marzo 1995 - Sogni, piccoli sogni di ragazza: un marito, una casa, qualche soldo in banca e poi chissa' , un figlio... Carla non chiedeva molto al suo domani. Ma quel poco era gia' tanto in un paese come Teverola, dove la vita diventa vita davvero solo se la concedi in prestito a qualcuno. E la sua, Carla, l'aveva consegnata nelle mani di Angela Barra, trentunenne amante del boss Francesco Bidognetti, numero uno della mala nell' entroterra casertano. Quella donna le avrebbe aperto la scorciatoia per un paradiso fatto di illusioni in miniatura, ne era convinta. E invece le ha distrutto ogni speranza, segregandola per mesi in un appartamento e violentandola ripetutamente insieme a due uomini: il fratello Carmine Barra, di 32 anni, e l' amico Luigi De Vivo. Ma non basta.
Sull' amante del boss, e sui suoi complici, pesa un altro terribile sospetto: potrebbero essere stati loro a uccidere il 19 gennaio scorso Genovese Pagliuca, 25 anni, il garzone di macelleria che Carla sognava di sposare. Del resto, se su tutta questa storia non fosse calato il drappo nero dell' omerta' , probabilmente oggi Genovese sarebbe ancora vivo.
Invece la giovane coppia ha preferito tenere la bocca chiusa per mesi e sopportare in silenzio le aggressioni della donna e dei suoi accoliti. Aggressioni che sarebbero sfociate poi nell'omicidio. Ma proviamo a raccontarla tutta questa storia di provincia che, all'improvviso, vira nei colori scuri di un incubo.
La trama comincia nell' estate del ' 93. Carla, un' avvenente parrucchiera di 24 anni, lavora sodo perche' spera di sposare presto il ragazzo col quale fila ormai da mesi. Non sa, pero' , che Angela Barra, madre di 4 figlie, l'ha adocchiata da tempo: attraverso la vetrina della sua gelateria, la donna segue i movimenti di quella ragazza dai capelli castani. La scruta, l'avvicina e alla fine riesce a farsela amica. Alla prima occasione, poi, scatta la trappola.
E' settembre, quando Carla bussa alla porta di Angela. "Ho litigato con i miei genitori e sono andata via di casa . mormora tra le lacrime .. Adesso non so piu' dove andare...". "Non ti preoccupare - risponde la donna - starai qui con me e non avrai bisogno di nulla".
Ben presto, pero' , quelle quattro mura si trasformano in una prigione: le "avances" di Angela, prima timide, diventano sempre piu' insistenti e sconfinano nella violenza cieca. A dicembre, Carla viene addirittura portata in un'altra abitazione con porte e finestre blindate: restera' li' dentro per un mese, imbottita di sedativi, preda inerme della folle passione di Angela e degli abusi dei due uomini che la donna ha coinvolto nel sequestro. Soltanto per caso, una mattina del gennaio '94, la ragazza riesce a fuggire.
Quando torna a casa del fidanzato, pero', comincia un altro calvario. I due giovani, spinti anche dai genitori, decidono di tenere nascosta la vicenda: temono il disonore, ma soprattutto la vendetta della camorra. Pensano che l'unico modo per venirne fuori sia allontanare Carla da Teverola e lasciare il fidanzato in paese. Ma hanno fatto male i loro conti, perche' e' proprio sul ragazzo che si riversa la rabbia di Angela e dei suoi accoliti. Genovese perde il lavoro e la dignita': non passa giorno senza che venga aggredito. Va avanti cosi' per un anno. Ma non basta: Genovese viene ucciso.
Nemmeno questo, pero' , basta a sgretolare il muro dell' omerta' delle famiglie della coppia. Stavolta Carla non ci sta. Adesso vive sotto protezione in una localita' segreta.

Floridia (SR) - Violenta l'ex "amica": arrestata una donna
14 ottobre 1997 - Non si è rassegnata a vedere finire una storia d'amore, e dopo che l'amica l'aveva lasciata per un uomo, è diventata aggressiva e manesca, fino alle botte e alla violenza sessuale. Ora A.I., 22 anni, è finita in carcere a Catania in seguito alla denuncia della sua ex giovane amica, una ragazza diciottenne.

Teatro della vicenda Floridia, un piccolo comune sulle colline dell'entroterra di Siracusa, a una ventina di chilometri dal capoluogo. Nel gennaio scorso era nata la storia d'amore tra la ragazza e A.I., una donna conosciuta in paese per i suoi modi decisi e il suo aspetto mascolino. Le due donne si sono frequentate per qualche tempo, con il consenso della più giovane, e il legame sembrava consolidarsi. Poi la diciottenne ha cominciato a dare segni di insofferenza, ad avere dubbi, a essere sempre meno disponibile. Fino alla rottura, avvenuta nella scorsa primavera. Nel frattempo la giovane aveva cominciato a incontrare un ragazzo del paese, poi tra i due era nata una relazione sentimentale e lei aveva praticamente smesso di frequentare l'amica.
A.I. però non aveva voluto accettare la fine di quella loro storia, e, secondo la denuncia presentata dalla giovane, aveva cercato di convincerla in tutti i modi a tornare insieme a lei. La donna chiamava di continuo la giovane, la aspettava fuori di casa e se la incontrava in paese non perdeva occasione di farsi avanti. Una insistenza che successivamente si era trasformata in veri e propri atti di violenza. A.I. avrebbe anche picchiato la ragazza costringendola ad avere un rapporto sessuale. E proprio dopo l'ennesimo episodio di violenza da parte di A.I., la giovane, assieme alla madre e alla sorella si era presentata in Procura, a Siracusa, per presentare la denuncia che ha portato all'arresto di ieri, firmato dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa, Alberto Leone.

La ragazza ha raccontato ai magistrati di avere conosciuto la donna all'inizio dell'anno, casualmente, perché avevano conoscenti comuni. Da subito era nata una forte amicizia, ma A.I. a un certo punto si era innamorata della giovane, che comunque aveva corrisposto il sentimento. Le due poi erano andate a vivere insieme in un appartamento che condividevano con altre persone. Tutto è filato liscio per qualche mese, poi la più giovane si è stancata del rapporto e ha deciso di tornare a vivere con i genitori, malgrado la vivace opposizione della fidanzata, che continuava a dichiararle il suo folle amore. Tornando in famiglia, la ragazza pensava di risolvere la questione, ma era un'illusione. La donna abbandonata ha cominciato a chiamarla, l'aspettava sotto casa quando usciva, la minacciava e minacciava anche gli amici comuni. Per la giovane, che nel frattempo si era fidanzata con il coetaneo del paese, quella vicenda era diventata una persecuzione vera e propria: cercava di uscire di casa il meno possibile per non incontrarla, non diceva a nessuno dove andava, si nascondeva. Ma non aveva scampo: inesorabilmente se la trovava davanti, dapprima con implorazioni e tentativi di convincerla a tornare con lei parlandole, poi sempre più aggressiva e violenta, fino alle botte. Episodi che si ripetevano spesso, e che la giovane era costretta a subire. Una delle aggressioni era pure avvenuta nella piazza principale del paese: la giovane era con il fidanzato quando è stata avvicinata e picchiata dalla ex amante con pugni e calci.
Dopo la denuncia sono scattate le indagini della Procura, e durante una perquisizione in casa della donna denunciata sono stati trovati molti elementi che provavano l'ossessione d'amore per la ragazza: diari, lettere, appunti nei quali A.I. manifestava in mille modi la sua passione. Poi, ieri mattina gli agenti di polizia giudiziaria di Siracusa sono andati a casa della donna e l'hanno arrestata per violenza sessuale continuata e portata nel carcere catanese di piazza Lanza.
fonte

Catania - Arrestata per sequestro e torture alla nuova amante della sua ex
18 dicembre 2002 - Una ragazza di 18 anni è stata sequestrata e torturata dalla sua amante e dalla compagna di quest'ultima, che sono state arrestate dai carabinieri quando la vittima è riuscita a fuggire e a dare l'allarme.
La vicenda di gelosia maturate in un triangolo tra donne omosessuali è avvenuta Nicolosi, alle pendici dell'Etna. Secondo la ricostruzione fornita dai militari, la diciottenne, di cui non è stata resa nota l'identità, aveva una relazione con una donna, Rita, 29 anni. Questa a sua volta era fidanzata con Maria, anche lei 29 anni, che mal tollerava la rivale più giovane.
Le tensioni della coppia lesbica sono sfociate nella decisione di punire la diciottenne, che è stata condotta in una casa alla periferia del paese, e torturata con scariche elettriche inflitte attraverso un cavo di acciaio collegato a una batteria per auto. Poi, la ragazza è stata trasportata nella pineta di Nicolosi, legata a un albero con una sciarpa e cosparsa di alcol.
È riuscita a slegarsi e a raggiungere una villetta vicina, i cui abitanti hanno telefonato ai carabinieri. Rita e Maria sono state arrestate con l'accusa di sequestro di persona e tentato omicidio.

fonte

Perugia - Lei spedisce un pacco-bomba alla ex
14 giugno 2004 - Una donna di 53 anni, A.C. nativa del nord Italia, ma residente nel perugino, è stata arrestata dalla polizia per disposizione del Gip del tribunale, nel quadro delle indagini per il pacco bomba inviato il 21 febbraio scorso alla segretaria di un call-center del capoluogo Marzia Bertuzzi ed esploso in Questura dove era stato portato, con conseguenze per tre poliziotti, uno dei quali (il sottufficiale Bruno Baglivo) ha perso due dita.
L'arresto è avvenuto in nottata; la donna sarebbe la mandante del bacco-bomba inviato appunto alla operatrice del call-center, con cui aveva una particolare relazione d'amicizia. Era stato " XXXXXX ", amico della donna ora arrestata, a confezionare il pacco con polvere nera (fili elettrici ed innesco), un «ordigno» contenuto in una cassetta video, spedita per posta e ritirata dalla Bertuzzi che aprendo l'involucro esterno si era accorta che qualche cosa non era regolare, tanto da decidere di chiamare la Questura.
La centrale operativa inviò sul posto una Volante; è stato l'equipaggio di quella volante a prendere in consegna, nel primo pomeriggio del 21 febbraio scorso, il pacchetto semiaperto che poi è esploso in questura interessando tre agenti. Allo ( XXXXXX ), gli agenti della Questura erano giunti quasi subito, dopo aver avviato indagini a 360 gradi; tutti i call-center vennero setacciati e controllati.
Le indagini coordinate dal PM. Antonella Duchini, hanno visto gli uomini della mobile diretti dai funzionari Piero Angeloni e Luigi Nappi impegnati notte e giorno per arrivare ad una soluzione della vicenda nella quale erano rimasti feriti i tre poliziotti; ora hanno portato all'individuazione del movente (sembra passionale, con l'amicizia particolare tra le due donne) dopo aver scavato per mesi sul giro milionario di vari call-center, che puntano sugli oroscopi e su altri servizi offerti, quali cartomanzia ed amicizia.

fonte

S. Donato M. (MI) - Infermiera uccide la convivente soffocandola
17 gennaio 2005 - Una donna ha ucciso in serata la propria convivente nell'appartamento in cui vivevano a San Donato Milanese (Milano).
Secondo le prime informazioni, è stata un'infermiera, M.P., 41 anni, ad uccidere l'"amica", E.G., 44 anni, medico, strozzandola con una sciarpa e poi soffocandola con un cuscino. Dopodiché avrebbe dato lei stessa l'allarme alla polizia, raccontando l'accaduto.
La vittima è morta durante il trasporto in ospedale. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra Volante della Questura di Milano che hanno informato dell'episodio il pm di turno, Claudio Gittardi.
La donna e' stata arrestata con l'accusa di omicidio volontario.
fonte


Pistoia - Accoltellata in casa: fermata l'"amica"
23 giugno 2005 - Non sopportava che la lasciasse. La loro storia era nata parecchi anni fa; per quell'amore aveva lasciato il marito e due figli. Maria e Rosalba vivevano a Torbecchia, in una fattoria all'estrema periferia di Pistoia. Un amore che aveva vinto i pregiudizi della gente ma che il tempo ha finito per logorare. Rosalba voleva farla finita. Se n'era andata a vivere altrove ma dopo un paio di settimane era ritornata con Maria. Era difficile anche per lei rompere quell'amore, ma i vicini raccontano che nei giorni scorsi i litigi erano sempre più frequenti.
Intorno alle undici, un silenzio strano e inquietante è calato nella casa delle due donne. Maria Dolfi, 55 anni, ha ucciso Rosalba Batacchi, 41 anni. Ha usato un coltello preso in cucina e l'ha colpita al petto, alla schiena, quattro, cinque volte. Poi ha chiamato i carabinieri. Il cadavere era disteso sul pavimento del bagno; indossava ancora il pigiama. Tutto intorno c'erano macchie di sangue. Il sopralluogo del giudice è durato quasi sei ore; poi i necrofori hanno portato via la salma e i carabinieri hanno messo i sigilli alla porta d'ingresso. Il coltello è stato refertato e domani il medico legale condurrà sulla salma l'esame necroscopico.
fonte


Torino - Ammazzata dall'"amica" con coltellate e ferro da stiro
28 novembre 2007 - Si è chiuso con la condanna di entrambi gli imputati il processo per l’omicidio di Deborah Rossi, la ventenne al quinto mese di gravidanza trovata morta il 20 settembre 2006 nel suo fatiscente appartamento di Torino: la ragazza era stata colpita alla testa con un ferro da stiro e poi trafitta da sette coltellate, di cui una alla gola. Per quel delitto sono stati inflitti 23 anni e mezzo di carcere all’ex amica del cuore della vittima, Giulia Fiori, e 22 anni e quattro mesi al suo fidanzato, Antonio Ferraro detto «Toni».
La sentenza ha accolto la tesi del pubblico ministero Manuela Pedrotta, secondo cui l’omicidio è lo sbocco di una rivalità tra Giulia e Deborah caratterizzata da risvolti morbosi e saffici.

fonte
17 febbraio 2011 - Condannato a quasi vent'anni in primo grado, assolto in appello. Imputato Antonio Ferraro, accusato di aver ucciso assieme alla fidanzata, una giovane torinese, Deborah Rossi, colpita alla testa con un ferro da stiro e poi trafitta con 7 coltellate. La vittima era al quinto mese di gravidanza. Un delitto efferato commesso in un appartamento di Torino nel settembre 2006. Per i giudici Ferraro non ha commesso il fatto.
L'unica responsabile dell'omicidio resta Giulia Fiori.

fonte

Livorno - Molesta sessualmente e minaccia una donna: arrestata
16 ottobre 2008 - La squadra mobile di Livorno ha arrestato una livornese di 46 anni accusata di avere compiuto atti di molestie sessuali e minacce nei confronti di un'altra donna. La quarantaseienne è finita in carcere in esecuzione di una misura cautelare richiesta al gip dal pm Carla Bianco dopo che, lo scorso aprile, nei suoi confronti, era stato già disposto il divieto di dimora a Livorno sempre per molestie e minacce nei confronti della stessa donna, provvedimento che però, è stato spiegato, non l'avrebbe fermata.

Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dalla squadra mobile, la quarantaseienne da tempo avrebbe voluto, in ogni modo instaurare una relazione sentimentale con la vittima. Quest'ultima, così ha spiegato il dirigente della squadra mobile Marco Staffa "soffriva di uno stato di sudditanza psicologica nei confronti della propria persecutrice, viveva con la costante paura di gesti lesivi nei suoi confronti, tanto da indurla ad assumere nei confronti della quarantaseienne atteggiamenti remissivi ed accondiscendenti".
fonte


Piedimonte M. (CE) - Donna accoltella amica per gelosia: erano fidanzate
30 ottobre 2008 - I carabinieri hanno arrestato una donna, che quindici giorni fa ha ferito a coltellate una ventitreenne alla quale era legata da un rapporto sentimentale.
L'arresto è avvenuto in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di S.Maria Capua Vetere, con l'accusa di tentato omicidio.
P. D., 30 anni, di Piedimonte Matese in provincia di Caserta, aggredì l'amica per la strada vibrandole alcune coltellate al basso ventre, senza, però, ferirla in maniera grave, per motivi di gelosia.

fonte

Genova - Perseguitata da una donna: "ti amo ma ti ucciderò"
3 gennaio 2009Indagata per molestie e sottoposta a un ricovero coatto in ospedale. Succede a una donna di quarant’anni, Maria, accusata di aver perseguitato per due anni la sua ex compagna, Cristina, trentenne, commerciante.
L’ultimo affronto è una scritta gigantesca lasciata su una parete del negozio: «Ti amo, puttana». E poi l’auto del convivente presa a sprangate, mentre a bordo addirittura c’era un bambino
Sul caso la procura ha aperto un fascicolo, con il sostituto procuratore Paola Calleri.
È una storia che parla di minacce continue, biglietti intimidatori, agguati. «Ti adoro, ma ti ucciderò», l’ultima promessa. Cristina ha capito in quel momento che la sua vita rischiava d’imboccare una spirale senza ritorno, “prigioniera” d’una donna che di lei diceva d’essere innamorata e di desiderarla; una vecchia amica, anche, conosciuta quand’era poco più che adolescente e ritrovata a distanza di qualche anno.
Per l’ubriachezza che spesso ha contraddistinto le azioni della quarantenne, nei giorni scorsi non è stato disposto il ricovero coatto in ospedale.

Qualiano (NA) - Pur sposata, perseguita per 7 anni la maestra della figlia
25 marzo 2009L’ha perseguitata e molestata con pedinamenti e telefonate (anche notturne) per sette lunghi anni, fino a procurarle stati di ansia e di paura per la propria incolumità fisica e fino a costringerla a cambiare abitudini e itinerari pur di sfuggire alle pressanti attenzioni. Ha continuano a molestarla nel tempo, nonostante le denunce e gli inviti a smetterla sempre più allarmati e categorici. Un caso di stalking, culminato con un clamoroso arresto da parte dei carabinieri della compagnia di Giugliano nel pomeriggio del 9 marzo scorso.
La donna arrestata per stalking (articolo 612 bis del codice penale, pena prevista: da sei mesi a quattro anni) è una madre la cui figlioletta - una bimba iscritta nel 2002 alla classe prima elementare del primo circolo didattico di Qualiano - ha per maestra proprio la vittima.
F.P., 39 anni, sposata e madre di una bimba, iscrive sua figlia a scuola nell’autunno di sette anni fa. La piccola càpita in classe con un’insegnante di 47 anni, L.R, a sua volta sposata: tutto sembra procedere nella più tranquilla normalità. Dopo qualche giorno dall’inizio dell’anno scolastico, però, la maestra si accorge che la madre di quella sua piccola alunna la guarda spesso in modo strano e insistente, a volte - all’uscita di scuola - si ferma addirittura ad aspettarla, insomma fa di tutto per intrattenerla.
Col trascorrere delle settimane diventa ancora più insistente: regalini, pedinamenti, incontri. Poi, l’escalation. Cominciano le telefonate sul numero privato, prima solo qualcuna, poi più di frequente fino a diventare un’ossessione. In casa della giovane insegnante il telefono squilla anche per decine di volte in un solo giorno. Passa il tempo. Telefonate da parte della madre «innamorata» dell’insegnante di sua figlia arrivano anche di notte.

Contro di lei scattano due denunce: l’8 gennaio 2007, il 16 ottobre 2007. Ma le molestie continuano. Fino al pomeriggio del 9 marzo, quando l’insegnante si reca alla compagnia dei carabinieri di Giugliano per l’ennesima denuncia. L’altra donna la segue, fino all’ingresso. Ed è qui che viene arrestata.
Dopo l’udienza di convalida, la donna è tornata libera, in attesa del processo.
www.ilmattino.it/articolo.php?id=52033&sez=NAPOLI
aggiornamento del 6 febbraio 2010
(Apcom) - Una storia di stalking, di molestia e persecuzioni, tutta al femminile. Nel marzo 2009, F. P., una donna di 39 anni, è stata arrestata per il reato di stalking, proprio all'indomani dell'entrata in vigore della legge. 
Dopo un processo per direttissima, essendosi presentata spontaneamente presso la stazione dell'Arma dei Carabinieri, non fu convalidato il suo arresto e tornò in liberà. 
A distanza di circa un anno, nella serata di ieri, sono stati gli agenti del Commissariato di Polizia "Giugliano-Villaricca", che l'hanno nuovamente arrestata, per il medesimo reato, conducendola in carcere. 
La donna, infatti, perseguita ormai da tempo, un'insegnante di una scuola elementare, seguendola in ogni suo spostamento, dall'abitazione al luogo di lavoro. 
La vittima, nella giornata di ieri, al termine delle lezioni, all'uscita da scuola, ha trovato la donna ad attenderla che, con aria di sfida, mentre questa a piedi tentava di raggiungere la sua auto al parcheggio, l'ha affiancata con l'autovettura, sfiorandola. 
Stanca di queste continue azioni persecutorie, in considerazioni anche delle querele già presentate e, tenuto conto che la sua condotta non è cambiata, nonostante l'arresto avvenuto l'anno scorso, l'insegnante ha chiamato la Polizia. 
Gli agenti, prontamente giunti sul posto, hanno arrestato la donna che, con aria di sfida, ha applaudito l'insegnante per il gesto fatto. 
I poliziotti hanno condotto la donna presso il Carcere di Pozzuoli.

Civitavecchia - Stalking tra donne, 30enne denunciata
1° aprile 2009 - Un caso di stalking vede impegnati, da qualche giorno, gli uomini del dottor Quarantelli. Un corteggiamento non gradito ma insistente, una “ex” ostinata nel recuperare il legame dissolto con un’altra donna della quale mina l’equilibrio psicologico, fanno da quadro ad un intreccio molto più ampio che potrebbe riservare ancora molti colpi di scena.
Tutto è partito da una denuncia di stalking ai danni di una giovane donna di Civitavecchia da parte di un’altra donna. L’episodio sul quale stanno indagando gli uomini della Polizia di Stato vede così questa volta protagoniste due donne e coinvolte altre persone della “Civitavecchia bene”.
Più in particolare, sembrerebbe che una avvenente giovane di 25 anni, sia da tempo oggetto di ripetute attenzioni moleste e non gradite, da parte di un’altra donna. Quest’ultima, trentenne benestante ed incensurata, dopo aver ottenuto in un primo momento i favori sessuali della 25enne, ha perso la testa a seguito dell’interruzione della relazione, cominciando così a perseguitare l’amica. Da qui la denuncia per stalking.
La 25enne ormai esausta si è rivolta quindi al vicequestore Quarantelli, sperando in un aiuto. Immediato l’intervento dei poliziotti del Commissariato di Viale della Vittoria che stanno comunque indagando a 360 gradi sull’episodio, che, come detto, potrebbe riservare ulteriori risvolti. La donna di trenta anni risulta indagata a piede libero.

fonte

Valdagno (VI) - Arrestata infermiera 45enne: avances sessuali ad una collega
1° luglio 2009 - Secondo l’accusa che l’ha portata in carcere, Silvana Grotto, 45 anni, di Santorso, per mesi avrebbe tormentato una collega trentenne che non voleva saperne di lei, con telefonate, bigliettini, cartelli diffamatori. In alcuni casi la molestatrice sarebbe arrivata a danneggiare con l’acido l’autovettura della donna. Quest’ultima aveva presentato denuncia la prima volta ai carabinieri di Valdagno (Vicenza) nell’agosto 2008. Ma il pressing amoroso dell’infermiera non si è fermato. Così i militari hanno ottenuto l’autorizzazione a una perquisizione domiciliare nell’abitazione della Grotto dove, oltre a documentazione che proverebbe le molestie e le persecuzioni, sono stati trovate anche una carabina calibro 9 e numerose cartucce, detenute illegalmente. Per la donna è scattata così un’ordinanza di custodia cautelare in carcere
fonte

Torino - Lei la lascia per un "lui": l'altra la pesta
31 agosto 2009 - Sono due donne, due coetanee di 36 anni a lungo fidanzate e compagne di vita, le protagoniste dell´ultimo caso di stalking portato alla luce dai poliziotti del commissariato Dora Vanchiglia e per ora concluso con le manette. Paula e Laura.
Una, la più forte della coppia scoppiata, è una ex dipendente della Fiat ed ex commessa di origine cilena, appassionata di kick boxing, tosta e dominante. L´altra, fragile, esce da un passato di droghe e di alcol.
Due anni e mezzo fa si mettono insieme, sfidando pregiudizi e chiacchiere. Vanno ad abitare insieme in un appartamento di via Gorizia. Tirano avanti con i lavoretti che Paula riesce a fare, per mantenere entrambe. Per loro, qualche piccolo precedente sulle spalle e situazioni remote non semplice, la strada del vivere quotidiano è in salita. E all´inizio dell´estate finisce l´amore. Si separano. La più fragile resta nell´alloggio che era stato comune, la più forte trova un´altra sistemazione in via Zumaglia.
La distanza non raffredda però la gelosia. Paula non riesce ad accettare la separazione. Desiderio di possesso e rancori si moltiplicano quando Laura trova un nuovo amore, un uomo, questa volta. Comincia il tormento. Telefonate. Messaggini. Minacce. Un assedio. Laura a luglio si decide a fare un passo per lei comunque sofferto. Andare in commissariato, a Mirafiori, e chiedere aiuto e protezione. Come vuole la nuova legge, quella che ha introdotto nel codice penale il reato di stalking e misure preventive di protezione, l´autorità di polizia emette una diffida formale contro la ex, Paula. Le deve stare alla larga, ha il divieto di avvicinarsi alla casa e ai luoghi frequentati dalla molestata.
Venerdì sera finisce come non dovrebbe. Paula torna a casa di Laura, in via Gorizia. Parolacce. Insulti. Lo scontro che da verbale diventa fisico, muscolare.
La ex fidanzata assediata chiama il 113, alle otto e tre quarti. La pattuglia più vicina è la Dora 2, con a bordo due poliziotti di lungo corso, allenati ad affrontare le situazioni più disparate da anni e anni di servizio a Porta Palazzo. La volante di commissariato corre all´indirizzo girato via radio dal collega di centrale operativa.
Le donne si stanno picchiando a mani nude, lanciandosi addosso parole pesanti. Laura sembra avere la peggio.
I poliziotti intervengono, poi supportati da una pattuglia dell´Ufficio prevenzione generale. A ritroso si ricostruisce l´intera storia, si verifica che esiste già una diffida. L´arresto, per gli "atti persecutori" accertati, è facoltativo. Si decide di procedere, con le manette, per tenere separate le due ex fidanzate almeno fino all´udienza di convalida e alla decisione del giudice sulle eventuali misure cautelari da adottare e per evitare che le due donne entrino di nuovo in contatto se lasciate sole e libere.
Laura firma una dettagliata querela. Paula non dice niente, non davanti ai poliziotti che formalizzano l´accusa e decidono per le manette. «Sembrava rassegnata». Viene anche fatto un giro nell´appartamento che fu della coppia, in condizioni trascurate, misere.L´arrestata è accompagnata, a notte, al carcere delle Vallette.

fonte

Rovigo - Poliziotta sotto accusa: perseguitava due donne
29 settembre 2009 - Via al processo contro una donna 39enne accusata di violenza privata, molestie, e ingiurie. Le indagini sono partite da una ex fidanzata che l'aveva lasciata: la poliziotta si appostava sotto casa sua e le mandava decine di sms.
La poliziotta rodigina 39enne che aveva ammesso la sua omosessualità denunciando le discriminazioni che avrebbe subito sul posto di lavoro proprio per la sua ‘diversità’, siede ora sul banco degli imputati. Violenza privata, molestie, minacce e ingiurie la lunga serie di accuse di cui l’agente della questura di Padova, sospesa da settimane, si trova a rispondere.
Tutto ha inizio nei primi mesi del 2008 quando una ormai sua ex fidanzata — una 38enne residente a Rovigo — decide di rivolgersi alla polizia, stanca e preoccupata dell’atteggiamento dell’agente che si apposta sotto casa sua, la segue e contatta ripetutamente anche i suoi genitori, la investe di telefonate e le manda una lunga serie di sms, ben 2500 tra gennaio e maggio, arrivando, anche a minacciarla di prenderla a sberle se non fosse rimasta con lei. Minacce che si fanno ancor più pesanti quando in un’occasione la poliziotta, iniziando a maneggiare la pistola d’ordinanza, fa 'intuire' alla ragazza che è meglio darle retta. Atteggiamenti oltre ogni limite che spingono la ragazza, assistita dall’avvocato Sofia Tiengo, a rivolgersi alla polizia che decide di svolgere alcune indagini.
Indagini che, in poche settimane, si allargano a macchia d’olio. La questura, infatti, scopre che la poliziotta ha incontrato una nuova ragazza, e anche a lei sta iniziando a rendere la vita impossibile. Stessi appostamenti, stesse telefonate, stessi sms (2.600) che spingono le amiche della giovane rivolgersi anch’esse alla polizia. La ragazza disperata, tra l’altro, il 28 agosto, tenta anche il suicidio.
Intanto le indagini proseguono e la Procura di Rovigo ottiene il decreto di citazione a giudizio. Questa mattina, infatti, è in programma una prima udienza filtro di un processo che si annuncia molto complesso per la poliziotta 39enne.
Le persone offese, infatti, sono diventate nel frattempo ben sette, oltre alle due fidanzate, ci sono anche altre cinque amiche che sarebbero finite nel mirino della poliziotta proprio per aver tentato di intromettersi nelle storie ed aiutare le due malcapitate. Cinque donne tra i 50 e i 22 anni che anche loro avrebbero ricevuto dosi massicce di sms come ‘invito’ a farsi gli affari propri. E in un caso l’invito è stato fatto con la pistola d’ordinanza maneggiata e ben in vista.
fonte
21 luglio 2011 - Condannata, con ammende, per ingiurie. Questa la sentenza emessa ieri dal tribunale di Rovigo nei confronti di L.Z., la poliziotta rodigina che era accusata di violenza privata, molestie, minacce e ingiurie nei confronti di due ex fidanzate e alcune amiche. Dovrà pagare un’ammenda di 300 euro e un danno morale di 2mila euro per molestie su una ragazza di 38 anni, assistita dall’avvocata Sofia Tiengo, che nel 2008 l’aveva denunciata, sostenendo di essere stata perseguitata dalle sue continue telefonate ed sms, e aveva dato il via così alla vicenda giudiziaria e che si era costituita parte civile.
Inoltre la Z. dovrà pagare 160 euro di ammenda per una condanna per ingiurie su un’altra donna, amica di una ragazza di 18 anni, cui aveva mandato messaggi telefonici.
Aveva fatto scalpore la vicenda dell’agente polesana, che aveva dichiarato la sua omosessualità, denunciando le discriminazioni di cui si sentiva vittima sul posto di lavoro, e che si era trovata a rispondere delle pesanti accuse nei confronti delle sue ex "amiche".

Forlì - Ragazza gelosa perseguitava la sua ex: denunciata
20 maggio 2010 - Una denuncia per maltrattamenti e un'ordinanza di custodia cautelare coercitiva di allontamento dalla casa familiare. Sono queste le misure restrittive scattate nei confronti di una romena di 27 anni che, con una coetanea italiana, ha condiviso un'amicizia e un amore, poi finiti male.
La vicenda, finita negli uffici della Squadra Mobile di Forlì, è cominciata verso la fine del 2008, quando una giovane studentessa universitaria italiana conosce in un bar dove lavora part time la romena. Tra le due ragazze nasce un'amicizia, tra le confessioni della straniera che racconta di soprusi e maltrattamenti subiti dal marito. L'italiana la ospita a casa, dove abita con il fidanzato ma, ben presto, tra le due nasce una storia d'amore.
Così l’italiana lascia il fidanzato e l'appartamento galeotto per andare a vivere con la sua nuova compagna, ma la storia d’amore ben presto si trasforma in un incubo. La romena, infatti, comincia ad essere patologicamente gelosa: non vuole che la compagna esca da sola, non vuole che vada a lezione se non accompagnata da lei e nemmeno che parli con altre persone. Se almeno una di queste cose succede, la romena prende a schiaffi e pugni la compagna che, pur innamorata della partner, resiste sino allo scorso marzo, quando, disperata, si presenta in questura e racconta tutto.
Da quel momento le due ragazze vengono divise: l’italiana torna a vivere con i genitori. La romena però non si rassegna e, saputo l’indirizzo dell’altra, comincia ad inviare alla ex compagna una serie di lettere d’amore e scuse e si fa notare sotto casa, arrivando pure a lanciare sassi contro la finestra. E' così che scatta l’ulteriore ordinanza, firmata dal gip Rita Chierici su richiesta del pm Marco Forte, che obbliga la straniera ad allontanarsi definitivamente.
fonte

Modica (RG) - Amore saffico: stalking fra due donne albanesi
19 giugno 2010 - Ieri pomeriggio i carabinieri della Compagnia Carabinieri di Modica hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Procura di Modica nei confronti di Y.F. 39enne, cittadina albanese accusata di stalking nei confronti di una sua connazionale.

La donna era stata arrestata per analogo comportamento nell'ottobre del 2009. L'amore saffico per la connazionale l'aveva portato a compiere ogni tipo di vessazioni, perchè si era vista rifiutare dalla donna.
In quella circostanza la donna era stata dapprima destinataria del provvedimento giudiziario di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, con cui l’arrestata non poteva neppure interagire verbalmente. Tuttavia, sulla scorta delle continue violazione del divieto poste in essere dalla donna, l’Autorità giudiziaria di Modica, convenendo con la richiesta dei Carabinieri - preoccupati dall’escalation di episodi persecutori posti in essere dalla donna - aveva ben presto emesso un tempestivo provvedimento di custodia cautelare domiciliare nei suoi confronti.
Con il passare del tempo tutto sembrava essere tornato alla normalità quando, probabilmente a causa dell’inasprimento dei rapporti di amicizia con la vittima e del suo successivo arresto, Y.F. non solo ha ricominciato a molestare la vecchia amica, ma addirittura, nell’incontrarla per strada, spesso alla presenza del figlioletto e dell’anziana madre, ha continuato a rivolgerle minacce ed ingiurie sempre più pesanti. La serie ripetuta di atti minacciosi, vessatori ed ingiuriosi ricevuti ha ben presto aggravato nella vittima e nei familiari il perdurante stato d’ansia ed il timore per la loro incolumità, stati emotivi che hanno inevitabilmente inciso sulle loro abitudini di vita.
Da qui l’ennesima denuncia ai Carabinieri di Modica che, eseguiti gli opportuni accertamenti, hanno informato dell’accaduto l’autorità giudiziaria la quale, dal canto suo, constatando l’inidoneità delle varie misure cautelari cui la donna era stata sottoposta nei mesi scorsi, non ha potuto far altro che disporre la custodia cautelare in carcere della donna.
fonte

Vittoria (RG) - Triangolo saffico: donna persèguita la ex e la sua nuova amante
13 luglio 2010 – R.C., messinese di anni 37, è stata segnalata all’autorità giudiziaria per i reati di molestie, ingiurie e minacce a seguito di querela sporta da due donne vittoriesi, con una delle quali R.C., in passato, aveva intrattenuto una relazione sentimentale.

Terminata la relazione, R.C. non ha tollerato che la sua ex convivente avesse intrapreso un rapporto con un’altra donna e, da qualche mese a questa parte, ha cominciato a molestare telefonicamente la vittima, arrivando, in alcune circostanze, anche a minacciarla e ad insultarla.
La vittima, stanca delle continue angherie ricevute, ha deciso di querelare R.C. e medesima querela è stata presentata anche dall’attuale convivente della donna, anche lei bersagliata dalle molestie e dalle ingiurie.
fonte

Firenze - Donna ferisce la sua giovane amante in una lite
6 agosto 2010 - Denuncia per lesioni aggravate: è questa la conseguenza per la 42enne che ha ferito la ragazza (di 21 anni) con la quale intrattiene una relazione.

Il fatto è accaduto ieri pomeriggio in un affittacamere nel centro di Firenze. La donna ha usato delle forbicine per provocare le ferite sulle mani della ragazza. Spaventata, quest'ultima ha chiamato la madre, residente nel Mugello, che ha avvertito i carabinieri.
Dopo aver trovato l'affittacamere i carabinieri hanno ricostruito la dinamica del litigio e denunciato la 42enne.
fonte

Cerignola (FG) - Botte e minacce all'"amica" perché esce con uomo
15 novembre 2010 - "Stasera non ti vedi con lui, perchè io l'ammazzo prima". Questa l'ultima minaccia subita da una giovane 30enne di Cerignola, vittima di un nuovo caso di stalking, tutto al femminile.
La relazione platonica è finita con l'arresto di una ragazza di 26 anni con l'accusa di atti persecutori: la stessa ha ottenuto i domiciliari.
Una semplice amicizia tra coetanee che si è trasformata, improvvisamente, in una vera e propria ossessione. Tutto è iniziato a settembre scorso, quando la vittima ha intrapreso una relazione sentimentale con un trentenne di un paese vicino. Questo ha fatto scatenare nell'arrestata una gelosia morbosa, manifestata con messaggi telefonici intimidatori rivolti, non soltanto all' amica ma anche al suo fidanzato. Poi dalle parole la stalker è passata ai fatti. Numerosi gli episodi di violenza accertati dai carabinieri. Primo fra tutti, ad ottobre, quando la 30enne e il compagno sono stati picchiati con calci e pugni dalla 26enne all'interno della stazione ferroviaria di Bari. Due settimane più tardi, invece, la coppia è stata aggredita mentre era in auto, sotto l'abitazione della donna. Il giorno seguente, poi, l'arrestata ha atteso che l'amica uscisse di casa. L'ha pedinata ed ha tentato di speronarla. Non contenta ha tirato fuori una spranga in ferro con la quale ha cercato di colpirla.

Castelli Calepio (BG) - Dopo la "rottura" lei incendia l'auto della sua ex
14 marzo 2011 - Con una tanica di benzina ha incendiato l’auto di un’amica, una 30enne di Castelli Calepio, con la quale, pare, in passato avesse avuto una storia sentimentale. Ma la decisione di “rompere” ha portato una 26enne di Carobbio degli Angeli, a essere denunciata dai carabinieri.
Tutto è successo nella notte tra venerdì e sabato in via San Francesco d’Assisi, a Castelli Calepio, dove i vigili del fuoco e i carabinieri della stazione di Grumello del Monte sono arrivati dopo aver ricevuto la segnalazione che tre auto stavano bruciando.
L’incendio è partito da una Chevrolet Matiz, di proprietà dell’amica della denunciata. Le fiamme si sono poi propagate e hanno interessato una Fiat 500 e una Lancia Musa, parcheggiate nelle vicinanze. I pompieri hanno accertato che si trattava di un incendio doloso confermato dalle tracce di benzina.
Dalle primissime indagini dei carabinieri è emerso che la proprietaria della Matiz in precedenza aveva avuto un acceso litigio con la 26enne e per questo i militari hanno concentrato i primi sospetti su di lei. Le telecamere del sistema di videosorveglianza poi l’avrebbero immortalata da benzinaio con in mano una tanica, quella usata per dar fuoco all’auto.
5 aprile 2011Tre settimane fa era stata denunciata dai carabinieri con l'accusa di aver bruciato in Valle Calepio l'auto di una sua amica per questioni sentimentali.
Ora la ragazza di 26 anni residente nella zona, è in carcere: il gip del Tribunale di Bergamo nei giorni scorsi ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare per il reato di stalking.
Secondo le indagini dei carabinieri di Grumello del Monte, la ventiseienne anche dopo la denuncia per l'incendio avrebbe continuato ad aggirarsi nei pressi della casa e del luogo di lavoro dell'amica, provocandole un perenne stato d'ansia.
Il provvedimento restrittivo, firmato dal gip Alberto Viti su richiesta del pm Giancarlo Mancusi, è stato eseguito nella serata di venerdì dai carabinieri di Grumello. Erano stati i militari a intervenire coi vigili del fuoco nella notte tra l'11 e il 12 marzo, quando in un paese della zona andò a fuoco un'utilitaria.
Le fiamme, appiccate con della benzina, si propagarono anche ad altre due autovetture posteggiate nelle vicinanze. Le indagini si concentrarono subito sulla ventiseienne, con la quale la proprietaria della prima auto bruciata aveva aveva già avuto un acceso litigio e con la quale, stando sempre alle ricostruzioni, c'erano dissapori sentimentali.
fonte
21 febbraio 2012 - Con quattro euro di benzina ha dato fuoco a tre automobili per vendicarsi di una donna che non voleva piu' saperne di lei. E' finita con una condanna a due anni di detenzione domiciliare per incendio e atti persecutori continuati la relazione tra due donne. L'una, cremonese, che non accettava la rottura, diede fuoco all'automobile dell'ex compagna a Castelli Caleppio (Bergamo) ma le fiamme avvolsero anche altre due vetture. Ora la condanna, davanti al giudice di Bergamo. (ANSA)

Trento - Stalking all'"amica": denunciata una 30enne
20 settembre 2011 - Una cittadina sudamericana di 30 anni, residente a Trento, è finita sotto processo per stalking perché avrebbe trasformato in un inferno la vita della giovane di cui si era invaghita. La donna rischia una condanna che va da sei mesi a quattro anni di carcere. Si dovrà presentare davanti al giudice Carlo Ancona nell'udienza di giovedì.
Le due donne si erano conosciute perché facevano parte della stessa comitiva di amici. All'inizio, tra di loro c'era un normale rapporto di conoscenza. Poi, l'immigrata ha iniziato a provare un forte sentimento nei confronti dell'altra ragazza, che è un'italiana che vive a Trento. La sudamericana ha confessato i suoi sentimenti all'amica, ma questa l'ha respinta, sia pure con garbo.
La spasimante, però, non si è data per vinta e ha iniziato a insistere. Dapprima le sue erano telefonate d'amore, con un tono adorante, alle quali si accompagnavano anche sms gentili con pensieri carini. Visto che la sua amata non cedeva, però, la donna ha iniziato a cambiare tono. Le sue comunicazioni sono diventate sempre più rudi e minacciose. Non solo. La cittadina sudamericana aveva iniziato a presentarsi sotto casa della sua ormai ex amica a tutte le ore. Batteva violentemente sulla porta per farsi aprire. Accecata dalla gelosia, in più di un'occasione ha pedinato la ragazza di cui si era innamorata per scoprire se frequentasse qualcun'altro.
Ormai la ragazza oggetto del desiderio della sudamericana aveva paura ad uscire di casa da sola. Ha detto più volte a quella focosa aspirante amante di lasciarla perdere, ma la sudamericana è diventata aggressiva. Una volta, per la frustrazione, ha anche rigato la macchina della sua amica. La ragazza l'ha affrontata e le due hanno litigato in maniera molto accesa.
A questo punto, la ragazza ha presentato denuncia.
fonte
24 novembre 2011 - Respinta dalla donna di cui era innamorata, ha iniziato a perseguitarla, prima al telefono, poi di persona. La vicenda di stalking riguarda una donna sudamericana, condannata ieri a Trento a 13 mesi di carcere, con pena sospesa, e un'italiana.
Le due si erano conosciute per amicizie comuni, poi erano iniziate le avances, respinte, alle quali avevano fatto seguito chiamate gentili, poi pedinamenti e scene di gelosia, talvolta di rabbia, che avevano indotto la vittima a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine e a querelare l'amica sudamericana. (ANSA)

Pagani (SA) - Perseguitava ragazzina, donna arrestata
25 ottobre 2011 - Perseguitava e minacciava una minore di Pagani: in cella con l'accusa di stalking una giovane donna dell'agro nocerino sarnese. Ieri sera l'arresto da parte dei carabinieri.
E' stata arrestata ieri sera, grazie all'intervento dei carabinieri, una giovane donna che perseguitava e maltrattava una ragazzina di Pagani. La minore ha, infatti, sporto denuncia contro una ragazza maggiorenne, sua concittadina, a causa delle manie persecutorie, a sfondo sessuale, che era costretta a subire.
La giovane paganese non ha risparmiato neppure le maniere forti nei confronti della ragazzina che, nel tentativo di sottrarsi alle molestie della donna, ha anche subito lesioni e percosse.
A punire la maggiorenne, quindi, ci hanno pensato i carabinieri della compagnia di Nocera Inferiore che, ieri sera, hanno organizzato un'operazione mirata, culminata con l'arresto della giovane donna. I militari, infatti, hanno fermato la maggiorenne mentre, con fare minaccioso, tentava di raggiungere la ragazzina che si trovava all'interno di un negozio, in compagnia di un carabinere in borghese.
Dopo aver intimidito a telefono la minore affinchè si allontanasse dal giovane militare, infatti, la donna ha insistito nel suo intento provando ad introdursi nell'esercizio commerciale, dove, colta in flagrante, è stata arrestata e condotta in carcere. Un episodio a lieto fine che rappresenta la fine di un incubo per la ragazzina paganese.

Palermo - 28enne denunciata per stalking: da 5 anni perseguitava la sua prof
6 novembre 2011 - Ragazza s'innamora della prof e la perseguita, denunciata Indagata per stalking, non potra' avvicinarsi alla vittima. Per cinque anni, sostenendo di essersene innamorata, ha perseguitato la sua professoressa universitaria pedinandola, chiamandola al telefono e minacciandola: oggi per un'ex studentessa palermitana, una giovane di 28 anni accusata di stalking, il gip ha disposto il divieto di avvicinarsi alla vittima.
L'inchiesta sulle molestie ha preso il via da un esposto della docente. Centinaia di sms a sfondo sessuale, insulti, appostamenti e molestie hanno spinto la donna a rivolgersi alla polizia.(ANSA)

Bolzano - Arrestata per stalking donna innamorata della sua dottoressa
3 gennaio 2012 - Ha tempestato di telefonate e messaggi la dottoressa che l'aveva in cura per disturbi psicologici e di cui si era perdutamente innamorata. E' finita cosi' in carcere per stalking una bolzanina di 25 anni.
Il medico, vedendo che le 'attenzioni' della sua paziente non diminuivano, si e' vista costretta a rivolgersi alle forze dell'ordine. La paziente e' stata quindi diffidata ad avvicinarsi alla dottoressa. Gia' il giorno dopo non ha pero' rispettato il divieto ed e' stato quindi arrestata. (ANSA)
11 agosto 2012 - La giovane donna finita in carcere per stalking nei confronti della sua dottoressa potrebbe anche essere l'autrice della serie di roghi dolosi accaduti di recente a Lagundo. Il condizionale è d'obbligo ma una conferma di questi sospetti è venuta dallo stesso giudice di Bolzano Walter Pelino che l'altro giorno ha firmato l'ordine di custodia cautelare dell’arrestata. Per essere accusata anche della serie di roghi dolosi, i carabinieri della compagnia di Merano stanno attendendo le ultime verifiche da parte dei Ris di Parma su una serie di prelievi organici effettuati nelle zone di Lagundo dove si sono verificati gli incendi.
Secondo il giudice Pelino, la donna soffrirebbe di sindrome di abbandono. Ogni volta che non riusciva ad avvicinarsi alla sua dottoressa - che l'aveva in cura per problemi legati al disturbo della personalità - la donna reagiva ed appiccava il fuoco. A Lagundo i vari roghi iniziati a luglio avevano sollevato grande apprensione nella popolazione. I vigili del fuoco, nonostante i ripetuti controlli fatti su tutto il territorio comunale, erano soltanto riusciti spegnere i vari roghi e ad evitare conseguenze peggiori. I carabinieri, subito al lavoro per porre fine alle paure della gente e per identificare gli autori degli incendi, avevano prelevato anche dei liquidi organici presso una delle cataste di legno che erano state distrutte dal fuoco. Il tutto è stato mandato ai Ris di Parma che stanno concludendo gli accertamenti. Gli esiti sono attesi a giorni. Soltanto allora la giovane donna potrà essere ritenuta responsabile della serie di roghi.
Intanto i carabinieri della compagnia di Merano si limitano a dire che hanno provveduto alla denuncia di una donna le cui generalità non vengono rese note. È stato il giudice Pelino, come detto, ad affermare che vi sono gravissimi sospetti nei confronti della giovane finita in carcere, l'altro giorno, per stalking nei confronti della dottoressa di cui si era innamorata. Una storia che era iniziata lo scorso dicembre quando la donna era finita in carcere una prima volta. Poi aveva ricevuto un divieto di avvicinarsi nel raggio di 500 metri al medico, divieto che aveva ignorato. Da qui l'arresto. La donna è rimasta in carcere fino a primavera e poi ai domiciliari. Sembrava essersi calmata ma poi ha ripreso con lo stalking. Fino all'arresto dell'altro giorno cui s'è aggiunto il pesante sospetto di essere anche l'autrice dei roghi dolosi di Lagundo.

Lazise (VR) - Lesbica 47enne non accetta la fine e perseguita la ex
9 aprile 2012Trasferta veronese per i Carabinieri di Rovato che in Lazise (Vr), frazione Colà, presso la struttura termale “Villa dei Cedri” hanno dato esecuzione ad un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Brescia nei confronti di P.M., 47enne salodiana residente nel paese veronese.
La donna, nel periodo ottobre-dicembre dello scorso anno, aveva tempestato di telefonate ed aveva atteso anche sotto l’abitazione la compagna con la quale aveva avuto una lunga relazione, della quale non accettava la fine.
I suoi comportamenti erano stati denunciati ai Carabinieri che avevano redatto l’informativa all’A.G. denunciandola per atti persecutori ed altro richiedendo, considerato il reiterarsi degli episodi, l’emissione di una misura cautelare.
L’epilogo alla vigilia di Pasqua con l’emissione del provvedimento e l’arresto della donna che ora si trova nel carcere di Verona Montorio.

Chieti - Arrestata una prima volta per stalking, 21enne continua a perseguitare l'ex "amica"
1° agosto 2012 - Una giovane di 21 anni e' stata arrestata la notte scorsa a Chieti dai carabinieri perche' ritenuta responsabile del reato di stalking ai danni di una 19enne. La giovane e' stata sorpresa dai militari sotto l'abitazione della vittima subito dopo aver tentato di contattare quest'ultima con numerosissime telefonate e lanciato sassi contro la tapparella della finestra.
La vicenda nascerebbe circa un anno fa, quando tra le due ragazze era venuto meno il rapporto di amicizia. Sarebbero quindi iniziati veri e propri atti persecutori nei confronti della vittima consistenti in pedinamenti, telefonate, invio di sms, appostamenti sotto l'abitazione, minacce, ingiurie tali da indurre la vittima a cambiare il numero di telefono.
A seguito di un episodio verificatosi la notte del 28 luglio scorso, giorno in cui la 19enne venne percossa durante un colloquio cui era stata costretta dall'ex amica e alle successive molestie telefoniche, la giovane ha deciso di rivolgersi ai carabinieri.
L'arrestata e' stata posta ai domiciliari in attesa del giudizio per direttissima.
link alla notizia
7 dicembre 2012I Carabinieri del Nucleo Radiomobile, su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Chieti, hanno arrestato una ragazza di 20 anni, con precedenti penali, responsabile dei reati di atti persecutori, percosse e lesioni nei confronti dell'ex fidanzata, anche lei 20enne.
La giovane, che attualmente si trova agli arresti domiciliari, ad agosto, era stata già arrestata dai Carabinieri di Chieti, per aver minacciato ed intimorito la sua coetanea, colpevole di voler interrompere la loro "storia d'amore". Nonostante l'arresto, la giovane, non si era persa d'animo, ed aveva continuato a perseguitare l'ex fidanzata con sms e telefonate minacciose, arrivando perfino ad aggredirla lo scorso novembre e procurandole delle lesioni con un referto di 5 giorni di prognosi.
Per queste ragioni, i carabinieri, avevano fatto scattare nei suoi confronti anche una denuncia in stato di libertà con le accuse di atti persecutori, minacce, percosse e lesioni personali.
A partire da quel momento, le indagini svolte dagli uomini dell'Arma, hanno poi permesso di accertare che l'arrestata, nei giorni successivi, aveva continuato ugualmente a perseguitare la sua coetanea, diventando sempre più insistente e minacciosa.
Per queste ragioni, il G.I.P. del Tribunale di Chieti, ha quindi emesso nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Fonte

Grotte (AG) - Moglie vuole interrompere relazione saffica: l'altra le perseguita il marito
17 agosto 2012 - Una donna di 35 anni, residente a Grotte, è stata arrestata, e posta ai domiciliari, dai carabinieri, per l’ipotesi di reato di stalking.
La donna avrebbe compiuto gli atti persecutori nei confronti del marito della sua ex amante. La donna, stando alle ricostruzioni dei militari dell’Arma, avrebbe avuto una relazione con un’altra donna sposata. Una storia extraconiugale, per quest’ultima, che, ad un certo punto, avrebbe deciso di interrompere, per salvare il suo matrimonio.
Una decisione che alla 35enne non è andata giù, tant’è che ha iniziato a perseguitare il marito della sua amata. L’uomo s’è rivolto ai carabinieri e a carico della 35enne, negli scorsi mesi, era stato emesso anche un provvedimento di ammonimento da parte del questore. Ma la 35enne stalker non avrebbe desistito.
Ad una nuova denuncia dell’uomo, la donna è stata arrestata.
http://www.canicattiweb.com/2012/08/17/grotte-amore-saffico-perseguita-il-marito-della-sua-ex-amante-arrestata-35enne/

Baselice (BN) - Infermiera prova ossessione per una collega e la perseguita
13 settembre 2012 - Nella mattinata odierna i carabinieri della Stazione di Baselice, coadiuvati dai colleghi di San Giorgio la Molara, hanno dato esecuzione ad una misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di San Giorgio la Molara, emessa dal GIP del Tribunale di Benevento, nei confronti di una 46enne del luogo.
La donna è accusata di stalking nei confronti di una sua ex collega, un’infermiera di Baselice, con la quale aveva lavorato per un periodo di tempo in un centro di assistenza anziani di Molinara.
I normali rapporti fra colleghi nel corso di poco tempo erano degenerati sfociando in un particolare attaccamento e poi in una vera e propria ossessione nei confronti della collega.
Secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma, nell’ufficio si era giunti al punto che gli altri colleghi non potevano più nemmeno dialogare con la vittima: in alcuni casi, infatti, erano stati aggrediti verbalmente e anche minacciati.
Due anni fa, poi, la situazione era precipitata a tal punto che era stato necessario un intervento sul luogo di lavoro dei carabinieri di San Marco dei Cavoti. A seguito di tale episodio, la donna era stata trasferita in un’altra sede.
Da quel momento, per la vittima era iniziato il calvario: la stalker era presente nella vita della donna attraverso telefonate, pedinamenti ed inseguimenti in auto.
Fino a quando, pochi mesi dopo, tornando dal lavoro, l'infermiera si è imbattuta nella collega che, picchiando con i pugni contro i vetri e il cofano dell'auto, l'ha ingiuriata e le ha intimato di scendere dal veicolo. In quell'occasione solo una telefonata ai carabinieri ha fatto desistere l'aggressore, inducendolo ad allontanarsi dalla vettura.
Successivamente la 46enne ha continuato a fare telefonate intimidatorie e diffamatorie, sia sul cellulare che sul telefono di casa. In tali circostanze la “stalker” parlava sia con il marito che con la figlia minorenne dell’infermiera, paventando presunte relazioni extra-coniugali intrattenute dalla vittima.
Ancora agli inizi dell’estate 2012 i comportamenti persecutori sono continuati: per questa ragione, infatti, il GIP del Tribunale di Benevento ha deciso di emettere una misura cautelare con l'obbligo di dimora.
Nell’ordinanza si evidenzia come i comportamenti tenuti dalla “stalker” abbiano provocato un perdurante e grave stato d’ansia e di paura, oltre a generare un fondato timore anche per l’incolumità fisica della persona offesa, costretta, per comprensibili ragioni di prudenza, a cambiare le sua abitudini di vita.
La 46enne di San Giorgio la Molara dovrà inoltre rispondere di atti persecutori e diffamazione.

Floridia (SR) - Due donne si contendono una terza: finisce a coltellate
13 settembre 2012 - Una giovane donna, nel pomeriggio di ieri, giungeva presso il locale pronto soccorso con “ferita da taglio all’epigastrio da cause da accertare”. La malcapitata era giunta con ambulanza del 118 accompagnata dalla propria sorella e da Valentina Guarnieri, 23enne.
Sia quest’ultima che la ferita riferivano che, mentre scherzavano fra loro, accidentalmente, la Guarnieri avrebbe colpito con un coltello l’amica, causandole quanto riscontrato dai sanitari. Tuttavia, alla richiesta di chiarimenti da parte del personale della Squadra Mobile cominciavano a emergere le prime contraddizioni.
Il quadro clinico della ferita, frattanto, si aggravava, tanto che la stessa veniva posta in prognosi riservata e trasferita presso la clinica specialistica “Centro Cuore Morgagni” di Pedara (CT), con la seguente diagnosi: “emopericardio post traumatico”.
La Guarnieri, a questo punto, veniva sottoposta a serrato interrogatorio, a seguito del quale, messa alle strette, avrebbe confessato di avere colpito l’amica a seguito di un litigio scaturito da vicende di carattere sentimentale.
La Guarnieri ha riferito, davanti al sostituto procuratore della repubblica dott. Nicastro, nel frattempo giunto presso gli Uffici della Squadra Mobile per raccogliere la confessione, che si era incontrata con la vittima, a Floridia, insieme ad un'altra donna, la cui amicizia era contesa dalle due, al fine di chiarire i loro contrasti.
Non appena scesa dalla propria autovettura, la Guarnieri si avventava contro la rivale, colpendola al petto con un coltello. Subito dopo, resasi conto della gravità di quanto accaduto, ha accompagnato la donna ferita presso la Guardia Medica di Floridia, da dove veniva immediatamente trasportata al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Siracusa.  La Guarnieri, dopo gli adempimenti di rito, è stata accompagnata presso la casa circondariale di Piazza Lanza di Catania, per ivi rimanere reclusa a disposizione dell’A.G. mandante.
fonte

Cutrofiano (LE) - Denunciata per stalking sulla ex compagna
15 novembre 2012I militari della Stazione di Leverano hanno eseguito, nella mattinata di ieri, un’ordinanza di “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nonché di comunicazione con la medesima con qualsiasi mezzo”, nei confronti di una donna di Cutrofiano, poco più che ventenne.
La misura cautelare deriva da un’attività d’indagine svolta dalla Stazione di Leverano, che ha raccolto diversi riscontri a quanto denunciato in una querela per stalking dalla ex compagna, di Leverano, anch’essa poco più che ventenne.
Frequenti sono stati i pedinamenti, gli appostamenti sotto casa, le telefonate, gli squilli, gli sms, i messaggi e le “piazzate” su facebook con il proprio profilo e con profili inventati, ecc. Vittime del bombardamento comunicativo anche i comuni amici, di cui la ragazza di Cutrofiano ha cercato l’alleanza per riconquistare l'ex compagna. Tra gli episodi più rumorosi, un affronto in piazza, a Leverano, durante una festa cittadina, con tanto di bottiglia di vetro prima brandita minacciosamente e poi scagliata addosso con violenza, una volta recepito l’ennesimo rifiuto. In un’altra circostanza la “persecutrice” ha offeso la sua ex amata, pesantemente, in un locale pubblico. I reati contestati, infatti, oltre agli “atti persecutori”, sono percosse e ingiuria.
Interessante il contenuto dell’ordinanza, che elenca tutti i più recenti sistemi di comunicazione (facebook, twitter ecc.), tra quelli vietati per mettersi in contatto con la vittima, anche attraverso identità inventate.
fonte

Buccinasco (MI) - La sua "amica" si riavvicina all'ex marito: lei trama per ucciderlo
30 novembre 2012 - (Adnkronos) Una donna di origine campana - di fatto separata, pur vivendo ancora con l'ex marito - residente a Buccinasco (Milano), è stata arrestata dai finanzieri del Comando Provinciale con l'accusa di aver ideato un piano per uccidere l'ex marito dell'"amica". In manette anche un uomo da cui la donna ed il suo ex marito hanno comprato una pistola e il silenziatore. Spaventati e increduli, la potenziale vittima e la sua ex moglie, all'oscuro del piano della sua "amica".
Movente, spiegano i militari, la gelosia della donna campana nei confronti dell'amica.
I militari sono riusciti a smascherare il piano partendo dal sequestro di una pistola effettuato nel corso di una perquisizione. La pistola era stata consegnata dai coniugi, per aggiungere un silenziatore, a una persona ritenuta dagli inquirenti vicino ad ambienti malavitosi. Le intercettazioni ambientali e telefoniche, disposte dai pm Forno e Cento, hanno consentito di scoprire i motivi dell'acquisto dell'arma e di ricostruire l'"amicizia" tra le due donne, entrambe separate.
Ad allarmare la donna campana è stato il riavvicinamento dell'ex marito all'amica. Un possibile ritorno che l'ha messa in crisi.
La donna ha convinto l'ex marito, minacciandolo di cacciarlo di casa e di togliergli la figlia, ad aiutarla a sbarazzarsi del 'rivale'. L' intervento delle Fiamme Gialle ha permesso far scattate le manette per i coniugi (l'uomo ha confessato, spiegano i militari) e per l'uomo che aveva procurato l'arma.
Fonte


Gussago (BS) - Femminicidio: le donne continuano a morire per mano delle donne
10 marzo 2013«Venite, ho ucciso la mia compagna». Con una telefonata alle forze dell'ordine, domenica mattina, nel paese di Gussago, in provincia di Brescia, Angela T., 35 anni, ha confessato di aver ucciso nel sonno, con un colpo di pistola, la sua convivente, Marilena C., di 34 anni. All'origine dell'omicidio ci sarebbero motivi passionali, legati probabilmente alla gelosia. Una vicina ha raccontato di aver sentito la coppia litigare in tarda serata. Poi, silenzio: Marilena si era addormentata. Intorno all'una di notte, due colpi di pistola. «Non ho pensato a degli spari, non me ne sono resa conto. Ho solo sentito due colpi», ha raccontato la vicina, originaria dell'Est Europa.
Angela aveva acquistato e denunciato l'arma con cui ha ucciso soltanto da pochi giorni: il 5 marzo aveva ottenuto un permesso di detenzione della pistola, per «ragioni sportive». Dopo aver sparato, la 35enne è rimasta a vegliare la sua compagna per qualche tempo, prima di telefonare alle forze dell'ordine. I carabinieri hanno trovato due bossoli nella stanza da letto. 
Le due donne si erano trasferite soltanto nel luglio scorso nella palazzina di via Donatori di Sangue. La vittima, Marilena, ex barista, disoccupata, veniva da Agrigento; l'omicida, Angela, faceva l'operaia ed era originaria di Perugia. Per un periodo avevano vissuto insieme ad Ancona; l'estate scorsa, il trasloco nel paese della Franciacorta. «Le avevo sentite litigare già un'altra volta, due mesi fa, poi si erano calmate - ha raccontato la vicina -. So che una lavorava, l'altra no».
Il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, il colonnello Marco Turchi, ha parlato di un «omicidio che ha un movente passionale», maturato all'interno di «un rapporto di coppia difficile». Al momento dell'arresto la 35enne «ha confermato la dinamica dei fatti, per ora non emerge alcun altro movente», ha detto il colonnello Turchi, aggiungendo: «Verificheremo tutto quanto, in modo da avere certezza che le fonti di prova siano assicurate in modo corretto». Gli investigatori stanno cercando di capire se Marilena, negli ultimi tempi, avesse cominciato una relazione con un'altra persona, cosa che potrebbe aver scatenato la gelosia della compagna. L'omicida è stata arrestata e portata in carcere, in attesa di essere interrogata dal magistrato.
Fonte: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_marzo_10/gussago-brescia-donna-uccide-compagna-212110594696.shtml


Il commento:
Donna gelosa uccide la compagna convivente: primo [*] “femminicidio” lesbo?Pubblicato il: 12/03/2013
Si è consumato a Gussano, in provincia di Brescia, l’ennesimo terribile episodio di “femminicidio”. Lo scenario è costantemente identico: un partner della coppia non accetta la separazione, la predisposizione al possesso esclusivo della compagna – oggettivizzata – fa scaturire reazioni violente all’idea che questa abbia intrecciato un’altra relazione. “O mia o di nessuno” è il let-motiv.
Pertanto la pistola acquistata pochi giorni prima, esibendo opportuna licenza conseguita per attività sportiva - senza alcuna verifica circa eventuali deficit psicologici del soggetto, attese le frequenti liti di coppia, come testimoniano i vicini - viene scaricata nel cuore della notte in faccia alla partner traditrice. Mentre la povera vittima dorme.
E’ trascorso solo un giorno dalla Festa della Donna. La notizia del brutale e, sembra, premeditato delitto viene diffusa sottovoce soltanto da alcune testate on-line. Tacciono quelle nazionali; i telegiornali la ignorano. Stupisce tanto silenzio. Il clamore di simili episodi ci ha abituato a pagine intere di quotidiani nazionali che riportano in un triste elenco la cadenza dei femminicidi. A dibattiti che occupano interi palinsesti: le emittenti fanno a gara per trattare l’argomento in simultanea, a tutte le ore del giorno e della notte. Con plastici in studio che illustrano minuziosamente il luogo del delitto. Ospiti “esperti” recitano all’unisono il manuale di flagellazione contro l’intero genere maschile, invocando inasprimenti legislativi, pena di morte e castrazione chimica. Troupe in trasferta percorrono la penisola in pellegrinaggio presso i centri anti-violenza per intervistare le operatrici.
Le quali – confermando un’irrefrenabile escalation del fenomeno - snocciolano dati abnormi, cadenzandone la frequenza temporale ogni tot ore, e dichiarano l’emergenza. Insistendo che quanto affiora dalle cronache è solo la punta di un iceberg: ben più estesa è la violenza sommersa, difficile da stanare poiché le vittime non ne sono consapevoli e non denunciano in tempo. Ed infatti compaiono immediatamente sul video le vittime sopravvissute, il più delle volte di spalle ed interpellate con nomi fittizi. Le loro testimonianze di dolore sono pressoché univoche: hanno subito ogni sorta di violenza, talora fin dal viaggio di nozze o fin dalla prima gravidanza; solo dopo anni di speranzosa sopportazione e dopo aver concepito due/tre figli con il compagno dispotico trovano il coraggio di ribellarsi, grazie al sostegno dei Centri in questione. I cui “saperi femminili e femministi” - viene costantemente ribattuto anche da deputate e rappresentanti istituzionali - devono essere inclusi in qualsiasi iniziativa di contrasto alla violenza maschile e maschilista.
Solleciti reporter trascorrono nottate all’addiaccio o giornate sotto il solleone per trasmetterci in diretta - accompagnato da commenti di soddisfazione e precise inquadrature sulle manette - l’arresto dei presunti colpevoli, già condannati dai media. Alcuni dei quali, dopo anni di detenzione carceraria e costosi gradi processuali, vengono rispediti a casa per non aver commesso il fatto. Distrutti economicamente, nel fisico e nella psiche. Ma, proclama qualcuna, che la lezione serva loro per imparare a rispettare le Donne.
Vediamo ricorrenti inquadrature di piazze storiche inondate da maree di dimostranti esaltate che, con allenata grinta intonano slogan minacciosi e brandiscono cartelli esplicativi: “l’assassino ha le chiavi di casa”,  “ti amava da morire”. Aggiungendo il lancio di pietre contro deputate e giornaliste presenti, colpevoli di militare in formazioni politiche incuranti delle loro richieste.
Assistiamo sempre più spesso all’autodafè di violenti pentiti che, con le spalle alle telecamere, decantano i benefici ottenuti da opportune terapie chimico-psichiatriche somministrate in dipartimenti ASL istituiti all’uopo. Ricordiamo la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani: due deliziosi bimbi col pannolino, il maschietto etichettato come futuro stupratore e la femminuccia come futura vittima. La Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, presieduta nell’ultima legislatura dall’On Alessandra Mussolini, così premurosa a fianco di donne e madri, non ha mai opinato alcunché. Forse ha identificato la Campagna Toscani con le verdi colline del Chianti, oppure l’avrà immatricolata come Pubblicità & Progresso.
I Comitati Pari Opportunità presenti in tutti i comuni ed in tutti i sindacati hanno suggerito la soluzione ottimale: introdurre nelle scuole programmi di ri-educazione tesa a consapevolizzare la giovane popolazione maschile circa la grettezza della propria istintualità e, dopo adeguato processo di colpevolizzazione, allinearla alla più nobile indole femminile.
La guerra tra i sessi è dichiarata fin dalla più tenera età. Così in alcuni asili si tenta di obbligare i maschietti a fare pipì seduti, come le femminucce, onde evitare il contatto con i genitali, già proclamato in Svezia volgare, antigienico e maschilista. La incomprensibile (o comprensibile?) reazione dei genitori, soprattutto mamme, ha fatto naufragare il progetto.
In alcune scuole materne dell’Emilia-Romagna favole tipo Cenerentola o La Bella Addormentata – dove le protagoniste vittime di cattiverie o malefici materno-femminili si risvegliano alla felicità grazie al bacio del Principe Azzurro – vengono espunte dalla didattica. Sostituite da favole modellate su Il Brutto Anatroccolo, tanto per consapevolizzare precocemente i maschietti circa la loro connaturata inferiorità riscattabile solo attraverso l’amorevolezza delle cure femminili.
In un contesto cultural-mediatico così parossistico, com'è possibile che la vicenda della povera ragazza di Gussano (BS), vittima di siffatta patriarcale sopraffazione, odio misogino e bestiale violenza maschilista, a due giorni dall’8 Marzo improvvisamente non interessi più nessuno? Forse che l’imminente Conclave con la probabile elezione di un Papa capace di modificare gli assetti secolari della Chiesa; l’imbarco dei grillini sul Transatlantico che stravolge l’assetto politico; la grottesca conflittualità tra i partiti che blocca l’avvio di un nuovo governo; il sali-scendi dello spread che ci impicca alla speculazione economico/finanziaria; lo stillicidio quotidiano delle morti sul lavoro ed ancor più per mancanza di lavoro, sono notizie così basilari da adombrare un siffatto delitto? No. Niente di tutto questo.
Si tace perché l’assassino è una Donna. Ed aveva le chiavi di casa. Una lesbica ha ucciso la compagna con cui conviveva da anni e che amava da morire, dando sfogo agli stessi impulsi e per le stesse motivazioni che “i saperi femminili e femministi” declinano pervicacemente solo al maschile.
La cronaca si affretta a riferire che si tratta del primo caso [*] di “femminicidio” tra una coppia lesbica. Forse è il primo caso di cui veniamo a conoscenza. Contrariamente ai Paesi anglosassoni, in Italia nessun ente istituzionale ha osato avventurarsi sott’acqua a stanare la violenza sommersa agita dalle Donne. I dati raccolti da associazioni private – tra cui la scrivente -, che hanno affrontato il fenomeno tra coppie eterosessuali, sono sistematicamente sminuiti, negati quando non addirittura ridicolizzati.
Secondo uno studio sulle coppie gay condotto nel 2002 (McClennen, Summers, Daley), si stima che le relazioni "violente" fra le coppie lesbiche si attestino tra il 25 e il 50%. Balsam e Szymanski (2005) hanno condotto un altro studio reclutando persone fra i vari partecipanti agli eventi Gay Pride: in un campione di 272 lesbiche e donne bisessuali, il 40% ha dichiarato di commettere violenza fisica nei confronti della propria compagna, mentre il 44% ha affermato di essere stata vittima di violenza fisica da parte della propria partner [DATI: Psychology of Women Quarterly, 29 (2005), 229-237. Blackwell Publishing. Printed in the USA. Copyright C 2005 Division 35, American Psychological Association. 0361-6843/05].
Auspichiamo che non ci siano altre vittime. La terribile fine della ragazza di Brescia è di per sé una testimonianza: sbriciola la piattaforma ideologica su cui è stato edificato il concetto di “femminicidio” e ”violenza domestica”, fa crollare come un castello di carte l’impianto dottrinale femminista fin qui conosciuto.
La violenza non ha sesso: può essere agita da chiunque contro chiunque, con i mezzi che ha a disposizione, e scaturisce dai medesimi impulsi distruttivi. Criminalizzare in toto un genere per vittimizzare senza riserve l’altro, alimentando all’infinito la guerra dei sessi, genera ancora più violenza, senza aiutare le vittime vere a scongiurarla, né i carnefici veri ad affrontare le proprie problematiche.
Occorre ri-educare tutti a sentimenti di reciproco rispetto nella valorizzazione delle peculiarità di ciascuno, e soprattutto all’assunzione di reciproci doveri e responsabilità. La Fiera dei Diritti si è prolungata oltre il dovuto.
A Marilena, come a tutte le altre vittime della furia omicida, rivolgiamo la nostra pietà ed il nostro rimpianto.

Elvia Ficarra. Responsabile Osservatorio Famiglie Separate Gesef
fonte
[*]: Purtroppo non lo è: caso 1 , caso 2 , caso 3

Venezia - "Nessun'altra deve guardarti": e la accoltella in faccia
12 agosto 2013Gelosa alla follia. Non voleva che uscisse di casa, temeva di perderla.
Quindi l'ha segregata nel suo appartamento e, per impedire che qualcun altro potesse guardarla, l'ha sfregiata con un coltello da cucina.
Protagoniste della vicenda due donne di Favaro, una prostituta brasiliana e la sua "fidanzata" italiana che, al termine di un furioso litigio, ha riportato una profonda ferita al viso.
I carabinieri sono intervenuti avvisati dai vicini e hanno arrestato la brasiliana per lesioni gravissime.
La ferita, portata in ospedale, è stata ricoverata. I medici le hanno diagnosticato un mese di prognosi.
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/12-agosto-2013/sfregia-compagna-che-vuole-uscire-brasiliana-arrestata-favaro-lesioni-2222586086805.shtml


Formia (LT) - Relazione lesbica: una 25enne ridotta in sudditanza e miseria dalla partner dominante
12 ottobre 2013Un amore morboso, un rapporto di gelosia malsano ha costretto una 25enne bolognese a trasferirsi a Formia e a vivere in povertà.
La vicenda è venuta a galla ieri quando gli agenti della polizia del commissariato di Formia, diretto dal vice questore Paoloo Di Francia, sono intervenuti in piazza della Vittoria dove alcuni passanti hanno segnalato la violenta lite tra due donne, con una che aveva preso il sopravvento sull'altra e si stava accanendo con violenza.
All'arrivo degli agenti, l'aggressione era ancora in corso e hanno dovuto lavorare per fermare la donna che accusava l'altra di ricevere telefonate sospette ed insistenti. Prestati i dovuti soccorsi alla ragazza emiliana, quella ferita, è stata lei stessa a raccontare di quel rapporto sentimentale per il quale, da qualche tempo, aveva raggiunto la compagna, coetanea di Minturno, in una sua casa di Formia diventandone succube dal punto di vista fisico che psicologico.
La donna viveva di nulla e la costringeva al suo stesso stile di vita, cioè, passare il tempo senza far nulla in centro e a mangiare alla mensa della Caritas. Tale situazione di disagio imposto alla giovane bolognese dalla compagna, caratterizzata da una personalità forte ma deviante, da qualche tempo era aggravata dai frequenti scatti di ira violenta che sfociavano in aggressioni fisiche.
Al termine della redazione degli atti di rito la ragazza, dopo essere stata curata dai medici dell'ospedale di Formia, rifocillata e confortata dal personale del Commissariato intervenuto, ha preso il primo treno per Bologna dove, essendo stati presi contattati con i genitori, è rientrata nella serata di ieri.
La donna di Minturno, tra l'altro già conosciuta per alcune segnalazioni di polizia per reati contro il patrimonio, è stata denunziata per lesioni e minacce, e sarà proposta per una misura di carattere preventivo.

Roma - Lesbica perseguitata dalla ex
2 novembre 2013Storia di lesbiche. In una circostanza, la donna era arrivata addirittura a minacciare la sorella della sua ex con un coltello da cucina. Alla fine, vedendo che la situazione stava sempre più degenerando, ha deciso di rivolgersi alla Polizia e denunciare i fatti.
Nel corso della serata appena trascorsa, la giovane, accompagnata da un’amica e dalla sorella, si è quindi recata presso il Commissariato Esposizione raccontando agli investigatori di quanto stava subendo da qualche tempo.
La denuncia, però, non ha sortito gli effetti sperati, anzi. Di ritorno dal Commissariato la vittima ha subito notato di essere seguita. A bordo di un ciclomotore, l’ex ‘compagna’ ha cercato con alcune spericolate manovre di far arrestare la corsa dell’autovettura posizionandosi davanti al veicolo, costringendo poi gli occupanti a fermarsi. A questo punto la donna ha iniziato a colpire con un casco lo specchietto retrovisore dell’auto, per poi accanirsi con calci sullo sportello. Le ragazze, per sfuggire all’aggressione, sono tornate quindi presso il Commissariato Esposizione, dove gli agenti hanno cercato di calmare gli animi. Neanche ciò è servito però a far desistere la donna dai suoi propositi.
Nel corso della notte ha continuato a inviare messaggi alla sua vittima nei quali faceva intendere di trovarsi sotto l’abitazione dei suoi familiari, costringendola di fatto la giovane a recarsi sul posto per scongiurare eventuali ripercussioni. Una volta a confronto sono proseguite le minacce, tanto da determinare l’intervento degli agenti.
La serata, a questo punto, si è conclusa per le parti in causa presso gli uffici del Commissariato Primavalle, dove M.P., a conclusione degli accertamenti, è stata arrestata per rispondere di atti persecutori ed accompagnata presso la Casa di Reclusione di Rebibbia, in attesa di essere ascoltata dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Como - Si finge uomo per conquistare la collega: donna a processo per stalking
2 aprile 2014 - Si è spacciata un uomo (tanto da aprire un finto profilo su Facebook) per poter avvicinare e conquistare la collega.
Riuscendo tra l’altro nel suo intento e intrattenendo con la vittima un rapporto di cinque mesi, fatto di messaggi non solo sul popolare social network, ma anche di telefonate in cui camuffava la voce per sembrare davvero un uomo.
Quando però la storia è venuta a galla, non ha accettato l’addio definitivo mettendo in scena una serie di telefonate, messaggi e appostamenti che l’hanno portata prima in carcere, poi in aula a rispondere all’accusa di stalking.
La storia è andata in scena in un comune della Bassa Comasca in un periodo compreso tra il marzo del 2012 e il febbraio del 2013. La vittima - una donna ucraina che vive da tempo in Italia - conosce quella che diventerà la sua aguzzina (una 51enne) sul posto di lavoro. «Prima non c’era alcun rapporto tra di noi», ha testimoniato ieri in aula l’imputata. Che poi ha spiegato con un «è stato un gioco» la creazione di un finto nome e cognome maschili, con tanto di profilo Facebook, con cui avvicinare la collega e creare con lei una relazione virtuale. «Ero convinta che mi avrebbe scoperto subito perché ho la erre moscia - ha poi proseguito l’imputata - Invece siamo andate avanti cinque mesi, siamo finite in un circolo vizioso».
Nel frattempo, anche il rapporto reale tra le due donne si rinsalda, forse perché era stata proprio la 51enne (ovviamente) a presentare il finto uomo alla collega anticipandole che un suo amico l’aveva vista, voleva conoscerla e l’avrebbe contattata su Facebook. Le parti non si limitano a saluti online, ma si telefonano e si mandano foto hot. Nel frattempo l’amicizia tra le due donne cresce e la coppia va anche in vacanza assieme, prima a Mentone in Francia, poi a Rimini. Ma la storia virtuale non può continuare all’infinito, anche perché quell’uomo dei sogni non si fa mai vedere. Ed alla fine l’ucraina scopre che dietro al principe azzurro altro non c’è che la collega.
Da qui in avanti si entra in una “normale” storia di stalking, con la “scaricata” che non si rassegna e contatta all’infinito la vittima (costretta a cambiare numero di telefono), si presenta sotto casa, minaccia (sostiene l’accusa) di diffondere le foto compromettenti dell’ex amica. «Ma io volevo solo indietro i 250 euro che le avevo prestato e mi doveva», si è giustificata ieri la 51enne. «E poi lei sapeva che dietro quell’uomo su Facebook c’ero io. Ci sentivamo anche al telefono, e ho una voce troppo particolare per non riconoscermi. Però ha aspettato che finissero le vacanze che ho pagato e poi ha detto che non voleva avere più niente a che fare con me».
«Mi spiace per tutta questa storia - è stata la chiosa - era nato tutto come uno scherzo e poi sono finita in carcere». Le telefonate per la verità erano iniziate molto prima, e la donna era stata anche “avvertita” con un obbligo a non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla collega di lavoro. Il giudice Walter Lietti ha poi rinviato l’udienza al 27 giugno.
http://www.corrierecomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=60370:si-finge-uomo-per-conquistare-la-collega&catid=14:prima-pagina

San Michele al T. (VE) - Passione saffica non corrisposta: la migliore amica si trasforma in stalker
10 ottobre 2014 -Lettere anonime e messaggi sul cellulare dal contenuto ambiguo. E ogni tanto una ricarica telefonica. Da mesi una 35enne subiva uno stalking continuo e quando si è confidata con la sua migliore amica, una trentenne, questa le ha detto che anche a lei stava succedendo la stessa cosa. La 35enne non si è però fermata e si è rivolta alla Polizia ferroviaria dei Portogruaro.
Le indagini, svolte da polfer e polizia locale, inizialmente si erano concentrate su colleghi di lavoro della donna; poi gli investigatori hanno individuato i tabacchini da dove avvenivano le ricariche e hanno colto sul fatto l'autrice.
Con grande sorpresa ad inviare lettere e messaggini e a fare le ricariche era la migliore amica della donna, che fingeva di ricevere pure lei lettere e messaggi. Agli investigatori la trentenne ha spiegato che all'origine di tutto c'era l'amore non corrisposto dalla vittima, che in realtà era ignara di questi sentimenti.
http://www.gazzettino.it/NORDEST/VENEZIA/lettere_anonime_messaggi_stalker_donna_amore_san_michele_al_tagliamento_venezia/notizie/948638.shtml

Turchia - Lesbica uccide compagna perché tradita con un uomo
24 febbraio 2015Delitto passionale in Turchia. Una donna di 26 anni è stata condannata all'ergastolo per aver ucciso la sua compagna. Il motivo? La tradiva con un uomo.
Come riferisce la stampa turca, la 26enne da quattro anni aveva una relazione con un’altra donna. L’anno scorso, però, dopo avere appreso che la sua compagna aveva un'altra storia - e per giunta con un uomo - l’ha uccisa a coltellate.
"Non capisco che cosa mi sia successo", ha detto ai giudici della seconda corte penale di Bakirkoy, a Istanbul. Il tribunale l’ha condannata all’ergastolo per omicidio volontario, accreditando il movente della gelosia.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lesbica-uccide-compagna-perch-tradita-uomo-1098329.html

Pontedera (PI) - Bisessuale sposata, ha relazione extra-coniugale e finisce pestata: dal marito? no, dall'amante lesbica
25 novembre 2015 - Stavano viaggiando in auto, sulla circonvallazione che dalla zona industriale della Bianca a Pontedera porta a Ponte alla Navetta. Clima teso, tipico delle incomprensioni fra amanti. Nervosismo diffuso. Poi all'improvviso la lite. Che si fa subito più accesa fino a sfociare in una vera e propria rissa mentre la vettura è in movimento.
Poi lo stop al bordo della strada e la separazione della coppia che finisce con una reciproca querela ai carabinieri.
Una pontederese di 34 anni e una cinquantenne livornese, la quale è sposata. Secondo quanto spiegato dai carabinieri che sono intervenuti, la discussione è stata violenta ed è sfociata in percosse reciproche. Anche se la donna livornese ha avuto la peggio.
Dopo essere rimasta a piedi sulla circonvallazione che passa dietro alla zona della multisala Cineplex e all'area del mercato settimanale, a poca distanza dallo svincolo della Firenze-Pisa-Livorno, la livornese è riuscita a raggiungere l'ospedale dov'è stata medicata e giudicata guaribile in 15 giorni.
La pontederese, che era alla guida e che ha abbandonato in strada l'altra donna, invece, ha ricevuto una prognosi delle escoriazioni riportate di 5 giorni.
http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2015/11/25/news/picchiata-dalla-compagna-donna-finisce-in-ospedale-1.12507356?ref=fbfti


Perugia - Lei perseguita l'"amica": "Devi essere mia"
20 gennaio 2016Un'amicizia fra donne durata anni si è trasformata in una lunga e terribile persecuzione. La donna, dopo le insistenti attenzioni dell'"amica" 40enne, si è vista costretta a denunciarla per stalking.
In base alla ricostruzione dell'Accusa, effettuata in tribunale, sembrerebbe che la vittima non fosse più in grado di camminare tranquilla per strada. La donna, che aveva sviluppato una vera e propria ossessione nei suoi confronti, si “appostava sotto casa guardandola con sguardi minacciosi davanti agli occhi del nipotino”. Ma è sempre nel capo d'imputazione che si scopre che la vittima aveva “subito nel corso del tempo anche danneggiamenti all'auto”.
La donna si trova attualmente in carcere, dopo essere evasa dai domiciliari per andare nuovamente a perseguitare la sua vittima.


Nessun commento:

Posta un commento